In fondo al vaso di pandora
12 Aprile 2022
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In fondo al vaso di pandora

Nei fontanili, nei ruscelli e nei corsi d’acqua che scorrono lentamente non è raro osservare un’erba dalle foglie verde scuro scintillante: il crescione d’acqua. Si tratta di una pianta molto ossigenante che cresce solo nelle acque limpide, senza alghe o marciumi. Per questo è un ottimo indicatore dell’acqua in cui cresce: dove è presente vuol dire che l’acqua è pulita. Un tempo si trovava con molta più frequenza, adesso, a causa dell’ inquinamento dei corsi d’acqua, la sua diffusione è decisamente ridotta. Fino a qualche anno fa il crescione era presente anche nelle acque della Fontana dei Ciechi a Bonefro.

Il crescione è una pianta perenne con la parte inferiore del fusto strisciante nell’acqua e provvisto di sottili radici biancastre. Le foglie, un po’ carnose, sono alterne, imparipennate composte e nettamente divise con la fogliolina terminale più grande delle altre. I fiori, bianchi, piccoli, con 4 sepali e 4 petali disposti a forma di croce, sono quelli tipici della famiglia delle Crucifere cui il crescione appartiene.

Il suo nome scientifico Nasturtium, che deriva dal latino nasus, “naso”, e tortus, “storto”, si spiega con l’odore piccante, mentre l’epiteto officinale indica che si tratta di una specie dalle proprietà medicinali.

Nell’antichità il crescione godeva di un’ottima reputazione. Ne parlano Ippocrate e Dioscoride, i padri della medicina, come di un eccellente antiscorbutico ed espettorante. Senofonte racconta che veniva dato ai soldati. I Greci, infatti, lo distribuivano alle truppe come corroborante perché affrontassero meglio le fatiche di guerra e i duri esercizi fisici cui venivano sottoposte. Nota anche ai Romani, che la raccoglievano direttamente dalle acque in cui prosperava, la specie è diventata oggetto di sfruttamento in appositi appezzamenti a partire dal XVII secolo. L’industrializzazione della coltura è cominciata in Germania, per estendersi poi anche in altri Paesi e assumere sviluppi economici importanti.

Quest’erba è una fonte di antiossidanti a basso contenuto di calorie e di grassi: 110 g di crescione crudo apportano circa 11 calorie, 95 g circa di acqua e 2,30 g di proteine. Significative le quantità di iodio, di ferro e di vitamine C e D, che lo rendono un potente antibiotico naturale e un efficacissimo espettorante in caso di laringiti, bronchiti e altre affezioni polmonari. I suoi estratti vengono impiegati, oltre che per il trattamento delle vie respiratorie, anche per la loro azione diuretica. Per uso esterno si utilizza per trattare alterazioni della pigmentazione cutanea, mentre le foglie fresche, in cataplasma, sono particolarmente indicate contro le infiammazioni reumatiche. Il succo fresco, se frizionato, risulta ottimo contro la calvizie, in quanto rinforzante del cuoio capelluto. Un bicchierino del suo succo, bevuto la mattina a digiuno, si è rivelato infine un potente antidoto della nicotina.

Le sue foglie si possono raccogliere tutto l’anno, ma il periodo migliore è quello che precede la fioritura e che inizia già dal mese di aprile. Esse sono preziose in cucina per quel loro sapore aromatico e piccante così gradevole. Conferiscono un piacevole sapore aromatico alle insalate miste raccolte nell’orto o nei campi, nonché alle patate lessate, i formaggi, le minestre, gli arrosti (soprattutto di carni bianche), il pesce e le salse. Ma attenzione alla loro pronunciata deperibilità: le foglie, insieme ai fusti, tendono infatti ad appassire in pochissimo tempo, per cui si consiglia di consumarle appena raccolte. Si raccomanda inoltre di lavare con cura le piante di crescione raccolte allo stato spontaneo prima di utilizzarle perché potrebbero trasmettere una malattia parassitaria: la distomatosi.

Una curiosità: pare che la storia di questa pianta vanti la sua presenza nel vaso di Pandora, stracolmo di disgrazie. Nel vaso però c’erano anche dei doni utili e tra questi il nostro crescione.

In vista di un picnic noi consigliamo la seguente ricetta per una torta salata vegetariana:

Strudel con ravanelli e crescione

Ingredienti:

farina 300 g + altra farina per lavorare, 4 cucchiai di olio di semi, sale, burro fuso 50 g, una manciata di crescione, una manciata di prezzemolo, olio di oliva 50 ml, pinoli 30 g, parmigiano reggiano 40 g, 2 mazzetti di ravanelli da 250 g l’uno.

Procedimento:

impastare la farina con 130 ml di acqua, l’olio e un pizzico di sale; formare una palla schiacciata cosparsa di olio e lasciarla riposare per circa un’ora a temperatura ambiente (volendo si può utilizzare la pasta sfoglia reperibile nei supermercati).

Per il ripieno, lavare, asciugare e tritare grossolanamente le erbe, riducendole in purea con un frullatore insieme ai pinoli, all’olio di oliva e al parmigiano. Lavare e affettare i ravanelli; mescolarli alla purea. Preriscaldare il forno a 180°C (calore superiore/inferiore). Foderare la leccarda con carta da forno. Cospargere di farina uno strofinaccio di cotone e srotolarvi sopra l’impasto lavorandolo, a mo’ di pizza di pomodoro, fino a farlo diventare sottilissimo. Spennellare la sfoglia con circa 40 g del burro fuso e distribuire il miscuglio purea-ravanelli. Arrotolare la sfoglia. Far scivolare lo strudel sulla lastra da forno, spennellare con il burro e cuocere in forno per 30’ finché assume un colore bruno dorato. Servire la torta salata vegetariana, tagliata a fette, proprio come se fosse uno strudel.☺

 

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