il bene comune
22 Febbraio 2010 Share

il bene comune

Il  dibattito  quotidiano sui temi dell’ambiente e sull’acqua  ha riportato all’attenzione di tutti il tema del bene comune; una nuova riflessione la ritroviamo anche nella recente enciclica papale Caritas in veritate. Occorre però notare che nella società post-moderna, come vien detta la nostra, si usa la stessa espressione ma non sempre si è certi che il significato della categoria “bene comune” abbia lo stesso significato; la situazione di crisi economica ha accentuato ancor più il ricorso a tale categoria ma è evidente la molteplicità differenziata di significato. Occorre far chiarezza nella confusione dominante; ci facciamo aiutare dalla riflessione del prof. Stefano Zamagni contenuta negli Atti della 45 Settimana dei cattolici Italiani: Il bene comune oggi, EDB, 2008, 129-184. Una prima duplice confusione si ha per un verso tra bene comune e bene totale, e per l’altro tra bene comune e interesse generale.

Il bene totale è una somma di beni individuali, il bene comune invece il prodotto dei beni individuali. Ciò significa che il bene comune è qualcosa di indivisibile perché solo assieme è possibile conseguirlo. Essendo comune non riguarda la persona presa nella sua singolarità, ma in quanto è in relazione con altre persone; il bene comune contiene dunque il bene della relazione stessa tra persone, come bene per tutte le persone che vi partecipano. Si può notare la differenza rispetto al concetto di bene totale: in quest’ultimo non entrano né fanno parte le relazioni tra persone.

Altro campo semantico differente è il linguaggio introdotto dalla Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC-WTO) che sostituisce il concetto di bene comune con interesse generale, come se i due sostantivi “bene” o “interesse” fossero equivalenti e gli aggettivi “comune” o “generali” fossero sinonimi. Sappiamo bene che comune si oppone a proprio, mentre generale si oppone a particolare. La differenza é talmente evidente, eppure la categoria interesse generale negli accordi dell’OMC e della legislazione europea ha sostituito e cancellato la categoria bene comune. Nel bene comune il bene che una persona trae dal suo uso non può essere separato da quello che altri pure da esso traggono.

La svolta individualista, accanto al dispiegamento del pluralismo più accentuato che la cultura occidentale ha imboccato, produce il fenomeno che anche quando, in linea di principio, si enunciano gli stessi valori o si cerca, con retta intenzione, di condividerli, si registrano, di fatto, ampie differenze nel  modo di interpretarli e di tradurli in pratica, a volta addirittura confliggenti tra loro.

Un esempio a noi vicino: l’acqua è un bene di interesse generale  o un bene comune?Le espressioni richiamano un sottosistema di significato: se fosse di interesse generale l’acqua rientra tra i “servizi” a prevalente rilevanza economica o tra i “servizi” a non prevalente rilevanza economica? Queste definizioni “vincolanti” – perché già legge in Europa o conseguenza di accordi sottoscritti e ratificati dai parlamenti nell’OMC – vengono adoperate nel linguaggio giuridico-commerciale nel quale siamo immersi.

Si continua a proclamare che l’acqua è un bene comune e ci si ferma; nel frattempo il governo con emendamenti puntuali erode, passo dopo passo, lo spazio dei “servizi” pubblici o comuni gestiti dall’ente pubblico perché è arrivato a scrivere in una scellerata legge che tutti i “servizi” devono  essere posti sul mercato concorrenziale. Occorre invece infilare la testa nel cappio già pronto ma non lasciarlo stringere, anzi scioglierlo con intelligenza.

Mi spiego: allo stato attuale ogni comune, provincia, regione, non deve adottare “dichiarazioni” ma “deliberazio- ni” (cioè atti giudirici vincolanti) in cui accanto al proprio linguaggio (bene comune, equo, pubblico, democratico, partecipato ecc.) deve, per togliere la testa dal cappio, deliberare che l’acqua e i sistemi idrici del proprio territorio sono di interesse generale, i cui “servizi” andranno organizzati e gestiti secondo criteri a non prevalente rilevanza economica. Chiunque voglia trovare modelli di deliberazioni comunali (gli unici responsabili del territorio) vada sul sito www.acquabenecomune.it e ne troverà disponibili diversi; solo così per il momento ci si salva dal cappio dell’Europa, del WTO e del governo italiano; poi occorrerà reintrodurre la concezione più ampia ed umana del “bene comune”. ☺

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