Il corridoio baltico adriatico
22 Febbraio 2016
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Il corridoio baltico adriatico

Il giorno 15 dello scorso mese di gennaio il presidente della regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, ha riunito a Pescara europarlamentari e presidenti di regioni delle due sponde dell’Adriatico per celebrare un importante risultato ottenuto in sede europea e per rilanciare i principali temi dell’area adriatica. Il risultato illustrato a Pescara è stato conseguito con l’approvazione di un emendamento da parte del parlamento europeo, che prevede il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico all’intera dorsale Adriatico-Ionica. Nella sua versione precedente tale corridoio si fermava a Ravenna. L’ europarlamentare istriano Ivan Jakovcic, relatore sulla “Strategia dell’UE per la regione adriatica e ionica”, ha giocato un ruolo fondamentale per l’approvazione dell’emendamento.

Sembra utile, a questo punto, chiarire che cosa sia realmente accaduto in questi ultimi vent’anni sullo scenario adriatico, anche per evitare che il prolungamento del corridoio ferroviario Baltico-Adriatico resti, com’è probabile, sulla carta.

Era il 1996 quando, da parlamentare nazionale, attivai le procedure per l’istituzione di un’Autorità Internazionale per la Pesca in Adriatico. Insieme al collega Crucianelli e al ministro pro-tempore Michele Pinto ospitammo i rappresentanti diplomatici dei paesi dell’Adriatico al cinema Lumiere di Termoli e da lì partì il processo per la creazione del progetto per una corretta gestione della pesca e dell’ambiente marino denominato Adriamed, tuttora gestito dalla FAO. Nel 2000, per volontà del governo D’Alema, fu avviata l’Iniziativa Adriatico-Ionica con la firma, da parte dei Ministri degli Esteri di sei paesi rivieraschi, della Dichiarazione di Ancona. Adriamed costituì uno dei quattro pilastri dell’Iniziativa Adriatico-Ionica che oggi associa otto Paesi. Nel 2004, dopo numerosissimi interventi di sensibilizzazione nelle principali città della costa italiana e di quella balcanica, organizzai, come presidente del Congresso del Consiglio d’Europa insieme a Michele Iorio, presidente della Regione Molise, la conferenza di Termoli dell’8/9 novembre per il lancio dell’Euroregione Adriatica. L’Euroregione Adriatica, nata poi a Venezia con Ivan Jakovcic come primo presidente, è stata un importante riferimento per l’Unione Europea, che ha dato vita, nel 2006, ai Gruppi Europei di Cooperazione Terrritoriale per agevolare la cooperazione transfrontaliera e, successivamente, alle strategie macroregionali nelle quali è ricompresa quella per l’Adriatico e lo Ionio.

A distanza di venti anni dall’inizio di una complessa elaborazione strategica e progettuale per l’Adriatico, la conferenza di Pescara impone una riflessione sui risultati attesi e su quelli conseguiti. Alcuni processi sono andati avanti, altri sono andati indietro. Oggi abbiamo più strumenti, ma una minore forza democratica per utilizzarli efficacemente. Abbiamo contribuito ad attivare processi di collaborazione tra paesi che erano in guerra, la Slovenia e la Croazia sono entrate nell’UE, la conoscenza delle risorse alieutiche e delle condizioni ambientali del mare, grazie ad Adriamed, ha fatto grandi passi, sono state create l’Iniziativa Adriatico-Ionica e la Strategia per la Macroregione Adriatico-Ionica, continua ad esserci l’Euroregione Adriatica opportunamente allargata allo Ionio.

Non si può negare che, mentre tutto questo accadeva, la cultura di governo regionale si impoveriva e le regioni italiane dell’Adriatico, in particolare, facevano scelte incomprensibili smettendo di credere nella direttrice di sviluppo nord sud-est. Basta citare l’esempio della Puglia che, per collegarsi a Bologna con l’alta velocità ferroviaria, ha dato la priorità alla linea tirrenica rispetto a quella adriatica mentre le Marche, in una prospettiva macroregionale, hanno preferito l’alleanza con l’Umbria e la Toscana piuttosto che con l’Abruzzo e il Molise. Il naufragio del corridoio multimodale adriatico è stata una conseguenza diretta dello sbandamento in questione. La prossima vittima potrebbe essere l’Adriatico consegnato ai trivellatori.

Bisogna sperare che dopo l’evento di Pescara torni in campo la consapevolezza che, senza un progetto strategico e senza un soggetto democratico che abbia la responsabilità sostanziale di curarne la puntuale implementazione, il futuro dell’ area adriatica resta assai incerto. Per fortuna, il soggetto che può assumere la responsabilità di definire quella progettazione strategica e di curarne l’implementazione esiste. È l’Euroregione Adriatico-Ionica che, con il nuovo presidente Nikola Dobroslavic, i suoi vice Luciano D’Alfonso e Aldrin Dalipi e il segretario generale Francesco Cocco, può e deve dare prova di saper trovare un ruolo nuovo e un nuovo slancio.

Centrale resta, tuttavia, il ruolo dei cittadini singoli e associati i quali, ora più che mai, devono saper coniugare la capacità di opporsi alle scelte sbagliate con una forte spinta all’innovazione istituzionale e programmatica. ☺

 

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