Non dimenticar le mie parole:
bimba, tu non sai cos’è l’amor
è una cosa bella come il sole
più del sole dà calor.
(D’Anzi – Bracchi)
Caro vecchio swing,
sollevami sulla tua onda sonora
e, indietro navigando il tempo, sbarcami
sulla spiaggia toscana, a Villa Rosa,
vivaio di fanciulle in fiore,
fra la pineta e il mare.
Ch’io torni a contemplare la bellezza
del tramonto che ingemma cielo e mare,
o che ancor mi streghi il fascino arcano
della Gorgona, l’isola proibita:
infida si profila all’orizzonte
ammiccando fra lividi vapori
col suo sguardo di morte.
Il tuo ritmo pacato e seducente
invita al ballo (ne vibra il salone,
ogni sera di gioventù festoso).
“Bimba, tu non sai cos’è l’amor”,
ironico cinguetta il trio Lescano.
Gli oppongono le ballerine in erba
il proprio sogno d’amore romantico,
nutrito di poesia, musica, mito.
Note d’un melodramma d’altro secolo
si diffondono adesso nel salone:
e l’eterno mito di Ero e Leandro
trascina le ragazze che attorniano
il grammofono in un delirio di suoni
e d’immagini rapide e mutevoli.
Ecco Leandro nuotare nelle acque
dell’Ellesponto, ecco Ero l’amata
che dalla torre faro a sé l’attira;
poi l’infierire del cielo e del mare
e, tornata la calma, il dolce affiorare
dei corpi senza vita degli amanti
che per sempre si ritrovano.
L’amore dà pienezza di senso alla vita.
L’adolescenza ne incarna il tenero preludio
e l’età ultima non è terra desolata,
non pozzo d’amore prosciugato dalla morte:
è solo grazia, è cantico dei cantici che ci sale dal cuore.
Chi, amante amato, la morte ci ha rapito
nel flusso ardente dei ricordi è vivo accanto a noi
perché “forte come la morte è l’amore”.
Ester