il viandante   di Mara Mancini
2 Settembre 2012 Share

il viandante di Mara Mancini

 

Le parole di quel libro gli fanno eco nella mente: sarebbe bello poter scivolare sulla superficie del mondo per tutta la vita, volteggiarci sopra senza mai rompere il ghiaccio… ma così ti perdi il meglio. Bisogna rompere il ghiaccio. Bisogna sprofondare, immergersi. Non ci si può limitare a pattinare in superficie, andare e venire, come se niente fosse (Emily St. John Mandel, La musica delle parole). Immergersi nel mondo, sprofondarci dentro… sente brividi solo se ci pensa.

Ha paura del mondo, del tempo che passa, della realtà instabile, mutevole e sfuggente in cui vive. Ma Seneca, filosofo latino, sosteneva che la vita non è breve: siamo noi a renderla tale. Conviene accettare il consiglio di un certo Lorenzo de Medici: chi vuol esser lieto sia, di doman non c’è certezza! Una realtà come quella rappresentata dal barocco attraverso le immagini che lo rattristano di più: il vento, l’acqua che scorre, le ombre, le rovine, le catastrofi, i teschi, i fiori appassiti, gli orologi.

Triste ha un’etimologia ignota, da qualcuno collegata al ceppo anglosassone threostru che significa tenebre: sarà perché chi è triste non riesce a vedere la luce? Don Tonino Bello ha scritto che la vera tristezza non è quando, la sera, non sei atteso da nessuno dal tuo rientro in casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita. E la solitudine più vera la soffri non quando trovi il focolare spento, ma quando non lo vuoi accendere più: neppure per un eventuale ospite di passaggio. Quando pensi, insomma, che per te la musica è finita. E ormai i giochi sono fatti. E nessun’anima viva verrà a bussare alla tua porta.

Vittorio Alfieri nella seconda metà del ‘700 rievoca la tragedia di Saul, un uomo completamente solo, abbandonato anche da Dio. Il peccato di Saul è il suo rifiuto di accettare la propria “umanità”, il proprio destino di uomo consegnato al trascorrere del tempo e della morte. Si ha paura della morte quando non si vive al massimo, quando la vita non va come si vuole. E allora si desidera che il tempo raddoppi, triplichi, sperando che le cose col tempo miglioreranno. L’unico rilancio è di cambiare la vita prima che sia lei a cambiare lui! In lui si sta plasmando lo stesso peccato di Saul. Si sente un viandante, uno di quelli che viaggiano, visitano e cambiano strada per poi ripartire di nuovo. Uno straniero, un forestiero. E non solo. Ti sei mai sentito come una busta di plastica trasportata dal vento, che vuole ricominciare tutto da capo? Ti sei mai sentito sottile come un foglio di carta, e come un castello di carte, ad un soffio dal cadere? (Traduzione di Firework, Katy Perry). Ecco, lui si sente così. Ciò nonostante  è un idealista e crede nelle cose vere, nel lieto fine, nei miracoli, o forse ci spera soltanto. Associa alla parola vivere un significato profondo, ma non sa metterlo in pratica: non vede solo persone che lavorano, che fanno sacrifici, che studiano, appena licenziate. Immagina anche chi decide di mettere da parte la sua vita per un po’, di non pensare alle lancette dell’orologio che corrono veloce. Immagina chi si sdraia sull’erba a guardare le stelle, chi resta sveglio a guardare l’alba. Immagina chi si gode la vista del tramonto dal mare, chi si diverte a giocare a palle di neve, chi ama le improvvisate. Immagina chi corre sui prati, si ferma a raccogliere fiori, chi torna per un po’ bambino o chi in fondo non ha mai smesso di esserlo.

Nella vita, quella vera, c’è sempre tanto traffico: rabbia, emozioni, tristezza, gioia, dolore, angoscia, delusione, gelosia, piacere. E fra le strade della vita, quella vera, il semaforo manca sempre. Ecco anche il motivo per cui non bisogna essere da soli! Anche se la vita non è un film, dobbiamo cercare di vivere al meglio, e poi certe cose succedono nei film perché qualcuno le fa nella realtà (Alessandro D’Avenia, Cose che nessuno sa)!

L’impatto con il mondo è sempre forte per chi vorrebbe solo farne parte: un conto è la vita che imposta il suo gioco, un conto è averlo capito. È dura non essere al sicuro per avere tutto quel bisogno di futuro. A mia volta mi fido del mondo, non ti dico le botte che prendo: non c’è modo di starsene fuori da ciò che lo rende tremendo e stupendo! A mia volta non smetto di andare, anche se non si sa ancora dove: quello che conta è sentire che vai. A parte che gli anni passano per non ripassare più, c’han concesso solo una vita, soddisfatti o no qua non rimborsano mai e se ti accontenti godi così così. Ogni passo è una scelta, ogni passo fa l’impronta… Cosa pensi di fare, da che parte vuoi stare? Niente paura, il meglio deve ancora venire! (Luciano Ligabue)

E lui, proponendosi di cambiare, di fare di più per se stesso e per gli altri, ogni tanto se lo ripete come formula incoraggiante… ma sì, il meglio deve ancora venire.☺

maramancini94@tiscali.it

 

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