Il popolo vive
3 Febbraio 2015 Share

Il popolo vive

Le realtà sociali sono in subbuglio e si organizzano per la nuova primavera italiana ed europea. Tra gennaio e marzo molti gli incontri politici nazionali che cercheranno di disegnare le nuove alleanze per costruire un’alternativa. Nessun dorma perché le prossime decisioni dei popoli incideranno sui processi di liberazione. In Grecia si voterà per rinegoziare il debito agitando lo status quo e le decisioni della Troika che è pronta a sganciare dall’Europa una nazione tartassata, ora ribelle. Anche in Italia i movimenti sociali lavorano per la riappropriazione della democrazia. Forse sempre più numerose vincono la passività e scoprono il bisogno inestinguibile di liberarsi. O Dio, ascolta il cuore oppresso di chi soffre senza colpa, sostieni le mani e i piedi di coloro che insieme vogliono uscire dal giogo insopprimibile di chi li opprime senza pietà!

Abbiamo dimenticato che la giustizia, nel rispetto della dignità umana, deve guidare il mondo e che senza di essa il precipizio ci ingoierà. Siamo chiamati al cambiamento e non solo a cambiare le cose. Se riscoprire il volto del fratello e della sorella sembrano operazioni banali e superficiali, allora vi dico che senza di esse nessuna nuova civiltà sarà possibile. L’esodo verso la liberazione ci chiama tutti ad un impegno preciso che parte da noi stessi. Il potere del Faraone è già sulle nostre tracce e dovremmo fidarci l’uno dell’altro e provare con il fuoco la nostra fedeltà reciproca che si alimenta nella schiettezza e non nell’ipocrisia.

Abbiamo di fronte il mar Rosso delle nostre diffidenze, paure, incomprensioni e retropensieri, ma dobbiamo affrontarle dentro di noi e con gli altri. Superare la cultura del nemico e dello scarto appare lo stesso ostacolo perché l’una alimenta l’altra. Nemici non sono le persone, ma i sistemi di potere a cui queste si ispirano. Se la vita vale la pena di essere vissuta, allora è per questa via che dobbiamo proseguire senza sosta, temendo noi stessi allo stesso modo in cui temiamo gli altri perché è dentro di noi che si annidano le maggiori resistenze al cambiamento. Nulla di quello che abbiamo in proprietà ci potrà salvare, ma solo un animo solidale che nella giustizia creerà le premesse per dare pane, terra, casa e lavoro a tutti.

Siamo ancora incrostati dei nostri piccoli spazi di potere e non contempliamo che il potere del popolo è più forte del popolo al potere. Dovremmo imparare a gestire insieme i beni comuni e le nostre comunità senza lamentarci e senza nutrire invidia verso chi  ha maggiori possibilità, ma condividere con chi è nella necessità. Liberarci del sogno intimo di arricchirci per non dipendere e avere sicurezze. Queste saranno solo in funzione della coesione sociale che si costruisce non col denaro, ma con la credibilità. Cadremo e ci rialzeremo, litigheremo per poi fare pace, ma costruiremo ciò che nessun potere potrà sottrarci e che la fede nell’altro custodirà gelosamente. Patiremo e testimonieremo che la vita è prima del profitto, del debito e talvolta anche di alcuni diritti che privatizzano l’esistenza.

Vedo come primo obiettivo la costruzione di uno stile di scuola popolare, partecipata e inclusiva, ove confrontarci e guidarci. Una scuola che ha bisogno di tutti e che affronti ciò che il pensiero unico non contempla e nasconde: la realtà. In essa e solo da essa possiamo costruire un filo nuovo di un discorso vero di cui abbiamo estremamente bisogno e di cui sentiamo tutti la necessità. Quale civiltà potrà salvarci? La civiltà della vita e della custodia del fratello, del popolo e della terra. Lavoreremo e custodiremo. E forse riusciremo a capire che solo chi custodisce la vita potrà generare una vera democrazia che vinca i sistemi oppressivi e ristabilisca un’equità sociale.

Se sogno ad occhi aperti svegliatemi, ma se sognate anche voi allora svegliamoci e mettiamoci in cammino.☺

 

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