I lupi e i fiumi
4 Luglio 2019
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I lupi e i fiumi

Una delle più interessanti scoperte, nel campo delle Scienze Naturali dell’ultimo mezzo secolo, è stata quella relativa alle così dette cascate trofiche ovvero il processo ecologico che inizia al vertice della catena alimentare, occupato dai predatori, e procede fino alla base della stessa. In tema, uno degli eventi più noti e studiati è quello avvenuto, a partire dal 1995, in seguito alla reintroduzione dei lupi nel Parco dello Yellowstone. Fino ad allora, pur essendo indubbiamente ben noto che i lupi si nutrissero di varie specie di animali, lo era molto meno il fatto che essi, con il loro comportamento, potessero avere influenza, non solo sulla vita di molte altre, ma anche sullo stesso ambiente naturale (fisico e biologico) in cui vivevano.

Prima che i lupi riapparissero nel Parco dello Yellowstone (erano stati assenti per 70 anni), il numero degli erbivori, a cominciare dai cervi, dato che nessuno li cacciava, era costantemente cresciuto, rendendo il suolo pressoché privo di vegetazione, brucata per la loro sopravvivenza. A poca distanza temporale dal loro insediamento nell’area, però, per quanto pochi, i lupi, in seguito alla predazione di un crescente numero di erbivori a cominciare dai cervi, iniziarono a produrre effetti davvero notevoli su tutto il territorio interessato. Fu giustamente notato come, in tempi relativamente brevi, la vegetazione dei luoghi avesse cominciato a rigenerarsi in maniera sorprendente.

Quanto detto è strettamente complementare e interconnesso al ciclo idrologico, palesemente in grado di testimoniare e rendere visibile lo stretto rapporto insito nelle vicende che la natura ci propone nelle sue diverse componenti. I quantitativi di acqua che scorrono in superficie, che s’infiltrano nel sottosuolo e/o sono assorbiti dalle piante, oltre ad essere, naturalmente e fortemente correlati tra loro, lo sono anche sia con la flora che con la fauna presente in quel luogo. Particolari specie erbacee sono, ad esempio, più di altre in grado di consolidare i suoli in precarie condizioni di stabilità, prima di procedere al rimboschimento vero e proprio, attraverso le più diverse tecniche di preparazione del suolo e l’impiego degli arbusti e degli alberi più adatti allo scopo. L’aumento del numero di erbivori, invece, riducendo l’estensione della copertura vegetale, a favore dello scorrimento delle acque superficiali a danno di quelle d’infiltrazione, mina di conseguenza la stabilità dei versanti. Al contrario, gli organismi predatori, agevolando con il loro comportamento, la potenziale ricrescita della presenza erbivora, arborea e arbustiva, incidono sia sull’aumento delle riserve idriche sotterranee, sia su una più consistente messa in scurezza e conservazione del suolo nelle sue peculiari diversità.

È, dunque, evidente quanto, per un organismo ecosistemico complesso, sia importante conoscere bene e in modo approfondito non solo le sue singole componenti, ma soprattutto le interdipendenze che si sviluppano tra loro, in un costante e continuo lavorio del tutto e di ciascuno.☺

 

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