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il bell'antonio | La Fonte TV
Fin dalla più giovane età
si è sempre distinto per signorilità.
Basista e democristiano,
scalò gli scranni mano mano.
Sindaco, Presidente e Assessore,
sempre nel pieno del fulgore.
Attivo, dinamico e competente
si è iscritto al partito dei perdenti.
A nulla son servite 4 mila preferenze
perché è stato messo in penitenza.
Forse oscurava Don Michele da Morrone
e l’hanno mandato in pensione.
Forbito, elegante e garbato,
è stato sonoramente bocciato.
Troppi contatti e un mare di consensi
in politica producono dissensi.
Nella nuova Diccì venne eletto
ma il prode Orlando gli fece il cacchietto.
L’Emilio, montanaro in quel di Agnone
se lo cucinò nel pentolone.
Senza voti e col ciuffo alla Cavallo Pazzo
diventò assessore nel Palazzo.
Per paura di ripensamenti
si adoperò per il definitivo siluramento.
Dal partito l’han cacciato
e ancora non se n’è capacitato.
Vaga silente, ondeggia e si defila,
ma ha gonfia la bile.
Non è possibile non è concesso
che il bell’Antonio è retrocesso.
Ma come si fa a fare un torto
a un ex-sindaco di Colletorto?
Senza parlare di Palazzo Magno
dove aveva un proprio Regno.
Si lasciò tentare dal Michelone
che lo fece eleggere nel listone.
Gli diede pure l’Assessorato
per pagargli il prezzo del peccato.
L’amico Giovanni da Casacalenda
ancora lo cerca nelle sue lande.
Ma che bel Chieffo avrà pensato
quando ha visto che era scappato.
Col tempo però avrà riflettuto
che è stato usato e solo spremuto.
Oggi vivacchia alla giornata
e batte Tosto in ritirata.
Solo se si parla di trasporti
ecco che lo scorgi sulla porta.
I vecchi amici continua a sostenere
con barche, pullman e corriere.
Sui lavori pubblici si accalora
ma Velardi rammenta che è lui l’Assessore.
Pure i preti si sono allontanati
vedendolo così isolato.
Ma pur in ambasce e in angoscia
il bell’Antonio non si affloscia.
Da clericale, saggio e perfetto,
già assapora la vendetta
di un Senatore, si sussurra e si borbotta,
per preparare il controfagotto.
Pure Di Pietro il Montenerese
sarebbe pronto a fargli le spese.
Di sicuro renderà la pariglia
al di là di chi se lo piglia.
Troppo violenta la scaricata
per restare invendicata.
Quel che insegna di Antonio la storia
e che in Molise c’è poca memoria.
Al diavolo ha ceduto per tentazione
e sulla pelle ne paga la lezione.
Rendiamo onore al silenzio di un signore troppo bravo per far l’Assessore.
Il Brigante del Matese
Fin dalla più giovane età
si è sempre distinto per signorilità.
Basista e democristiano,
scalò gli scranni mano mano.
Sindaco, Presidente e Assessore,
sempre nel pieno del fulgore.
Attivo, dinamico e competente
si è iscritto al partito dei perdenti.
A nulla son servite 4 mila preferenze
perché è stato messo in penitenza.
Forse oscurava Don Michele da Morrone
e l’hanno mandato in pensione.
Forbito, elegante e garbato,
è stato sonoramente bocciato.
Troppi contatti e un mare di consensi
in politica producono dissensi.
Nella nuova Diccì venne eletto
ma il prode Orlando gli fece il cacchietto.
L’Emilio, montanaro in quel di Agnone
se lo cucinò nel pentolone.
Senza voti e col ciuffo alla Cavallo Pazzo
diventò assessore nel Palazzo.
Per paura di ripensamenti
si adoperò per il definitivo siluramento.
Dal partito l’han cacciato
e ancora non se n’è capacitato.
Vaga silente, ondeggia e si defila,
ma ha gonfia la bile.
Non è possibile non è concesso
che il bell’Antonio è retrocesso.
Ma come si fa a fare un torto
a un ex-sindaco di Colletorto?
Senza parlare di Palazzo Magno
dove aveva un proprio Regno.
Si lasciò tentare dal Michelone
che lo fece eleggere nel listone.
Gli diede pure l’Assessorato
per pagargli il prezzo del peccato.
L’amico Giovanni da Casacalenda
ancora lo cerca nelle sue lande.
Ma che bel Chieffo avrà pensato
quando ha visto che era scappato.
Col tempo però avrà riflettuto
che è stato usato e solo spremuto.
Oggi vivacchia alla giornata
e batte Tosto in ritirata.
Solo se si parla di trasporti
ecco che lo scorgi sulla porta.
I vecchi amici continua a sostenere
con barche, pullman e corriere.
Sui lavori pubblici si accalora
ma Velardi rammenta che è lui l’Assessore.
Pure i preti si sono allontanati
vedendolo così isolato.
Ma pur in ambasce e in angoscia
il bell’Antonio non si affloscia.
Da clericale, saggio e perfetto,
già assapora la vendetta
di un Senatore, si sussurra e si borbotta,
per preparare il controfagotto.
Pure Di Pietro il Montenerese
sarebbe pronto a fargli le spese.
Di sicuro renderà la pariglia
al di là di chi se lo piglia.
Troppo violenta la scaricata
per restare invendicata.
Quel che insegna di Antonio la storia
e che in Molise c’è poca memoria.
Al diavolo ha ceduto per tentazione
e sulla pelle ne paga la lezione.
Rendiamo onore al silenzio di un signore troppo bravo per far l’Assessore.
Il Brigante del Matese
il bell’antonio
Fin dalla più giovane età
si è sempre distinto per signorilità.
Basista e democristiano,
scalò gli scranni mano mano.
Sindaco, Presidente e Assessore,
sempre nel pieno del fulgore.
Attivo, dinamico e competente
si è iscritto al partito dei perdenti.
A nulla son servite 4 mila preferenze
perché è stato messo in penitenza.
Forse oscurava Don Michele da Morrone
e l’hanno mandato in pensione.
Forbito, elegante e garbato,
è stato sonoramente bocciato.
Troppi contatti e un mare di consensi
in politica producono dissensi.
Nella nuova Diccì venne eletto
ma il prode Orlando gli fece il cacchietto.
L’Emilio, montanaro in quel di Agnone
se lo cucinò nel pentolone.
Senza voti e col ciuffo alla Cavallo Pazzo
diventò assessore nel Palazzo.
Per paura di ripensamenti
si adoperò per il definitivo siluramento.
Dal partito l’han cacciato
e ancora non se n’è capacitato.
Vaga silente, ondeggia e si defila,
ma ha gonfia la bile.
Non è possibile non è concesso
che il bell’Antonio è retrocesso.
Ma come si fa a fare un torto
a un ex-sindaco di Colletorto?
Senza parlare di Palazzo Magno
dove aveva un proprio Regno.
Si lasciò tentare dal Michelone
che lo fece eleggere nel listone.
Gli diede pure l’Assessorato
per pagargli il prezzo del peccato.
L’amico Giovanni da Casacalenda
ancora lo cerca nelle sue lande.
Ma che bel Chieffo avrà pensato
quando ha visto che era scappato.
Col tempo però avrà riflettuto
che è stato usato e solo spremuto.
Oggi vivacchia alla giornata
e batte Tosto in ritirata.
Solo se si parla di trasporti
ecco che lo scorgi sulla porta.
I vecchi amici continua a sostenere
con barche, pullman e corriere.
Sui lavori pubblici si accalora
ma Velardi rammenta che è lui l’Assessore.
Pure i preti si sono allontanati
vedendolo così isolato.
Ma pur in ambasce e in angoscia
il bell’Antonio non si affloscia.
Da clericale, saggio e perfetto,
già assapora la vendetta
di un Senatore, si sussurra e si borbotta,
per preparare il controfagotto.
Pure Di Pietro il Montenerese
sarebbe pronto a fargli le spese.
Di sicuro renderà la pariglia
al di là di chi se lo piglia.
Troppo violenta la scaricata
per restare invendicata.
Quel che insegna di Antonio la storia
e che in Molise c’è poca memoria.
Al diavolo ha ceduto per tentazione
e sulla pelle ne paga la lezione.
Rendiamo onore al silenzio di un signore troppo bravo per far l’Assessore.
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