il mandorlo fiorito
28 Marzo 2011 Share

il mandorlo fiorito

 

Padre Alex è salito sul palco del Cinema S. Antonio quatto quatto, in punta di piedi, accompagnato dal suo sorriso e da una ciocca fuori posto, mentre Francesca Delfino (di Pax Christi) ricordava alla sala il valore dell’utopia, alla maniera di don Tonino Bello però: anziché un non-luogo e dunque un sogno irrealizzabile, “utopia” è il frutto di ogni sogno che si fa progetto perché ci si impegna a realizzarlo, è “la scelta di vivere in un mondo diverso, migliore”. E padre Alex sa bene come convincere qualcuno che i suoi sogni possono diventare realtà: a Termoli, il 16 marzo scorso, in apertura del convegno I beni comuni riscrivono la democrazia – organizzato dal presidio locale di Pax Christi in collaborazione con un nutrito cartello di associazioni e realtà della società civile -, ha esordito ricordando a tutti che i cambiamenti sono possibili ma devono scaturire dal basso, perché i piani alti del sistema non hanno più alcuna volontà politica di salvaguardare la dimensione pubblica dei “beni” della comunità. Al contrario, la scellerata privatizzazione cui tali beni sono sottoposti in Italia dalle attuali scelte di governo, rischia di segnare – come ha sottolineato don Silvio Piccoli – “un cambio epocale di cultura” al quale i cittadini si devono ribellare con una profonda e capillare azione personale e collettiva, che include l’informazione accurata, la scelta di nuovi stili di vita e quella di strumenti di lotta a portata di mano, pacifici ma quasi sempre infallibili: la disobbedienza civile, ad esempio.

Padre Alex Zanotelli – oggi impegnato nella trincea napoletana del Rione Sanità – è partito dall’acqua, e su emergenza idrica mondiale e spettro della privatizzazione si è soffermato, visto l’ormai vicino appuntamento del referendum abrogativo del decreto Ronchi, colpevole di aprire la gestione dell’acqua alle multinazionali. Ma il convegno ha poi previsto spazi-flash estremamente efficaci, nella loro sinteticità, su altri temi scottanti che chiedono oggi con urgenza l’intervento dei cittadini: la scuola, l’università e la ricerca, la giustizia, il nucleare, i rifiuti, gli intrecci malavitosi (che devono aprire gli occhi a quanti vanno ripetendo – con ingenuità o per interesse? – che il Molise è una beata oasi di tranquillità), le spese militari. Particolarmente interessante si è rivelato l’intervento di una rappresentante del presidio termolese di Libera che ha illustrato i risultati di un’indagine condotta sulla potabilità delle acque del Liscione in uscita dal depuratore di Molise Acque, che ha rivelato quantità assolutamente fuori norma di sostanze tossiche; e l’intreccio tra malapolitica e affari è saltato fuori anche dal contributo di primonumero.it sullo smaltimento del percolato – attualmente sospeso – nel depuratore del COSIB. Isola felice?

Così come, ha affermato dunque padre Zanotelli, “con il referendum del 13 giugno prossimo è nato un nuovo soggetto politico, cioè l’acqua, allo stesso modo bisognerà mobilitarsi in difesa di tutti gli altri beni comuni che ci stanno scippando. Mercificare l’acqua è una bestemmia. Avvelenare l’aria – come sta succedendo in Campania a causa delle discariche – significa morire di tumore”. Padre Alex ricorda, commovendosi quasi, la sua lunga esperienza a Korogocho, nella baraccopoli kenyana sorta su una discarica dove è, al contempo, sceso all’inferno e salito al Paradiso, grazie alla lezione che gli hanno dato quegli ultimi dimenticati: “Ero atterrato a Korogocho dagli Usa, a dirla tutta con un pizzico di sufficienza verso quei culti primitivi che consideravo inferiori al cristianesimo. Ho invece imparato che quelle sono religioni primarie, non primitive, per l’infinito rispetto che hanno per l’aria, la terra, l’acqua, la natura. Mandate i vostri bambini ad abbracciare un albero, ad ascoltare il vento… Mercificare questi beni è una follìa”.

Cita poi una serie di dati, ricordando come solo lo 0,3% dell’acqua dolce potabile sia a disposizione dell’umanità, e spaziando dall’affare delle acque minerali all’incombente desertificazione di intere zone del pianeta, dai rifugiati climatici al surriscaldamento globale che creerà un’emergenza idrica senza precedenti (sulla quale le multinazionali dell’acqua hanno da tempo fiutato l’affare del secolo), al caso “virtuoso” del comune di Latina, dove la privatizzazione operata dalla Veolia ha fatto salire le bollette del 300% e i cittadini, per tutta risposta, si sono uniti nella disobbedienza civile continuando imperterriti a pagare il canone al Comune.  E poi rilancia dal palco, con la tenacia di sempre, con il sorriso di sempre, come se fosse la prima e non la centesima volta, gli impegni da prendere in carico come singoli e come collettività per invertire la rotta e fermare questa pericolosa deriva: andare a votare fra tre mesi (per dimostrare al governo che aver spostato la consultazione a una calda e assolata domenica di giugno non sarà una trappola per dei cittadini consapevoli), smetterla di sprecare 250 litri di acqua al giorno, informarsi, far passare nei propri comuni di appartenenza la modifica dello statuto nel quale inserire la dicitura che l’acqua è un bene privo di rilevanza economica, chiedere a gran voce che essa sia riconosciuta come un diritto umano, che venga gestita dalle comunità, che i privati restino fuori dalla porta.

La sala era stranamente tappezzata da una serie di fogli A4 che riportavano numeri e parole:  erano una serie di articoli della Costituzione Italiana stampati e attaccati qua e là sulle pareti, sul tavolo dei relatori, su qualche pilastro. Un monito, per i partecipanti, a mobilitarsi. “Se non ora quando?”, ha efficacemente sollecitato dal palco il fisico nucleare Elena Sassi (Università Federico II di Napoli), richiamandosi volutamente alla manifestazione del 13 febbraio scorso per la dignità della donna.

E a chi sente tutto il peso del topolino che lotta contro il gigante, padre Alex regala una perla: “Un momento buio come questo non l’avevamo forse mai vissuto. Ma non dobbiamo avere paura. C’è anzi bisogno di speranza. La vita è sempre più forte della morte, me lo hanno insegnato i poveri di Korogocho. Geremia, il profeta del doloroso esilio a Babilonia, resta il profeta della speranza e dice al Signore ‘Vedo un mandorlo, e un mandorlo fiorito’. Il Dio della Vita vince. Su tutto”.☺

gadelis@libero.it

 

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