Incendi e dissesti
19 Ottobre 2017
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Incendi e dissesti

Anche nella nostra regione, come nel resto del Paese, i mass media e non di rado la diretta osservazione ci hanno permesso di assistere, durante la torrida estate appena trascorsa, ad una mutazione del regime degli incendi tale da non permettere, ai titolari decisionali, di rinviare ulteriormente quel significativo cambiamento nei confronti delle strategie da attuare nel governo del fenomeno. Con l’arrivo delle piogge autunnali, ma già in presenza di quelle tardoestive, come ampiamente risaputo e come quasi sempre è avvenuto in passato, non si parlerà più d’incendi, in particolare di quelli che hanno devastato i boschi italiani, molti dei quali nelle aree protette, ma s’inizierà, inevitabilmente, a temere per gli incombenti dissesti idrogeologici.

È noto che in questi casi la vegetazione colpita dal fuoco avrà la possibilità di riprendersi solo dopo vari anni; irreparabili sono da considerare i danni alle persone e alle loro attività, senza contare quelli agli animali e alle piante, con conseguente facilitazione sulla stabilità dei versanti, per la maggiore probabilità d’innesco, a breve e a lungo termine, di fenomeni franosi.

Così come mostratoci dallo scenario mondiale, ampiamente e ripetutamente, dal largo spettro dei mezzi di comunicazione attualmente disponibile il cambiamento climatico ha prodotto, nella scorsa estate, anche l’aumento della temperatura dei mari italiani, con valori stimati di oltre tre gradi in più rispetto alle medie dell’ultimo ventennio. Di conseguenza, le correnti d’aria, avendo maggiore possibilità di caricarsi di umidità, saranno potenzialmente in grado di generare, nei successivi mesi autunnali, piogge brevi, intense e concentrate nello spazio.

Sono, purtroppo, fenomeni largamente previsti, che si ripeteranno, inevitabilmente e con intensità crescente, dai quali occorre mettere in atto ogni possibile difesa; moderne tecnologie permettono, già ora, di individuare le quantità minime di precipitazioni, in grado di innescare fenomeni di dissesto idrogeologico, tramite modelli matematici capaci di attivare sistemi di allertamento per le popolazioni, laddove si disponga di stazioni pluviometriche ben distribuite sul territorio e in grado di registrare e trasmettere i dati in continuo ad una stazione di controllo.

È, dunque, ancora una volta, la prevenzione, l’unica vera tutela dei beni e delle vite umane e animali, che a partire dagli incendi boschivi continua con il dissesto idrogeologico, per proseguire col rischio sismico e le tante altre crisi ambientali, quali siccità e inquinamento.

Gli incendi della vegetazione, anche se vengono nella quasi totalità dei casi appiccati dall’uomo per interessi vari, fanno parte delle dinamiche naturali e nelle stagioni particolarmente calde e siccitose trovano una diffusione tanto maggiore quanto minore risulta la mancata pulizia dei boschi che, come le scienze forestali insegnano, è la causa prima di una più diffusa materia infiammabile.

Le azioni di repressione e spegnimento non bastano, se non si pone mano ad una gestione integrata del fuoco che si basi sulla pianificazione ed elaborazione di modelli operativi, comprendenti valutazioni di carattere ecologico, sociale, economico e culturale, con ricadute su livelli occupazionali di alta specializzazione e non solo generici, come spesso avviene. Se, come ben noto e dimostrato, la vegetazione in buono stato riduce il rischio incendio, si tratta di avviare, da subito, le giuste attività di monitoraggio e cura dei boschi e delle foreste.

Ultimo, ma non ultimo, è da ripensare, potenziare e mettere al servizio delle comunità, quel presidio territoriale che l’agricoltura, con l’allevamento e la pastorizia, può fornire, orientando in positivo la tutela del territorio, esercitando, altresì, l’importante funzione di controllo e prevenzione che gli è propria.

Nello scenario che l’aumento degli incendi, che non potranno essere spenti, nel prossimo futuro, sarà compreso tra l’1% e il 5%, diventa prioritaria una loro programmazione di governo, distinta dai frettolosi e talvolta tardivi interventi di spegnimento.

Investire da subito in prevenzione, rispetto al solo investimento in uomini e mezzi antincendio, porterà a una riduzione degli incendi con enormi benefici in termini di sostenibilità ambientale e riduzione dei rischi diretti e indiretti, ancorché vantaggiosa in termini economici sia nel breve che nel medio termine.☺

 

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