inefficienze sanitarie   di Antonello Miccoli
4 Ottobre 2013 Share

inefficienze sanitarie di Antonello Miccoli

 

La sanità molisana continua a mostrare tutte le proprie inefficienze: la mancanza di personale medico e paramedico sta determinando disservizi che, inevitabilmente, causano, ormai da troppo tempo, enormi disagi e sofferenze ai contribuenti azionisti della cosa pubblica. A fronte di ciò, l’unica risposta che giunge dalle istituzioni è vecchia ed inutile: risulta infatti difficile trovare un’altra appropriata definizione quando i provvedimenti  contemplano solo l’aumento delle tasse ed il depotenziamento dei reparti.

La storia del piano di rientro 2007/2009 è, da questo punto di vista, estremamente emblematica: basti pensare che il blocco del turnover, il taglio di 300 posti letto e l’aumento del prelievo fiscale non determinò nessun processo di efficienza. La stessa relazione   del commissario riconosceva che gli effetti del Piano di Rientro dal deficit sanitario, non risultavano essere stati in linea con quelli programmati (scarsa efficienza sul versante della qualità e della quantità dei servizi erogati, con pesanti ricadute sulla stessa economia di sistema). “Al di là di possibili responsabilità gestionali è risultato evidente che la logica basata sul solo contenimento della spesa non produce gli effetti desiderati. Tra le evidenze emerge, contemporaneamente, la riduzione diffusa di prestazioni sanitarie da parte del sistema pubblico, l’incremento della mobilità passiva per alcune prestazioni e l’aumento di quelle erogate dai privati accreditati”.

Il  risultato di questa verifica, invece di suggerire un cambio di strategia, si tradusse nel taglio di ulteriori 300 posti letto. Nel febbraio 2013 si è avuta la pubblicazione dei verbali riferiti alla verifica del Piano di rientro della Regione Molise: in tale occasione il  Ministero della Salute ha evidenziato un punto di fondamentale importanza: l’alto tasso di inappropriatezza  delle prestazioni erogate e il mancato rispetto degli standard per l’assistenza domiciliare e semiresidenziale. Tradotto: gli sprechi persistono e la stessa riorganizzazione ospedaliera risulta essere insufficiente se non viene rafforzata la presenza sul territorio. Da qui la necessità di realizzare un’assistenza primaria di qualità: un’ottica, entro la quale, diviene oltremodo fondamentale istituire équipe territoriali volte ad una forte integrazione professionale tra i singoli operatori (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti, infermieri, assistenti sociali). Come già stabilito nel PSN 2006-2008 diviene fondamentale “determinare le condizioni per completare il percorso che conduca al graduale superamento dell’ assistenza primaria basata sullo studio individuale del medico, in favore di forme sempre più aggregate ed integrate di organizzazione, rivolte anche ai MCA e Specialisti, che consentano, in sedi uniche, la risposta ai bisogni di salute dei cittadini per 24 ore, 7 giorni la settimana (…) Nelle aree non urbane, nelle zone montane, nelle isole minori o comunque caratterizzate da popolazione sparsa, nelle quali non sia ipotizzabile l’uso di sedi uniche, è necessario promuovere l’uso dell’ informatica medica, del telesoccorso e della telemedicina, per i quali vanno definiti standard qualitativi, quantitativi e di accreditamento”.

Occorre inoltre raccordare le cure primarie con le cure ospedaliere: si tratta, soprattutto, di completare l’offerta di servizi di cure intermedie, con lo sviluppo dell’Ospedale di Comunità; diviene in tal modo possibile proseguire il processo di recupero di pazienti dimessi da unità per acuti o post-acuti e che hanno ancora bisogno di essere assistiti. D’altra parte solo un sistema socio-sanitario territoriale di qualità può ridurre l’ ospedalizzazione impropria e garantire i livelli essenziali di assistenza e il conseguente abbattimento delle liste di attesa.

Ma appropriatezza significa anche avere una rete ospedaliera che risponda primariamente alle patologie maggiormente diffuse sul territorio: è sufficiente leggere i dati dell’Istat per comprendere che vi è soprattutto la necessità di potenziare i reparti deputati ad affrontare le malattie del sistema circolatorio, una patologia che colloca il Molise al primo posto in Italia; mentre i decessi, per la stessa malattia, segnalano una preoccupante quinta posizione; nel contempo non va neppure trascurata l’ ospedalizzazione per tumori: i dati assegnano alla nostra regione il settimo posto. Urge inoltre un processo di prevenzione che contrasti l’obesità: risulta infatti urgente un intervento di educazione alimentare quando il dato, riferito a tale problematica, ci assegna un triste primato nazionale. Per lo stesso motivo non vanno trascurati i consumatori di alcol a rischio: l’analisi statistica colloca il Molise tra le prime tre regioni.

Da qui, dalla complessità dei temi socio-sanitari, la necessità di ristrutturare un sistema gravemente deficitario: un sistema, che non riesce neppure a garantire un adeguato servizio di pronto soccorso e, proprio per questo, non può essere definito un sistema dignitoso e rispettoso della  Costituzione. ☺               

antonello.miccoli@libero.it

 

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