Il finale di partita
23 Marzo 2021
laFonteTV (3152 articles)
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Il finale di partita

“Ché Bruto è uomo d’onore, così son tutti, tutti uomini d’onore”: queste, forse, le parole più suggestive e significative che Shakespeare fa dire ad Antonio al funerale di Cesare. Diversamente da Antonio, anche per esperienza personale, penso che Mattarella sia realmente uomo d’onore, così come sono convinto che Draghi sia uomo di valore e di coraggio, ma con altrettanta chiarezza voglio dire con Antonio che tanti, se non tutti, hanno partecipato senza onore all’omicidio del governo Conte. Diversamente il funerale non sarebbe stato possibile.

L’origine della congiura contro il presidente Conte viene da lontano ed ha tante ragioni, ma una innanzitutto: l’autonomia da quei poteri economici e finanziari, non raramente torbidi, che hanno dominato ed inquinato la vita politica e sociale del nostro paese. Ho criticato spesso la debolezza, gli errori e le contraddizioni del governo giallo-rosso, ma mi è sembrato chiaro che la sua virtù fondamentale era proprio l’indipendenza da quei poteri che hanno usato per i loro interessi il nostro paese come uno zerbino. Di questa elementare verità mi è sempre venuta conferma sia dalla permanente e  gratuita  polemica del presidente della Confindustria Bonomi nei confronti del governo, così come dal veleno quotidiano che il potente gruppo editoriale GEDI ha usato nei confronti di Conte. Un gruppo editoriale che fa capo alla Fiat, del quale fanno parte quotidiani importanti come Repubblica e La Stampa di Torino e che almeno teoricamente dovrebbe muoversi nel campo largo del centro-sinistra, ma evidentemente l’ autonomia di giudizio e di scelte del governo era insopportabile non solo per la destra, ma anche per quei centri di potere che si considerano democratici e progressisti. La cosa è diventata ancor più critica per il governo Conte, quando si sono annunciati i famosi 202 miliardi del finanziamento europeo. Il paradosso dei paradossi è che proprio il più grande risultato di Conte, ovvero la vittoria sui fondi europei, si è poi trasformato nell’ inizio della sua fine politica.

La crisi del governo Conte inizia proprio con i finanziamenti dell’Europa, non certo, né fondamentalmente per la difficoltà nell’elaborazione del recovery fund, ma proprio perché sono questi miliardi ad eccitare gli appetiti dei centri di comando economico e finanziario del nostro paese. Evidentemente questi signori non consideravano né Conte, né il suo governo animali domestici su cui far conto. Che poi il sicario sia stato Matteo Renzi è cosa del tutto marginale. Ed è particolarmente grave che alcuni protagonisti fondamentali della maggioranza del governo giallorosso come Zingaretti e Di Maio non abbiano inteso il vero oggetto del contendere e abbiano tutto sommato subìto, senza troppo ribellarsi, il corso degli eventi.

Oggi che la “vecchia talpa dei poteri forti ha ben scavato”, prima che sia troppo tardi è bene capire quale grande problema politico si è aperto per le forze di sinistra e democratiche del no- stro paese.

Il primo rischio è che la rondine Draghi non porti la Primavera. Il nuovo governo è sicuramente una garanzia per l’Europa, per il nuovo governo degli Stati Uniti, più in generale per i mercati finanziari. I primi segnali che vengono dal mondo della finanza sono confortanti. Ma già questi primi giorni testimoniano la fragilità della grande maggioranza parlamentare che sostiene il governo e di ciò abbiamo già avuto eloquenti manifestazioni. Se dovesse continuare la strategia “di lotta e di governo” di Salvini, se il cosiddetto super Ministero della transizione ecologica dovesse rivelarsi una finzione, se la giustizia dovesse riproporsi in Parlamento e nella maggioranza come l’occasione di uno scontro permanente, se la macchina burocratica e amministrativa dello Stato dovesse continuare nella sua naturale pigrizia, allora la missione di Draghi verrebbe sterilizzata, e il suo governo da grande opportunità si convertirebbe in una autentica disgrazia.

Vi è poi un secondo e decisivo problema, ovvero il destino della politica, della democrazia e della sinistra. La maggioranza giallo-rossa e il governo Conte, anche se con scarsa consapevolezza e con grandi contraddizioni, obbligata però dall’urgenza della realtà, si stava rivelando un interessante esperimento politico. L’obiettivo di un matrimonio virtuoso fra lo “spirito di scissione” populista dei cinque stelle e la tradizione democratica ed europeista della sinistra avrebbe potuto trovare nel governo giallo-rosso un importante laboratorio. Infatti  il sicario Renzi e i suoi mandanti si sono mossi non solo per mettere le mani sulle grandi risorse finanziarie europee, ma anche con l’obiettivo politico di compromettere l’ alleanza giallo-rossa, di sterilizzare l’evoluzione del Partito democratico e di mettere in un angolo marginale e rissoso i cinque stelle.

Le cose si sono messe, quindi, su un pericoloso piano inclinato, ma l’esito non è scontato e rassegnarsi sarebbe un grave errore. Il governo Draghi potrebbe rivelarsi per i due Matteo e per il torbido mondo economico che li sostiene, un problema in più sulla strada che porta ai fondi europei e il discorso di Draghi in Parlamento ci dà qualcosa di più di una speranza. I cinque stelle e il centro-sinistra potrebbero evitare la trappola della rottura e l’intergruppo in Parlamento è un primo passo. Infine la popolarità di Conte potrebbe rivelarsi una preziosa risorsa, e la sua estraneità a questo governo può essere un vantaggio più che un problema.

Non è facile, ma il finale di partita non è ancora stato scritto.☺

 

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