Il detto sentenzioso “chi inquina paga” è, manco a dirlo, un principio Comunitario, che in estrema sintesi fa riferimento ai principi di precauzione, di prevenzione, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell’utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti. Negli ultimi anni, in particolare, dall’entrata in vigore del D.Lgs. n. 22 del 1997, l’approccio alla gestione dei rifiuti si è andato affermando attraverso una nuova filosofia che ha prodotto, a sua volta, il modello soluzione integrata, ovvero un insieme di interventi che, a partire dal riciclaggio e dal recupero, anche di energia, si protrae fino al deposito in discarica. Le crescenti difficoltà di accettazione di tali realtà da parte dell’ opinione pubblica, anche per una maggiore sensibilità verso le implicazioni ambientali, connesse alla gestione dei rifiuti, hanno permesso che si sviluppasse a livello europeo il nuovo modello di gestione, che, a partire dalla prevenzione, si evolve, attraverso le successive fasi, fino allo stadio finale di deposito.
Nel nostro Paese, le discariche di rifiuti, fino ai primi anni ’80, erano pressoché incontrollate, prive, cioè, di adeguate protezioni circa gli effetti sull’ambiente e sulla salute pubblica. Le normative attuali, invece, relative allo smaltimento dei rifiuti, tramite il loro confinamento nel terreno, si prefiggono, prioritariamente, sia il controllo del rischio igienico sanitario, sia quello dell’impatto sull’ambiente, inteso nella sua complessità, non solo ecologica, ma anche estetica. Resta, tuttavia, per la discarica, nel modello europeo del ciclo integrato dei rifiuti, il suo ruolo residuale, destinata, cioè, ad accogliere quanto non più, né riciclabile, né recuperabile, tanto come materia, quanto come risorsa energetica. Ubicare una discarica, un impianto industriale a tutti gli effetti, in un determinato luogo, comporta l’acquisizione di una serie di informazioni di carattere urbanistico, naturalistico, geologico-geofisico, idrogeologico, ancorché geotecnico, relativo al sito individuato.
Gli studi geologico e idrogeologico servono ad appurare sia la natura e le caratteristiche di permeabilità del terreno destinato ad ospitare la discarica, sia ad individuare la posizione e il comportamento delle falde acquifere, a prescindere dalle stesse leggi che ne regolano l’allestimento, se non altro per evitare eventuali accadimenti che possano comportare rilasci di percolato, magari per un’impermeabilizzazione mal riuscita. Occorre, altresì, conoscere il grado di stabilità dell’area coinvolta, nei confronti di eventuali deformazioni del terreno e/o della stabilità delle scarpate. In ultimo, ma non per importanza, è da prendere in seria considerazione il grado di sismicità della zona considerata, in quanto eventuali, repentini movimenti verticali e/o subverticali del suolo, potrebbero, in un futuro più o meno prossimo, tranciare il substrato di contenimento, con conseguente indebolimento delle difese dapprima messe a punto.
È evidente che un sito con le caratteristiche descritte è da considerare una vera e propria risorsa geologica, alla stregua delle altre ben più note, come quella idrica, quella energetica, quella mineraria, senza trascurare il suolo e le emergenze paesaggistiche, compreso lo spazio sotterraneo. Tutte interessano ciascun cittadino, in quanto, sia il loro uso, diretto o meno che possa essere, sia le loro numerose applicazioni, possono soddisfare le esigenze della nostra quotidianità. L’aumento della domanda, la inevitabile crescente scarsità e la sempre maggiore attenzione alle ricadute sulla salubrità dei luoghi interessati, fanno sì che i problemi legati alla gestione di tali impianti, diventino sempre più difficili e/o complessi. D’altra parte, per quanto appena detto, la loro distribuzione è strettamente legata alla natura dei luoghi interessati, all’interno della vicenda geologica del nostro pianeta, nel senso che ad aree particolarmente ricche di risorse, seguono, inevitabilmente, aree in cui le stesse risultano scarse o addirittura mancanti.
È, dunque, ancora una volta, una questione di distribuzione di ciò che è disponibile e di ciò di cui si ha bisogno. ☺
*Dirigente Sigea
(Società Italiana di Geologia Ambientale)
Il detto sentenzioso “chi inquina paga” è, manco a dirlo, un principio Comunitario, che in estrema sintesi fa riferimento ai principi di precauzione, di prevenzione, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell’utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti. Negli ultimi anni, in particolare, dall’entrata in vigore del D.Lgs. n. 22 del 1997, l’approccio alla gestione dei rifiuti si è andato affermando attraverso una nuova filosofia che ha prodotto, a sua volta, il modello soluzione integrata, ovvero un insieme di interventi che, a partire dal riciclaggio e dal recupero, anche di energia, si protrae fino al deposito in discarica. Le crescenti difficoltà di accettazione di tali realtà da parte dell’ opinione pubblica, anche per una maggiore sensibilità verso le implicazioni ambientali, connesse alla gestione dei rifiuti, hanno permesso che si sviluppasse a livello europeo il nuovo modello di gestione, che, a partire dalla prevenzione, si evolve, attraverso le successive fasi, fino allo stadio finale di deposito.
Nel nostro Paese, le discariche di rifiuti, fino ai primi anni ’80, erano pressoché incontrollate, prive, cioè, di adeguate protezioni circa gli effetti sull’ambiente e sulla salute pubblica. Le normative attuali, invece, relative allo smaltimento dei rifiuti, tramite il loro confinamento nel terreno, si prefiggono, prioritariamente, sia il controllo del rischio igienico sanitario, sia quello dell’impatto sull’ambiente, inteso nella sua complessità, non solo ecologica, ma anche estetica. Resta, tuttavia, per la discarica, nel modello europeo del ciclo integrato dei rifiuti, il suo ruolo residuale, destinata, cioè, ad accogliere quanto non più, né riciclabile, né recuperabile, tanto come materia, quanto come risorsa energetica. Ubicare una discarica, un impianto industriale a tutti gli effetti, in un determinato luogo, comporta l’acquisizione di una serie di informazioni di carattere urbanistico, naturalistico, geologico-geofisico, idrogeologico, ancorché geotecnico, relativo al sito individuato.
Gli studi geologico e idrogeologico servono ad appurare sia la natura e le caratteristiche di permeabilità del terreno destinato ad ospitare la discarica, sia ad individuare la posizione e il comportamento delle falde acquifere, a prescindere dalle stesse leggi che ne regolano l’allestimento, se non altro per evitare eventuali accadimenti che possano comportare rilasci di percolato, magari per un’impermeabilizzazione mal riuscita. Occorre, altresì, conoscere il grado di stabilità dell’area coinvolta, nei confronti di eventuali deformazioni del terreno e/o della stabilità delle scarpate. In ultimo, ma non per importanza, è da prendere in seria considerazione il grado di sismicità della zona considerata, in quanto eventuali, repentini movimenti verticali e/o subverticali del suolo, potrebbero, in un futuro più o meno prossimo, tranciare il substrato di contenimento, con conseguente indebolimento delle difese dapprima messe a punto.
È evidente che un sito con le caratteristiche descritte è da considerare una vera e propria risorsa geologica, alla stregua delle altre ben più note, come quella idrica, quella energetica, quella mineraria, senza trascurare il suolo e le emergenze paesaggistiche, compreso lo spazio sotterraneo. Tutte interessano ciascun cittadino, in quanto, sia il loro uso, diretto o meno che possa essere, sia le loro numerose applicazioni, possono soddisfare le esigenze della nostra quotidianità. L’aumento della domanda, la inevitabile crescente scarsità e la sempre maggiore attenzione alle ricadute sulla salubrità dei luoghi interessati, fanno sì che i problemi legati alla gestione di tali impianti, diventino sempre più difficili e/o complessi. D’altra parte, per quanto appena detto, la loro distribuzione è strettamente legata alla natura dei luoghi interessati, all’interno della vicenda geologica del nostro pianeta, nel senso che ad aree particolarmente ricche di risorse, seguono, inevitabilmente, aree in cui le stesse risultano scarse o addirittura mancanti.
È, dunque, ancora una volta, una questione di distribuzione di ciò che è disponibile e di ciò di cui si ha bisogno. ☺
Il detto sentenzioso “chi inquina paga” è, manco a dirlo, un principio Comunitario, che in estrema sintesi fa riferimento ai principi di precauzione, di prevenzione, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell’utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti.
Il detto sentenzioso “chi inquina paga” è, manco a dirlo, un principio Comunitario, che in estrema sintesi fa riferimento ai principi di precauzione, di prevenzione, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell’utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti. Negli ultimi anni, in particolare, dall’entrata in vigore del D.Lgs. n. 22 del 1997, l’approccio alla gestione dei rifiuti si è andato affermando attraverso una nuova filosofia che ha prodotto, a sua volta, il modello soluzione integrata, ovvero un insieme di interventi che, a partire dal riciclaggio e dal recupero, anche di energia, si protrae fino al deposito in discarica. Le crescenti difficoltà di accettazione di tali realtà da parte dell’ opinione pubblica, anche per una maggiore sensibilità verso le implicazioni ambientali, connesse alla gestione dei rifiuti, hanno permesso che si sviluppasse a livello europeo il nuovo modello di gestione, che, a partire dalla prevenzione, si evolve, attraverso le successive fasi, fino allo stadio finale di deposito.
Nel nostro Paese, le discariche di rifiuti, fino ai primi anni ’80, erano pressoché incontrollate, prive, cioè, di adeguate protezioni circa gli effetti sull’ambiente e sulla salute pubblica. Le normative attuali, invece, relative allo smaltimento dei rifiuti, tramite il loro confinamento nel terreno, si prefiggono, prioritariamente, sia il controllo del rischio igienico sanitario, sia quello dell’impatto sull’ambiente, inteso nella sua complessità, non solo ecologica, ma anche estetica. Resta, tuttavia, per la discarica, nel modello europeo del ciclo integrato dei rifiuti, il suo ruolo residuale, destinata, cioè, ad accogliere quanto non più, né riciclabile, né recuperabile, tanto come materia, quanto come risorsa energetica. Ubicare una discarica, un impianto industriale a tutti gli effetti, in un determinato luogo, comporta l’acquisizione di una serie di informazioni di carattere urbanistico, naturalistico, geologico-geofisico, idrogeologico, ancorché geotecnico, relativo al sito individuato.
Gli studi geologico e idrogeologico servono ad appurare sia la natura e le caratteristiche di permeabilità del terreno destinato ad ospitare la discarica, sia ad individuare la posizione e il comportamento delle falde acquifere, a prescindere dalle stesse leggi che ne regolano l’allestimento, se non altro per evitare eventuali accadimenti che possano comportare rilasci di percolato, magari per un’impermeabilizzazione mal riuscita. Occorre, altresì, conoscere il grado di stabilità dell’area coinvolta, nei confronti di eventuali deformazioni del terreno e/o della stabilità delle scarpate. In ultimo, ma non per importanza, è da prendere in seria considerazione il grado di sismicità della zona considerata, in quanto eventuali, repentini movimenti verticali e/o subverticali del suolo, potrebbero, in un futuro più o meno prossimo, tranciare il substrato di contenimento, con conseguente indebolimento delle difese dapprima messe a punto.
È evidente che un sito con le caratteristiche descritte è da considerare una vera e propria risorsa geologica, alla stregua delle altre ben più note, come quella idrica, quella energetica, quella mineraria, senza trascurare il suolo e le emergenze paesaggistiche, compreso lo spazio sotterraneo. Tutte interessano ciascun cittadino, in quanto, sia il loro uso, diretto o meno che possa essere, sia le loro numerose applicazioni, possono soddisfare le esigenze della nostra quotidianità. L’aumento della domanda, la inevitabile crescente scarsità e la sempre maggiore attenzione alle ricadute sulla salubrità dei luoghi interessati, fanno sì che i problemi legati alla gestione di tali impianti, diventino sempre più difficili e/o complessi. D’altra parte, per quanto appena detto, la loro distribuzione è strettamente legata alla natura dei luoghi interessati, all’interno della vicenda geologica del nostro pianeta, nel senso che ad aree particolarmente ricche di risorse, seguono, inevitabilmente, aree in cui le stesse risultano scarse o addirittura mancanti.
È, dunque, ancora una volta, una questione di distribuzione di ciò che è disponibile e di ciò di cui si ha bisogno. ☺
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