il sol dell’avvenire
26 Marzo 2010 Share

il sol dell’avvenire

 

Il Molise è in ginocchio, piegato dai colpi della crisi globale e dalla guida di una classe dirigente miope e del tutto inadeguata alle funzioni di governo. Ad osservare il crollo del sistema produttivo, con fabbriche che chiudono e interi settori produttivi che arrancano, viene il dubbio che galleggiamo tra  i flutti del mare in tempesta, su una nave alla deriva. Nessuno conosce gli strumenti di bordo e l’oscurità impedisce di seguire le stelle. La stazione radio osanna a orari stabiliti le gesta del comandante che, lasciato il timone, passa il tempo con la sua ciurma a saccheggiare la stiva e rovistare in cucina. Avendo solcato tanti mari, dosa le porzioni con sapienza e la truppa plaudente lo acclama ignorando gli scogli che porranno fine al bivacco. Peccato per i passeggeri, che affonderanno insieme all’equipaggio, per la loro ignavia che li ha indotti a volger lo sguardo sempre altrove con pavidità e sciocca furbizia di corto respiro.

Una simile metafora, cruenta nei tratti ma sostanzialmente veritiera, ci offre lo spaccato di una terra allo stremo che non riesce a trovare la forza per uno scatto d’orgoglio. I più coraggiosi scappano via, i finti furbi si aggirano tra le stanze del potere per elemosinare qualche contrattino per i propri pargoli, i neo-laureati cominciano ad avere dubbi sul rapporto tra Università e territorio, gli imprenditori locali sono a corto di liquidità e quelli extra-regionali raccattano i ferri e se ne vanno. Interi settori produttivi battono la fiacca e a poco serve urlare nei palazzi della politica quando un agricoltore, un artigiano o un commerciante non guadagna più col lavoro che fa. Sta scomparendo il mito del posto fisso e i tagli draconiani alla scuola, alla sanità e agli enti locali mietono centinaia di occupati anche nel lavoro pubblico. Le Ferrovie tra qualche tempo affiggeranno la foto di un treno davanti alle stazioni e imbarcheranno i pendolari sui pullman sostitutivi con percorsi assurdi su tracciati incredibili. Non sia mai che ti si rompe il telefono non esiste più un ufficio con delle persone fisiche con cui prendersela! L’Abruzzo e il Molise sono stati divisi dalla Telecom in due compartimenti, uno che fa capo a Pescara e l’altro a Lanciano (???).  Se provi a spiegare il guasto al 187 ti risponde una signora di Novara o di Udine e ci vuole più tempo a dirle dove si trova Casacalenda che non a farle le rimostranze.

Con la scusa della privatizzazione della gestione del servizio idrico, c’è da temere l’arrivo di speculatori che lucreranno sulla nostra acqua, senza aggiustare le condotte né ridurre gli sprechi. Su ogni colle stanno alzando pale eoliche per assicurarci la ventilazione, così che a noi resta l’aria fritta e ai furbacchioni, milanesi e casertani, si rimpinguano le tasche. Se osiamo proferir parola ci rimproverano il buco dell’ozono e ci trattano da ignoranti. Zitti e respirate a pieni polmoni vicino alla Turbogas, accanto alle chimiche, vicino al termovalorizzatore di Pozzilli o a quello prossimo di Montagano. Se siete fortunati potete limitarvi ai fumi di una centrale a biomasse e mentre ammirate le pale off-shore nel nostro mare vi diranno che con qualche preghiera serale potrà giungere anche la Centrale Nucleare. Dagli schermi delle locali emittenti ci imboniranno di frottole e spacceranno l’atomica in salsa molisana come la conquista del millennio. Evitate di controllare gli sponsor di tali emittenti perché nel mondo dove tutto è marketing con due “k”, l’autonomia cerebrale sarà un lusso più unico che raro.

I cacciatori molisani potranno specchiarsi nei campi fotovoltaici e rinfrescarsi sotto una torre eolica nel mentre ammirano il fumo di una centrale in un paesaggio bucolico moderno e riformista. I ragazzi gioiranno per la diminuzione dell’orario scolastico e si beeranno nella loro ignoranza. Chiusi i nostri ospedali, i parenti dei malati si riterranno fortunati ad accompagnare i propri cari a Bologna o Milano, così potranno fare shopping ovvero l’arte maestra del terzo millennio. I vecchietti non avranno più pullman e così al bar del paese non mancherà il quarto per il tressette mentre i pendolari saranno felici di bruciare metà stipendio in benzina perché aiuteranno i distributori di carburanti ad assumere nuovo personale. Le case popolari ce le faranno i casertani,  magari sul mare, e l’aumento dei fitti sarà salutato come una giusta equità tra chi ha e chi non ha. Le minoranze saranno soppresse per evitare cantilene monotone che inducono alla depressione. Solo a taluni oppositori sarà data la possibilità di preservare la specie in riserve naturali che faranno rimpiangere l’eremo di Celestino V. Alle finte minoranze che scodinzolano gioiose all’apparire del Grande Fratello sarà mantenuto uno scranno, offerto un microfono e dispensati privilegi, all’ovvia condizione di continuare a ubbidir tacendo.

È arrivata la primavera… ma il sole ancora non sorge! Che dite, prepariamo una spedizione per andare a vedere che fine ha fatto il Sol dell’Avvenir? ☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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