Il nostro piccolo Molise è uno scrigno pieno di oggetti di valore, piccoli e grandi, che gli stessi molisani il più delle volte ignorano o semplicemente non hanno mai visto. Sicuramente la pensano in questo modo anche in Regione visto che gli interventi in tema di turismo non mancano mai. L’ultimo in ordine di tempo è stato deliberato il 30 aprile scorso e riguarda la Strategia Nazionale per la Biodiversità, con l’intenzione di implementare il turismo sostenibile nelle aree protette e nei siti Natura 2000.
Lungo le rive del nostro mare, in quel di Pescara, si sono, invece, riuniti i deputati PD in un incontro dedicato a “L’ economia che viene dal mare. Sostenibilità ambientale e futuro della pesca nel medio Adriatico”. Il tutto a pochi giorni dalla manifestazione di Lanciano contro le trivellazioni a largo delle nostre coste. Sostenibilità ambientale e pozzi petroliferi di solito sono a distanza di sicurezza, nel senso che l’uno esclude l’altro, allora come è possibile che l’ Adriatico, un mare così vulnerabile per dimensioni e scarsa profondità, riesca a sfidare questa regola? Una riflessione che fortunatamente potremo affrontare meglio alla pubblicazione di questo numero perché i fatti e le parole saranno già stati consumati.
Tornando alle aree protette che si trovano sulla terra ferma, in gran maggioranza a diversi chilometri di distanza dalla costa, con questa nuova iniziativa della Regione si intende favorire la conoscenza del patrimonio naturalistico e “promuoverne la conoscenza e la fruizione attraverso azioni di comunicazione e informazione”. In questa operazione verranno coinvolti, almeno così è scritto, il mondo della scuola e l’associazionismo. Un’operazione per la quale sono stati messi a disposizione 47 mila euro. Bene. Il patrimonio di questo piccolo scrigno deve essere valorizzato.
Ricordo, però, la mia prima lezione di economia, terzo anno di Ragioneria (all’epoca chiamavamo tutti così l’I.T.C.): se nel cuore dell’Africa c’è una montagna con al suo interno un diamante gigantesco che però non può essere estratto dalle rocce, trasportato e utilizzato quello non è un bene economico. Una spiegazione che mi sembra in stringente analogia con il nostro piccolo scrigno perché le bellezze che la Natura ci ha dato in custodia e che la Storia ci ha consegnato presentano uno scarso valore economico dovuto alla difficoltà di essere poste sul mercato. Se vivessi in Toscana e volessi conoscere la storia dei Sanniti, quel popolo che insieme agli Etruschi fu così importante per la storia di Roma, come dovrei fare per visitarne i resti e toccare con mano la testimonianza del loro glorioso passato? Mi informo su come raggiungerli, ovviamente. Così mi accorgo che il viaggio con mezzi pubblici è a dir poco sconveniente; prendere l’auto privata? Ok. Qual è il percorso più breve? Quali strade sono ancora percorribili? Si rischia di fare la fine di Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere.
Il problema delle vie di comunicazione, in Molise, è così grave che persino i residenti fanno fatica a sostenere i necessari spostamenti sul territorio, figuriamoci i turisti.
C’è da aggiungere che la comunicazione in genere presenta non poche difficoltà. È noto che internet veloce è un sogno per i piccoli centri distanti dalle linee cablate (anche se poi si trascinano i cavi fino al nucleo industriale di Termoli dimenticandosi che quella era l’unica zona già cablata da diversi anni), persino i contatti telefonici non sono così facili. Qualcuno ha provato a prendere l’elenco telefonico per chiamare il centralino della Regione Molise? Di numeri ce ne sono più di uno, peccato, però, che siano quasi tutti inesistenti.
Da tempo sui social network si scherza sul tema il Molise non esiste e questo modo di gestire il territorio fa pensare quasi che lo si voglia preservare un po’ come il paese delle meraviglie, alla Crozza maniera, o farne davvero un territorio da favola, da romanzo cavalleresco: una nuova Camelot o il regno di Peter Pan. Se è questa la strategia allora sì che lo si può definire un territorio da “scoprire” e chissà che non si trasformi in un Eldorado. Se, però, il futuro è meno fiabesco converrebbe far tesoro del riferimento ai principi basilari dell’economia per fare in modo di rendere prima di tutto fruibile il bellissimo patrimonio naturalistico, storico e preistorico del Molise e poi invogliare i turisti a visitarlo, altrimenti resteranno colpiti soprattutto dalle difficoltà sopportate durante il viaggio e la permanenza, chiamati a muoversi in una valle oscura.☺
Il nostro piccolo Molise è uno scrigno pieno di oggetti di valore, piccoli e grandi, che gli stessi molisani il più delle volte ignorano o semplicemente non hanno mai visto. Sicuramente la pensano in questo modo anche in Regione visto che gli interventi in tema di turismo non mancano mai. L’ultimo in ordine di tempo è stato deliberato il 30 aprile scorso e riguarda la Strategia Nazionale per la Biodiversità, con l’intenzione di implementare il turismo sostenibile nelle aree protette e nei siti Natura 2000.
Lungo le rive del nostro mare, in quel di Pescara, si sono, invece, riuniti i deputati PD in un incontro dedicato a “L’ economia che viene dal mare. Sostenibilità ambientale e futuro della pesca nel medio Adriatico”. Il tutto a pochi giorni dalla manifestazione di Lanciano contro le trivellazioni a largo delle nostre coste. Sostenibilità ambientale e pozzi petroliferi di solito sono a distanza di sicurezza, nel senso che l’uno esclude l’altro, allora come è possibile che l’ Adriatico, un mare così vulnerabile per dimensioni e scarsa profondità, riesca a sfidare questa regola? Una riflessione che fortunatamente potremo affrontare meglio alla pubblicazione di questo numero perché i fatti e le parole saranno già stati consumati.
Tornando alle aree protette che si trovano sulla terra ferma, in gran maggioranza a diversi chilometri di distanza dalla costa, con questa nuova iniziativa della Regione si intende favorire la conoscenza del patrimonio naturalistico e “promuoverne la conoscenza e la fruizione attraverso azioni di comunicazione e informazione”. In questa operazione verranno coinvolti, almeno così è scritto, il mondo della scuola e l’associazionismo. Un’operazione per la quale sono stati messi a disposizione 47 mila euro. Bene. Il patrimonio di questo piccolo scrigno deve essere valorizzato.
Ricordo, però, la mia prima lezione di economia, terzo anno di Ragioneria (all’epoca chiamavamo tutti così l’I.T.C.): se nel cuore dell’Africa c’è una montagna con al suo interno un diamante gigantesco che però non può essere estratto dalle rocce, trasportato e utilizzato quello non è un bene economico. Una spiegazione che mi sembra in stringente analogia con il nostro piccolo scrigno perché le bellezze che la Natura ci ha dato in custodia e che la Storia ci ha consegnato presentano uno scarso valore economico dovuto alla difficoltà di essere poste sul mercato. Se vivessi in Toscana e volessi conoscere la storia dei Sanniti, quel popolo che insieme agli Etruschi fu così importante per la storia di Roma, come dovrei fare per visitarne i resti e toccare con mano la testimonianza del loro glorioso passato? Mi informo su come raggiungerli, ovviamente. Così mi accorgo che il viaggio con mezzi pubblici è a dir poco sconveniente; prendere l’auto privata? Ok. Qual è il percorso più breve? Quali strade sono ancora percorribili? Si rischia di fare la fine di Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere.
Il problema delle vie di comunicazione, in Molise, è così grave che persino i residenti fanno fatica a sostenere i necessari spostamenti sul territorio, figuriamoci i turisti.
C’è da aggiungere che la comunicazione in genere presenta non poche difficoltà. È noto che internet veloce è un sogno per i piccoli centri distanti dalle linee cablate (anche se poi si trascinano i cavi fino al nucleo industriale di Termoli dimenticandosi che quella era l’unica zona già cablata da diversi anni), persino i contatti telefonici non sono così facili. Qualcuno ha provato a prendere l’elenco telefonico per chiamare il centralino della Regione Molise? Di numeri ce ne sono più di uno, peccato, però, che siano quasi tutti inesistenti.
Da tempo sui social network si scherza sul tema il Molise non esiste e questo modo di gestire il territorio fa pensare quasi che lo si voglia preservare un po’ come il paese delle meraviglie, alla Crozza maniera, o farne davvero un territorio da favola, da romanzo cavalleresco: una nuova Camelot o il regno di Peter Pan. Se è questa la strategia allora sì che lo si può definire un territorio da “scoprire” e chissà che non si trasformi in un Eldorado. Se, però, il futuro è meno fiabesco converrebbe far tesoro del riferimento ai principi basilari dell’economia per fare in modo di rendere prima di tutto fruibile il bellissimo patrimonio naturalistico, storico e preistorico del Molise e poi invogliare i turisti a visitarlo, altrimenti resteranno colpiti soprattutto dalle difficoltà sopportate durante il viaggio e la permanenza, chiamati a muoversi in una valle oscura.☺
Il nostro piccolo Molise è uno scrigno pieno di oggetti di valore, piccoli e grandi, che gli stessi molisani il più delle volte ignorano o semplicemente non hanno mai visto. Sicuramente la pensano in questo modo anche in Regione visto che gli interventi in tema di turismo non mancano mai.
Il nostro piccolo Molise è uno scrigno pieno di oggetti di valore, piccoli e grandi, che gli stessi molisani il più delle volte ignorano o semplicemente non hanno mai visto. Sicuramente la pensano in questo modo anche in Regione visto che gli interventi in tema di turismo non mancano mai. L’ultimo in ordine di tempo è stato deliberato il 30 aprile scorso e riguarda la Strategia Nazionale per la Biodiversità, con l’intenzione di implementare il turismo sostenibile nelle aree protette e nei siti Natura 2000.
Lungo le rive del nostro mare, in quel di Pescara, si sono, invece, riuniti i deputati PD in un incontro dedicato a “L’ economia che viene dal mare. Sostenibilità ambientale e futuro della pesca nel medio Adriatico”. Il tutto a pochi giorni dalla manifestazione di Lanciano contro le trivellazioni a largo delle nostre coste. Sostenibilità ambientale e pozzi petroliferi di solito sono a distanza di sicurezza, nel senso che l’uno esclude l’altro, allora come è possibile che l’ Adriatico, un mare così vulnerabile per dimensioni e scarsa profondità, riesca a sfidare questa regola? Una riflessione che fortunatamente potremo affrontare meglio alla pubblicazione di questo numero perché i fatti e le parole saranno già stati consumati.
Tornando alle aree protette che si trovano sulla terra ferma, in gran maggioranza a diversi chilometri di distanza dalla costa, con questa nuova iniziativa della Regione si intende favorire la conoscenza del patrimonio naturalistico e “promuoverne la conoscenza e la fruizione attraverso azioni di comunicazione e informazione”. In questa operazione verranno coinvolti, almeno così è scritto, il mondo della scuola e l’associazionismo. Un’operazione per la quale sono stati messi a disposizione 47 mila euro. Bene. Il patrimonio di questo piccolo scrigno deve essere valorizzato.
Ricordo, però, la mia prima lezione di economia, terzo anno di Ragioneria (all’epoca chiamavamo tutti così l’I.T.C.): se nel cuore dell’Africa c’è una montagna con al suo interno un diamante gigantesco che però non può essere estratto dalle rocce, trasportato e utilizzato quello non è un bene economico. Una spiegazione che mi sembra in stringente analogia con il nostro piccolo scrigno perché le bellezze che la Natura ci ha dato in custodia e che la Storia ci ha consegnato presentano uno scarso valore economico dovuto alla difficoltà di essere poste sul mercato. Se vivessi in Toscana e volessi conoscere la storia dei Sanniti, quel popolo che insieme agli Etruschi fu così importante per la storia di Roma, come dovrei fare per visitarne i resti e toccare con mano la testimonianza del loro glorioso passato? Mi informo su come raggiungerli, ovviamente. Così mi accorgo che il viaggio con mezzi pubblici è a dir poco sconveniente; prendere l’auto privata? Ok. Qual è il percorso più breve? Quali strade sono ancora percorribili? Si rischia di fare la fine di Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere.
Il problema delle vie di comunicazione, in Molise, è così grave che persino i residenti fanno fatica a sostenere i necessari spostamenti sul territorio, figuriamoci i turisti.
C’è da aggiungere che la comunicazione in genere presenta non poche difficoltà. È noto che internet veloce è un sogno per i piccoli centri distanti dalle linee cablate (anche se poi si trascinano i cavi fino al nucleo industriale di Termoli dimenticandosi che quella era l’unica zona già cablata da diversi anni), persino i contatti telefonici non sono così facili. Qualcuno ha provato a prendere l’elenco telefonico per chiamare il centralino della Regione Molise? Di numeri ce ne sono più di uno, peccato, però, che siano quasi tutti inesistenti.
Da tempo sui social network si scherza sul tema il Molise non esiste e questo modo di gestire il territorio fa pensare quasi che lo si voglia preservare un po’ come il paese delle meraviglie, alla Crozza maniera, o farne davvero un territorio da favola, da romanzo cavalleresco: una nuova Camelot o il regno di Peter Pan. Se è questa la strategia allora sì che lo si può definire un territorio da “scoprire” e chissà che non si trasformi in un Eldorado. Se, però, il futuro è meno fiabesco converrebbe far tesoro del riferimento ai principi basilari dell’economia per fare in modo di rendere prima di tutto fruibile il bellissimo patrimonio naturalistico, storico e preistorico del Molise e poi invogliare i turisti a visitarlo, altrimenti resteranno colpiti soprattutto dalle difficoltà sopportate durante il viaggio e la permanenza, chiamati a muoversi in una valle oscura.☺
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