Il giunco
29 Aprile 2017
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Il giunco

Il giunco (’u júnge, in dialetto bonefrano) è una pianta acquatica, diffusa soprattutto nelle zone con clima umido, in quelle paludose e marittime, nei laghi e nei fiumi.
Dato l’aspetto esile, ma con un portamento aggraziato, di questa pianta, il termine giunco viene spesso usato per definire persone molto magre. La specie più utilizzata, fra le circa 300 conosciute, la effusus, può raggiungere un’altezza fino a 120 cm. Il giunco presenta rizomi di tipo strisciante, fusti di colore verde, di forma cilindrica ed eretti, molto flessibili. I fiori non sono degni di particolare nota; esistono tuttavia specie che producono dei fiori molto belli, coltivati nei giardini acquatici proprio a fini ornamentali. Di piccole dimensioni e di colore verde-marrone, i fiori sbocciano da maggio ad ottobre, riuniti in infiorescenze a pannocchia. I semi del giunco, venendo a contatto con l’acqua, assumono una consistenza appiccicosa e, attaccandosi alle zampe degli uccelli, fanno sì che essi li diffondano.
Il nome latino del genere, Juncus, cui appartiene questa pianta della famiglia delle Juncacee, deriva dal verbo iungo, ossia “legare”, per l’uso che da sempre la caratterizza e che era ben noto ai massari, i quali, con i suoi rami flessibili, creavano fiscelle (’i fruscèlle), come contenitori di ricotta e forme di formaggi, fino all’avvento della plastica. Ma anche ortolani e viticoltori si sono serviti per secoli di questa pianta per assicurare le loro coltivazioni a tutori di varia natura. Intrecciare giunchi è sempre stata un’attività tipica del mondo agreste per la costruzione di panieri (nella Bibbia si racconta che Mosè fu affidato alle acque del Nilo all’interno di un paniere costruito col giunco), stuoie, lettiere, oggetti di uso comune. I Celti creavano flauti, fischietti e altri strumenti a fiato con i giunchi. Il midollo del giunco, in Inghilterra, fino ai primi del ’900, veniva imbevuto di grasso animale o cera e bruciato come candela per un’illuminazione a basso costo. In Giappone il giunco è ancora utilizzato per l’intreccio dei famosi “tata- mi”, i tradizionali pannelli rettangolari che costituiscono la pavimentazione delle case. Più in generale, oggi l’uso del giunco è legato alla bioedilizia: pannelli di giunco o canne palustri vengono inseriti in pareti, tetti e solai per il grande potere termoisolante. Si possono inoltre trovare in vendita molti mobili costruiti con il giunco, perché è un materiale pregiatissimo che ha la caratteristica di essere molto elastico, flessibile e leggero. I mobili fatti di giunco hanno una lunga durata, e tavoli e poltrone da esterno sono particolarmente apprezzati per il loro stile rustico.
Per utilizzare il giunco, bisogna raccoglierlo durante i mesi estivi, setacciarlo e pulirlo con l’uso della falce, quindi farlo bollire e asciugare al sole.
Nel corso della storia sono stati attribuiti al giunco anche significati simbolici, come quello della semplice e paziente umiltà: nel proemio del Purgatorio, Virgilio, per invito di Catone, deve svellere il giunco schietto, simbolo dell’umiltà, per recingere Dante. Ma esso è legato anche a numerosi miti e racconti. Ad esempio la leggenda di Pan e del suo flauto: Pan si innamorò perdutamente di Siringa, figlia della divinità fluviale Ladone; ma quando questa vide Pan, restò inorridita dal suo aspetto caprino e fuggì via, inseguita dallo stesso. Resasi conto di non potergli sfuggire pregò il padre, Ladone, di trasformarla in giunco e questi così fece. Afflitto, Pan abbracciò le canne, le recise e con queste realizzò il flauto, famoso strumento musicale aerofono costituito da più canne di diversa lunghezza. Oppure il racconto Il Principe Felice, dove Oscar Wilde narra di una rondine che si era innamorata di un bellissimo giunco nato lungo un fiume affollatissimo di altri giunchi; la rondine, attratta dalla sua vita sottile, gli chiese se poteva amarlo e il giunco le rivolse un profondo inchino. In una fiaba di Tolstoj, il giunco e l’olivo discutevano su chi dei due fosse più resistente e più forte. L’olivo si beffava del giunco perché si curvava a qualsiasi soffio di vento. E il giunco taceva. Scoppiò una tempesta: il giunco ondeggiava, si piegava di qua e di là, si abbassava sino a terra, ma sopravvisse: l’olivo tese i suoi rami contro il vento e fu spezzato.
Il giunco per la sua flessibilità è l’unica pianta che può vivere sull’orlo della spiaggia in quanto si piega all’incessante movimento delle onde.

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