I semi di sesamo
5 Maggio 2017
La Fonte (351 articles)
Share

I semi di sesamo

Anno 60 d.c. Roma L’araldo annuncia a tutto il popolo e agli spettatori della Olimpiade che si sta svolgendo a Roma, (Imperatore Nerone) che l’atleta Lucius Antonino da Tebe è stato sorpreso in possesso di un sacchetto di semi di sesamo e quindi squalificato dalle gare di Pancrazio a cui doveva partecipare il giorno seguente. I giudici lo hanno condannato a morte, ma in virtù della fama da lui raggiunta nelle precedenti edizioni delle Olimpiadi, la pena è stata commutata in cento colpi di nerbo ed espulso dalla città.

I semi di sesamo potrebbero essere il primo doping della storia, anche se attualmente nessun elenco di sostanze proibite li contempla. Di sicuro c’è il fatto che il solo possedere un sacchetto di semi di sesamo, da parte di un atleta partecipante alle Olimpiadi, significava l’esclusione dai Giochi, ma anche tutta una serie di sanzioni, che poteva addirittura sfociare nella condanna a morte dello stesso atleta, pena ben severa se rapportata a quelle attuali, specie in alcuni sport.

Scherzosamente si può affermare invece che il primo caso di doping conclamato e anche accettato nella storia dello sport sia nato con Asterix e la famosa pozione magica di Panoramix, il venerabile druido del villaggio, dalla sapienza incomparabile, per la quale è amato e rispettato da tutti. Egli è il solo detentore del segreto della pozione magica “la cui origine si perde nella notte dei tempi e il cui segreto non si trasmette che da bocca di druido a orecchio di druido”.

In origine, addirittura, l’uso del doping era vissuto come una cosa non solo legale, ma normalissima e conclamata: e questo sin dai tempi delle Olimpiadi antiche. Del resto l’origine delle “pozioni magiche” per aumentare le proprie capacità fisiche non è altro che l’uso di sostanze naturali, spesso allucinogene, che possono aumentare a dismisura la forza e la resistenza. Questo elemento è presente in tutte le culture, dall’Europa del Nord all’Africa.

Quando nel 1800 furono organizzate le prime gare di marcia di lunga durata, poi, divenne noto a tutti come gli atleti utilizzassero piante oppiacee ed altri prodotti per migliorare le proprie performance, come veniva dichiarato dagli stessi protagonisti delle competizioni. Lo stesso accadde nelle prime gare di ciclismo e di boxe negli Stati Uniti: si racconta che spesso i ciclisti venivano colti da allucinazioni e da pazzia, proprio a causa delle sostanze che assumevano, dall’oppio alla nitroglicerina, che veniva utilizzata per aumentare le capacità respiratorie.

Ai Giochi Olimpici, il primo caso conclamato di doping è quello dello statunitense Thomas Hicks, vincitore della maratona olimpica di St. Louis nel 1904: durante la gara, Hicks andò in crisi ed il suo allenatore lo soccorse con una siringa. Sul traguardo, Hicks fu preceduto dal connazionale Fred Lorz, che fu squalificato per essere stato trasportato per 11 miglia, mentre l’uso della siringa da parte di Hicks fu ritenuto del tutto normale. L’allenatore svelò poi che le iniezioni furono addirittura due e che ognuna conteneva un milligrammo di solfato di stricnina, mentre durante la corsa ad Hicks fu somministrato anche del brandy.

All’epoca, per l’appunto, non si teneva conto delle conseguenze negative che il doping avrebbe potuto avere sugli atleti, e l’uso di queste sostanze non veniva assolutamente considerato come un modo di falsare la gara, ma come qualcosa di lecito e addirittura necessario: “La maratona ha mostrato da un punto di vista medico come le droghe possano essere molto utili agli atleti nelle gare di lunga distanza”, si legge nel rapporto della maratona olimpica del 1904. Nel 1924, il giornale Le Petit Parisien svelò invece le pratiche dopanti necessarie ai ciclisti per portare a termine il Tour de France: in un’intervista, Henri Pélissier, vincitore della Grande Boucle nel 1923, disse che il Tour era “peggio di un calvario” e mostrò le sostanze utilizzate per sopravvivere alla fatica di ogni tappa: cocaina, cloroformio, linimento e pillole varie. Negli anni ’30, poi, il libro guida per le squadre del Tour ricordava addirittura come le droghe non fossero incluse nella fornitura da parte degli organizzatori. Le Olimpiadi di Berlino, nel 1936, sancirono invece la comparsa ufficiale delle anfetamine nello sport, solo due anni dopo che la benzedrina fu isolata da Gordon Alles negli Stati Uniti. Le stesse sostanze utilizzate nei Giochi del ’36 furono poi somministrate ai soldati durante la seconda guerra mondiale.

Questi sono solo alcuni esempi che ci ricordano come l’uso di sostanze dopanti sia in realtà qualcosa connaturato con l’esistenza stessa della competizione sportiva. Le sostanze dopanti utilizzate oggi sono certamente più sofisticate e più potenti nei loro effetti di quelle della prima metà del ‘900; si ritiene comunque che queste pratiche, in percentuale, siano in realtà meno diffuse adesso che allora. Certamente non condanneremmo nessuno, ai nostri tempi, per l’uso dei semi di sesamo prima o durante una gara, ma siamo obbligati, per la stessa salute degli atleti, giovani o meno, a lottare in ogni modo affinché il doping scompaia da tutti gli ambienti sportivi. Non solo per far sì che la gara la vinca veramente il migliore ma per far sì che non vi siano più persone che credendo solo di “darsi un aiutino” per vincere, si rovinino la salute nel breve e nel lungo termine. Non è una impresa da poco certamente, ma tutti noi che amiamo lo sport dobbiamo vigilare per vincere questa, che al momento, è la gara più difficile di questi anni. ☺

 

La Fonte

La Fonte