Il denarovirus
15 Maggio 2020
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Il denarovirus

Scrivo questa nota alla vigilia di un giorno particolare, l’8 Marzo, la Giornata Internazionale della donna, quest’anno poco profumata per colpa di una stagione che vede le mimose già sfiorite.
Una giornata particolare perché ricorda tragedie, in particolare i due incendi, in anni diversi, di due fabbriche di New York, con centinaia di vittime, tutte donne. A questi tragici avvenimenti sono da aggiungere le due guerre mondiali; la lotta di liberazione dal nazifascismo, con tante donne protagoniste; le tante lotte che, negli anni successivi, le donne hanno portato avanti per affermare i propri diritti. A partire da quello della partecipazione al voto.
Ho saputo di questa festa l’anno in cui mi sono iscritto al Partito Comunista Italiano, 1968, e l’ho vissuta per la prima volta, due anni dopo, quando, a Firenze, ho cominciato a frequentare la sezione del Partito e la Casa del Popolo di San Quirico – Legnaia, lungo la via Pisana, nel mezzo dei quartieri di Soffiano, Isolotto, Le Torri e il Ronco. La grande festa, con le compagne che, di buon mattino prelevavano dall’armadio della sezione, la bandiera con i colori della Pace, da loro cucita, e la dispiegavano per poi esporla su una parete della sala grande della Casa del Popolo. Un rito aperto alla riflessione, con le donne, non tutte iscritte al partito, emozionate.
Già alla fine degli anni ’80, con il predominio del consumismo e l’avvio del neoliberismo, la festa perde ogni suo significato nel momento in cui strumentalizzata e trasformata in un inno alla banalità e alla volgarità, come le tante altre dedicate al padre, alla madre, alla nonna, agli innamorati, che entrano nel calendario e vengono inserite tra le ricorrenze. Resta di essa il ricordo e la mimosa fiorita.
Domani, nel momento di espansione del Coronavirus, la Festa della Donna, acquisterà nuovi significati che la riporteranno a dare continuità al suo passato segnato da sfruttamento, lotte, discriminazione, violenza, guerre, soprattutto a quello di uguaglianza, giustizia, libertà, pace.
Il coronavirus sta cambiando il mondo, e niente è, e sarà, come prima. Saremo tutti nella necessità di prendere atto di una realtà nuova, che riguarda non solo un gruppo di persone, ma l’umanità intera, visto che il tema che, da oggi, serve sviluppare e divulgare è la svolta, e, con essa, un nuovo modo di vivere e convivere con gli altri esseri viventi. Il virus, nel corso del tempo, si trasformerà in una guerra che lascerà sul campo morti e feriti e diventerà una presa d’atto del fallimento di un sistema, il neoliberismo, che ha dominato e continua a dominare il mondo. Una riflessione che necessitava di essere fatta al momento della pesante crisi economica del 2007/2008 per rendersi conto, allora, del crollo e delle macerie ancora fumanti.
E che a distanza di 12 anni ci penserà un virus a far riflettere che ogni cosa è finita, limitata, anche la terra, ferita in ogni dove in questi ultimi cinquant’anni. Ci penserà un virus a riportare a galla il fallimento di un sistema che le banche e le multinazionali, gli imperi, pensavano sepolto per sempre. Con il passar del tempo, il fallimento verrà percepito dai più e sarà la livella che metterà tutti sullo stesso piano; cancellerà le differenze, le disuguaglianze; dissacrerà il dio denaro, che, personalmente, ritengo il male di tutti i mali.
Con il passar del tempo saremo tutti (quelli che usciranno salvi dalla cernita fatta dal virus) portati a rivivere valori calpestati dal sistema come il tempo, il rispetto, la sobrietà, la bellezza, la fertilità del terreno, la salute, la qualità, la diversità, la parola, la cultura, la storia, la politica e altri ancora. Il tempo che torna a ritmare le nostre azioni. Il rispetto di sé e dell’altro, della natura, dei beni comuni. La sobrietà, che cancella lo spreco di una società consumistica e di un sistema predatorio e distruttivo qual è il neoliberismo. La fertilità del terreno, che vuol dire vita per gli organismi che lo animano, cibo per le piante, per noi e per gli animali. E, come tale, alimento adatto e non più chimica. La bellezza, con il pensiero all’emozione di un paesaggio naturale e, ancor più, di quelli rappresentati dalla coltivazione del terreno grazie all’arte più antica, l’agricoltura. La salute e il benessere espressi da una sana e corretta alimentazione, grazie alla qualità e al piacere della diversità. La parola, che ridà voce al dialetto, identità con il proprio territorio, e alla stessa madre lingua, l’italiano, sempre più inquinato da un inglese delle banche e delle multinazionali, in grado solo di parlare di affari, guerre, disastri, o, pensando ai filmacci americani offerti dai canali televisivi, di volgarità e futilità. La storia e la cultura, i due valori cardini del territorio. La politica, che deve – dopo aver superato il momento difficile e il rischio di una pandemia provocata dall’attacco del denarovirus diffuso dalla finanza – tornare a governare il mondo. ☺

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