il mistico nel barocco   di Gaetano Jacobucci
28 Ottobre 2012 Share

il mistico nel barocco di Gaetano Jacobucci

 

Parlare di “esperienze mistiche” è riferirsi ad emozioni che rasentano l’assimilazione totale all’oggetto contemplato, in tal modo l’uomo si avvicina alla trascendenza, si trova inspiegabilmente cambiato e non può che sentirsi un “uomo nuovo”, violentemente attirato da Dio come da una calamita interiore tanto da divenire ebbro, pazzo d’amore.

Tutto ciò non fa ricorso a intermediari, non fa uso di immagini, di prese di coscienza, di ricordi memorizzati nel corso degli anni. Cosa avviene allora quando Dio si comunica “direttamente” all’uomo?

La scultura e la pittura barocca tentano di dare una risposta visiva a questo interrogativo interiore assolutamente nuovo ed il mistico, colui o colei che riceve la autodonazione divina, vede svanire, scomparire tutti gli archetipi psicologici, non può descrivere tale realtà interiore con linguaggio umano, perché la parola non si adatta al divino. La descrizione letteraria o semplicemente verbale viene descritta dopo, quando l’esperienza dell’unione con lo Sposo è terminata. Allora si andrà a cercare espressioni linguistiche per descriverle.

Il Barocco con la sua espressione figurativa ha una vera e propria folgorazione, invasione di emozioni, per i quali non si può rivendicare nessun merito, in quanto Dio, nella sua sovrana libertà, la dà a chi vuole, quando vuole, e come vuole. Riversa doni a quanti devono compiere una data missione utile a tutta l’umanità. I grandi riformatori della vita religiosa di questo periodo diventano segni visibili della presenza divina della grazia donata gratuitamente.

La Riforma Spagnola ebbe grande eco all’interno del bacino mediterraneo permettendo una variegata fioritura di forme artistiche e letterarie sulla scia di San Giovanni della Croce (Cantico spirituale e Fiamma d’Amor viva) e S. Teresa d’Avila (Il Castello interiore).

L’antropologia e la spiritualità dell’animo barocco si fonda sul concetto che  l’uomo è il luogo della presenza di Dio e Dio non sta stretto dentro l’uomo. Di questo i mistici sono gli araldi di annuncio più convincenti.

Le estasi

L’uomo è un essere in perenne “ex-stasìs” cioè fuori di sé, rivolto verso l’oggetto del suo amore che è l’uomo. Poiché Egli, che è Amore, ama perfettamente, allora si può dire senza timore di esagerare, che Dio è più in noi che in se stesso, ama più noi che se stesso.

La Santa Teresa d’Avila del Colombo (museo Diocesano di Bitonto-Bari) è interpretata con le allocuzioni interiori: fenomeni secondari, marginali, in cui è possibile l’intervento divino, cui si aggiunge il concorso dell’uomo. La natura vi partecipa considerevolmente. La rivelazione -incontro con il divino è espressa in modo drammatico e in deliquio ascetico attira l’astante alla medesima eccitazione interiore. Se Giacomo Colombo e la sua scuola descrivono questa espansione nell’abisso inaccessibile dell’Essenza Divina, allora scopriamo il Puro Amore, che acceca ogni nostra capacità sensoriale che non può oscurare la volontà di lasciarci attrarre, di uniformarci a lui. Il lume soprannaturale si può scorgere nella torsione della mano che mostra il fuoco, che dà fuoco, avvampa e non consuma. Là Egli sarà luce abbagliante, che acceca ogni nostra capacità sensoriale, oscurerà l’emozione per schiudere l’amore umano e dilatarlo a rivestirsi della grazia, secondo la dimensione dell’amore che tutto trasforma… ☺

gaetano.jacobucci@virgilio.it

 

 

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