Il boscaiolo del terzo millennio
16 Ottobre 2021
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Il boscaiolo del terzo millennio

Anche l’estate appena trascorsa ci ha accompagnato e messo di fronte alle ormai consuete notizie, ricche d’immagini relative ai tanti luoghi che, con sempre maggiore frequenza, sia sul piano ambientale che economico, risultano devastati dagli incendi boschivi. Si è continuato, come al solito, ad evidenziare quanto, tra le ragioni fondamentali dei casi più gravi e volutamente innescati, siano interconnessi gli interessi legati alla possibile sostituzione di determinate aree boschive o parte di esse, con attività considerate economicamente più remunerative.

La stagione estiva ormai alle spalle è stata, ancora una volta, l’occasione per ricordare a noi tutti il valore inestimabile, in relazione ai tanti, variegati aspetti, di tale fondamentale patrimonio naturale, quale significante ricchezza da tutelare per la molteplicità dei ruoli rivestiti. Si va infatti, per esso, dall’essere la sede della maggior parte delle specie animali e vegetali e quindi ampio contenitore di biodiversità e luogo privilegiato di stoccaggio di carbonio, a quello d’insostituibile custode dei tanti favorevoli fattori orientati al mantenimento degli equilibri idrogeologici. Elementi che rendono, con indubbia evidenza, nelle quotidiane locali attività, il positivo ruolo del bosco e in generale quello del patrimonio forestale, globalmente inteso, nella complessa azione di contrasto alla mitigazione degli effetti dovuti al cambiamento climatico in corso.

Come storicamente risaputo, il bosco è stato il luogo d’ approvvigionamento d’importanti risorse, utilizzate sia per le comuni esigenze dei nostri antenati, a cominciare dal legno in tutte le sue ben note modalità e articolazioni d’uso, sia per i tanti prodotti del sottobosco che, seppur non essenziali, hanno pur tuttavia costituito un benefico, positivo supporto alimentare per il sostentamento di ampi strati di popolazione.

La vasta gamma delle professioni intimamente connesse a tale risorsa è il palese indice di ricchezza, economica e sociale, da essa ottenibile e resa da sempre disponibile per le più usuali esigenze di vita. È altresì fondamentale evidenziare quanto siano state, per importanza e nel tempo, in particolare nell’ultimo mezzo secolo, le modificazioni acquisite, relative alle funzioni e al ruolo da tale insostituibile risorsa. Si è, infatti, potuto constatare come il progressivo diminuito interesse nei confronti dei più tradizionali prodotti del bosco e del sottobosco, si sia affiancato, nel contempo e con uguale intensità, al graduale accresciuto richiamo per gli aspetti paesaggistici e naturalistico-ambientali, tradizionalmente trascurati, in luogo di quanto potesse più efficacemente supportare le quotidiane esigenze. È andata, cioè, nel corso del tempo, sempre più affermandosi l’acquisizione del concetto di sostenibilità, in accordo con la gestione delle risorse naturali nella loro interezza e complessità, teso a raggiungere armonicamente i diversi obiettivi, economici, ecologici e sociali indicati.

In tale contesto, è non più rinviabile il caso di dover/poter ripensare a come rimodulare, in chiave moderna, le molteplici figure professionali che hanno ruotato, fino a non molti decenni addietro, concordemente, con le più giuste e utili funzioni, economiche e ambientali, associate alla risorsa bosco, nella sua più generale accezione. È il caso di porre finalmente in essere una sorta di operazione culturale volta a riconsiderare tutte quelle azioni svolte dal taglialegna, dal carbonaio, dal cercatore di funghi e frutti di bosco e magari anche di tartufi, compreso il raccoglitore dei rami secchi e quant’altro relativo alla pulizia del sottobosco. Senza dimenticare di porre la massima attenzione nel fornire ogni forma di realizzabile operatività a tutte le azioni correlate, sia al contenimento che al contrasto dei possibili, sempre più ricorrenti e devastanti incendi. Fermando, altresì, lo sguardo a quanto porre in essere immediatamente dopo, al fine sia di limitare i danni correlati al venir meno della vegetazione che a rendere più celeri le fasi del relativo rinnovato attecchimento. Un insieme, cioè, di agenti attuatori, determinati e insostituibili nel concreto controllo del bosco e delle aree contermini, specchio della mitica figura del guardaboschi, quella che più di tutte affiancava, nell’uso improprio del bene, le contese tra poveri, nei racconti di fanciullesca memoria.

Si tratta in fin dei conti di poter/dover tentare di quantificare il valore della risorsa bosco, quale utile presidio, materiale e immateriale, oltre che sul piano puramente naturalistico e culturale, anche nella sua concretezza economica. È il momento di mettere in campo la possibilità di configurare una tangibile integrale gestione dell’ importante bene, in senso non solo produttivo e manutentivo, ma anche quale luogo di attività didattiche, altresì connesse a conformi progetti di studi e ricerche, associati all’importante risorsa, a servizio delle esigenze della collettività.☺

 

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