Il talismano
2 Gennaio 2014 Share

Il talismano

Nella cultura arcaica italico-latina il principio di ogni fatto era ritenuto di tale importanza da aver meritato l’apoteosi: un dio, Giano, presiedeva agli inizi e ai passaggi tutti, dalle soglie materiali come le porte delle case, ai varchi della vita dell’uomo, le cesure che ne attraversano il tempo. Pertanto Numa Pompilio dedicò a Giano il primo mese successivo al solstizio d’inverno, gennaio appunto, mese che con la riforma giuliana del calendario del 46 a.C. passò ad essere il primo dell’anno. Matutine pater soprannominava ironicamente Giano Orazio, un padre chiamato a disporre gli uomini alle fatiche e ai travagli quotidiani, e ancora Sant’Agostino ricordava che ad Ianum pertinent initia factorum e che a lui compete omnium initiorum potestatem. L’iconografia classica romana raffigurava Giano come un dio bicefalo – di qui l’appellativo di “Giano bifronte”-                       particolarità questa connessa all’area di influenza divina esercitata da Giano, preposto alle porte, ai passaggi e ai ponti, di cui custodiva l’entrata e l’uscita portando in mano, come i portinai, gli ianitores, una chiave e un bastone, mentre le due facce vegliavano nelle due direzioni, a vigilare entrata ed uscita, nel caso del tempo umano futuro e passato.

Mi piace questa rappresentazione di una barriera fluida tra prima e poi, questo volto bifronte che sorveglia il passato e guarda il futuro, mi piace perché mi suggerisce continuità e ponderazione, mi dà fiducia, perché apre alla speranza ma custodisce quel che è stato quasi anima sottesa di quel che sarà, allo stesso modo che non mi piacciono affatto quei propositi di palingenesi radicale ed improbabile che vanno dallo stucchevole “anno nuovo, vita nuova” al primitivo lancio di vasellame dai balconi di tradizione partenopea. Credo che ad un trapasso morbido tra passato e futuro mediato dall’attualità di un presente vivo di coraggio volesse invece alludere Lucio Dalla quando cantava “l’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando è questa la novità”. La novità può essere banale, trita, finanche noiosa, una preparazione, come quella di Dalla, rito da retroscena, rito della durata e della pazienza, prima e gerarchicamente sopra l’evento eclatante, che colpisce la fantasia, ma si consuma in breve. Mi sarei scelta anch’io una parola-talismano per l’anno entrante, una parola rivoluzionaria e antica, una parola della permanenza nel tempo, una parola tenace, una parola non di capodanno solo, una parola di sempre: cura. Cura, perché è una parola breve, eppure contiene un mondo: amore, affetto, studio, responsabilità, tutto ciò che svolge le nostre capacità di relazione e di emozione. Cura, perché è una parola resistente, oltre il tempo della morte e del lutto, quintessenza di un sentimento. Cura, perché è parola anceps, come dicevano i latini, dalla doppia potenzialità semantica: è parola transitiva della mia cura per gli altri o degli altri per me ed è parola riflessiva della mia cura per me stesso sollecitata dagli altri e dal mondo, e l’ambiguità di confine tra la sua proprietà transitiva e quella riflessiva non è ingannevole intralcio, ma instancabile avvicendamento di legami. Cura, perché è parola del qui ed ora e insieme viatico, parola del cammino. Cura, perché è parola del bisogno e del rimedio, della fatica e della ricompensa, dell’energia e della discrezione. Cura, perché è parola del dono e del disinteresse, ma è anche parola di chi sa porsi centro della propria esistenza. Cura perché è parola senza ironia, è azione, fatto. Cura perché è Antigone, di nuovo. Cura, perché è il volto di nostra madre e di tutti coloro che amiamo e che ameremo. Mentre ero impegnata a scrivere, ovviamente mi è tornata in mente “La cura”, canzone celeberrima di Battiato: “Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. Percorreremo insieme le vie che portano all’essenza… Tesserò i tuoi capelli con trame di un canto… perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te”.

Silenzio, pazienza, essenza, trame di canto, essere speciali, cura, io e te: sono i miei auguri 2014 per voi, per noi. ☺

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