Il valore sociale dell’agricoltura
10 Maggio 2019
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Il valore sociale dell’agricoltura

Il ritorno all’agricoltura come opportunità di rilancio sociale, economico e occupazionale per le aree interne del Mezzogiorno e come possibilità di incontro e di crescita comune di giovani italiani e immigrati.

In un momento storico in cui a dominare sono sempre più odio, paura dell’altro e disimpegno in campo sociale e politico, c’è chi ha scelto di andare in direzione ostinata e contraria, consapevole delle problematiche che vivono i territori marginali e le aree periferiche del Paese (disoccupazione, calo demografico e rischio desertificazione a tutti i livelli) e delle distorsioni prodotte da un mercato senza regole, in cui a dominare è la ricerca sfrenata del profitto, in nome del quale troppo spesso si finisce col provocare danni irreparabili al clima e alla stessa salute delle persone.

L’esempio di una possibile alternativa alle contraddizioni del modello turbo-capitalista che ha investito tutti i settori produttivi, a partire proprio dall’agricoltura attraverso lo sfruttamento intensivo del territorio e la crescita dei livelli di inquinamento, arriva dalla tesi di laurea intitolata Valore sociale ed economico dell’agricoltura: giovani ed immigrati come possibile binomio, scritta da Manfredi Vitiello, giovane imprenditore agricolo di Larino, laureatosi lo scorso 28 marzo in Scienze dell’Economia e Management all’Università degli Studi G. D’Annunzio di Chieti-Pescara. L’idea di una tesi di laurea ispirata al tema dell’agricoltura trae spunto anche dalla sua esperienza sul campo, attraverso un progetto di riscoperta e coltivazione di grani antichi, con successiva trasformazione in farine con cui si producono pasta, pane e pizza: un modo per riscoprire i sapori di un tempo e prevenire i rischi di intolleranze alimentari dovute all’utilizzo di prodotti industriali a basso costo.

Lo studio condotto attraverso la tesi parte da una attenta analisi delle criticità del nostro tempo. Se si osservano i vari indicatori sociali ed economici di una regione come il Molise ci si accorge che essi presentano evidenti segni negativi: invecchiamento della popolazione, calo demografico, crescita vertiginosa del tasso di disoccupazione. Elementi questi ultimi che uniti alle ataviche carenze infrastrutturali e al venir meno dei servizi essenziali, incentivano sempre più giovani a fare la valigie e scappare via.

Eppure il Molise è una terra ricca di storia, cultura, tradizioni, con innate potenzialità di sviluppo turistico e quindi anche economico e sociale, uno sviluppo possibile se pone le basi sull’agricoltura di qualità, settore capace di assicurare un valore che è insieme sociale ed economico, a beneficio della comunità. Il ritorno alla terra, che per i molisani costituisce anche un ritorno alle origini, può diventare un autentico punto di forza in grado di invertire la tendenza negativa, per riprendere il cammino verso il futuro, con la voglia e la determinazione di esserci, di esistere e soprattutto di resistere.

È un cammino colmo di ostacoli, per il cui superamento occorrono forza e determinazione insieme a tanta volontà e sacrifici. Il ritorno alla terra va considerato anche in una dimensione sociale, all’interno della quale insiste sia l’aspetto ambientale, con la conseguente necessità di difendere e custodire il territorio, sia quello dell’immigrazione, fenomeno che non deve essere più vissuto come fattore di insicurezza e di paura ma, al contrario, come elemento di utilità per il nostro Paese, interessato da un avanzato e progressivo processo di invecchiamento della popolazione. Un Paese, l’Italia, che ha bisogno di immigrati, ovvero di persone da includere a pieno titolo nella vita sociale, economica e culturale, di nuovi concittadini senza i quali non solo l’Italia ma l’Europa stessa non avrebbe alcun futuro.

L’argomento della tesi: “Valore Sociale ed Economico dell’Agricoltura: giovani e immigrati come possibile binomio” altro non è che la sintesi di un impegno per il presente e il futuro di intere generazioni determinate a costruire una nuova agricoltura per le aree interne, che metta al centro la valorizzazione delle esperienze e delle professionalità, la sana alimentazione e il rispetto dell’ambiente che è patrimonio dell’umanità e per questo soggetto all’attenzione e alla responsabilità di ognuno di noi. ☺

 

 

 

 

 

 

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