il pifferaio di morrone
21 Marzo 2010 Share

il pifferaio di morrone

 

Quando accade che un governatore sfila nelle strade di una città per protestare contro il sindaco di un comune della sua regione, allora significa che egli non ha più nulla da dire e da fare nelle sue vesti istituzionali di presidente della regione, di assessore, di commissario. Il Paese crolla e Iorio non trova altro da fare che mettersi sotto le finestre di Greco, il Sindaco di Termoli, per chiedergli di andarsene dal comune.

Che una parte della destra termolese, strumentalizzando le vicende comunali, cerchi di accreditarsi,  inscenando performance goliardiche, agli occhi di chi alla protesta si è guardato bene di partecipare, è semplicemente patetico ma comprensibile, visti anche gli attori in campo; che queste cose le facciano il Presidente Iorio e la sua band è grottesco.

Gli organizzatori di questa farsa volevano mostrare i muscoli ai loro alleati e invece hanno esposto al pubblico ludibrio il loro futuro candidato sindaco. Il pifferaio di Morrone è andato al mare per “Liberare Termoli” e i resistenti indigeni non si sono fatti trovare. Conclusione: i bolscevichi continuano impunemente ad occupare il Palazzo del Comune.

Il film andato in scena per le vie di Termoli potrebbe sembrare comico, se non fosse che nel Molise, oltre ai problemi che affrontano tutti i governatori d’Italia, il Nostro ha qualche grattacapo in più che si chiama sviluppo, sanità, terremoto, questione morale, da black hole alla centrale turbogas, passando per l’inchiesta “piedi d’argilla”. Niente di tutto ciò, il liberatore ha altri grilli per la testa: la Provincia di Campobasso che non risponde più a nessuno, neanche ai vertici del PD, cosa questa che lo preoccupa enormemente; il Comune capoluogo che i cittadini vorrebbero restasse nelle mani della sinistra a dispetto dei vertici del PD e degli amici di Di Pietro, i quali hanno deciso con ostinazione di disfarsene; l’amministrazione comunale di Termoli, nella quale non sono le scelte del sindaco Greco a  turbarlo, quanto quelle dei suoi alleati, che preferiscono giocare con il gattone e non con i toponi. Queste sono le premure o, come si dice oggi, gli argomenti nell’agenda politica di Michele Iorio.

Il bilancio della sanità, consegnato al Governatore nel 2001 con un debito di 30 milioni di euro, oggi, dopo otto anni di cura, si è moltiplicato per 30: siamo alla vigilia del Commissariamento. Dove sono finiti tutti questi soldi? È possibile che li hanno dilapidati tutti a Larino e a Venafro?

Basta tornare indietro di qualche anno, da quando la destra sgoverna questa regione, per ricordare che il Vietri ha subito solo ridimensionamenti e tagli, altro che razionalizzazione! E, se qualcuno non è smemorato ricorderà quella richiesta fatta al Consiglio Regionale perché fosse istituita una commissione d’inchiesta per verificare la regolarità degli atti assunti dalla Giunta Veneziale in merito al servizio di riabilitazione, affidato all’Istituto Maugieri. Non per amore di verità o di giustizia venne promossa quella iniziativa; ne è la prova il fatto che a nessuno venne affidato quel servizio, anche successivamente. Servì, invece, a favorire carriere politiche che oggi sono sotto gli occhi di tutti; sono gli stessi che oggi invitano i cittadini al senso di responsabilità. Strano che solo i Larinesi non se ne siano accorti e continuino ad affidare il loro destino ad un Sindaco che, mentre scende in piazza a fianco dei sui concittadini, lascia dire a Iorio, senza insultarlo:  “Giardi- no e Cotugno sono d’accordo con me”.

Perché a pagare le scelte allegre del malgoverno della destra devono essere Larino e Venafro e non, in maniera proporzionale, tutti quanti i Molisani?

Una volta, quando i parlamentari venivano eletti, non nominati, decisioni così pesanti erano assunte non senza il preventivo consenso di coloro i quali rappresentavano il territorio nelle sedi istituzionali più alte, anche se in definitiva la scelta finale spettava al presidente della Regione. Vogliamo pensare, non per scusarla ma solo perché questa è l’ipotesi a lei più favorevole, che l’On.le De Camillis non sia stata neanche informata della decisione che porterà in futuro alla chiusura dell’Ospedale dove è nata, senza tuttavia tacere sulla scadente qualità  della nostra democrazia. A rivendicare la presenza di una struttura sanitaria, un ospedale e non un poliambulatorio, non è solo la Città di Larino ma l’intero comprensorio colpito dagli aventi sismici del 2002 per il quale il Governo Nazionale e quello Regionale sono in perenne debito.

 Dopo gli eventi sismici del 2002, i molisani delle aree colpite si sarebbero aspettati risposte concrete da parte delle istituzioni regionali, non richieste di sacrifici e di tagli. Sono passati già sette anni e nulla è cambiato: né ricostruzione, né sviluppo, L’Ufficio stampa e propaganda della giunta regionale ci ha informato in questi giorni che il commissario delegato ha sottoscritto 55 decreti di finanziamento per altrettanti interventi di ricostruzione nella classe A, di cui 9 fuori del cratere; si è invece dimenticato di dire, ma lo fa da diversi anni, che la ricostruzione in classe A, fuori e dentro il cratere è ancora all’inizio; basta leggere con attenzione i dati forniti dalle strutture commissariali. C’è un vecchio adagio molisano che dice più o meno così: “i guai non vengono mai da soli”. Non possiamo che confermare: noi abbiamo avuto prima il terremoto e poi Iorio. ☺

 

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