Infiltrazioni    malavitose
21 Ottobre 2017
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Infiltrazioni malavitose

Affronteremo questa volta due importanti temi che accompagnano la dinamica della nostra vita quotidiana e che, soprattutto in queste ultime stagioni, interessano e coinvolgono un numero sempre maggiore di cittadini: il nostro territorio aggredito dalle fameliche avances dell’economia di mercato e il danno che questo riceve dall’aggressione delle cosche malavitose e criminali, interessate al controllo e al dominio sul territorio molisano.

Quello che ci sconvolge e che, talvolta, ci inasprisce nei confronti delle amministrazioni e di coloro che non danno ascolto alle esigenze fondamentali che il territorio esprime, è la sicumera di quanti con le leggi, approvate da un parlamento senza nerbo e personalità, non fanno altro che mettere a repentaglio o distruggere le bellezze del nostro territorio, nazionale e molisano anche. Richiamandosi all’ esigenza di favorire un nuovo decollo dell’ economia nazionale, attraverso l’abbattimento di “ostacoli” di tipo burocratico, il governo nazionale, seguito come un segugio da quello regionale, si appella o alla legge Obiettivo, solo apparentemente abrogata, o allo Sblocca Italia, legge che il Governo (Renzi e Gentiloni) ha fatto approvare con voto di fiducia quasi esclusivamente per l’applicazione della logica dell’ iperconsumo del suolo, della distruzione del territorio e della modificazione fisica del paesaggio. Quali sono gli esempi più clamorosi di questa strategia dello sfruttamento irragionevole del territorio e del paesaggio? Ecco solo alcune e tra le più conosciute: la No Tav in Piemonte, il Mose nella laguna di Venezia, il disastroso progetto fiorentino per il quale si vorrebbe realizzare il sottoattraversamento ad alta velocità di Firenze, al di là dei gravi problemi di dissesto idrogeologico che provocano i lavori, iniziati alcuni anni fa ma oggi interrotti a causa di una serie di inchieste giudiziarie. Peraltro, questi lavori sono dichiarati non strettamente necessari per i vertici delle FFSS, per i quali la stazione ad AV resta quella di Santa Maria Novella. A Termoli c’è il nodo spinoso del No Tunnel che divide in due la cittadina adriatica molisana, tunnel necessario per l’amministrazione, che in questi lavori vede come lo strumento di una ripresa dell’economia cittadina, mentre per un’altra parte della popolazione questo intervento metterebbe a rischio geologico una parte cospicua del centro storico, cementificherebbe aree della città senza arrecarne miglioramenti effettivi. Infatti, questo progetto sta terribilmente minando i rapporti sociali fra i movimenti e l’amministrazione comunale; sta usurando i livelli di democrazia, se è vero, come è vero, che gli amministratori, e le forze politiche che li sorreggono, guardano alle proteste come alla semplice espressione di un dissenso ideologico o come di quello del giuoco delle parti. In effetti, con la negazione del dissenso e delle critiche, e con il diniego del momento referendario, occasione che consentirebbe alla popolazione termolese di esprimersi se voglia o meno il Tunnel, non si fa altro che corrodere e mettere in pericolo gli aspetti più visibili di una democrazia partecipata e responsabile. Bisognerebbe cambiare la linea strategica complessiva e cominciare a prendere in seria considerazione l’idea di una definanziarizzazione dell’ economia, che comporterebbe innanzitutto un riassetto sociale basato sulle caratteristiche ecologiche dei contesti territoriali.

In verità, oggi c’è una cospicua produzione storiografica che mette in luce l’ esigenza di un rilancio delle produzioni dei beni (le ricchezze, cioè) della terra, beni materiali (per esempio, l’agricoltura) e immateriali (la storia, la cultura, le tradizioni popolari, i paesaggi, etc.). Tra gli altri autori citerei Rossano Pazzagli (Il Buonpaese – territorio e gusto nell’Italia in declino), Piero Bevilacqua (Felicità d’Italia – paesaggio, arte, musica, cibo), Giacomo Becattini (La coscienza dei luoghi), i cui testi, se fossero letti, concorrerebbero sicuramente a cambiare la rotta delle strategie economiche e culturali a medio e lungo periodo del nostro povero e disgraziato Paese… Ma cosa potrebbe prevedere una tale complessiva strategia? Potrebbe, per esempio, presagire la riqualificazione di città e territori con al centro un programma che possa prendere in considerazione la riorganizzazione idrogeologica e la difesa da eventi meteo-climatici esiziali per il territorio e per la collettività. Ma anche il blocco del consumo di suolo e un nuovo uso del notevole patrimonio edilizio pubblico non utilizzato.

Il secondo tema riguarda la lenta ma graduale e molto preoccupante infiltrazione delle cosche malavitose nel nostro territorio regionale. Due sono i versanti di penetrazione: il lato isernino-venafrano, concupito dalla camorra campana e da quella casalese in particolare.

Poi, l’altro fronte è quello lungo il litorale adriatico fra Campomarino-Termoli e Montenero di Bisaccia, dove cercherebbe l’i nsediamento – presumiamo – la quarta mafia, quella pugliese, terribile e enormemente vendicativa, come abbiamo potuto constatare nella strage di San Marco in Lamis. Vorrei citare alcune operazioni giudiziarie, cominciando da quella della Procura di Larino, denominata Distractor. Questa evidenzia episodi inquietanti, molto gravi, come furti, estorsioni, minacce fisiche o allarmanti forme di pressione psicologica su proprietari terrieri/agricoltori o commercianti. La tecnica estorsiva non è nuova; prima vengono effettuati furti di mezzi e strumenti agricoli, successivamente scatta la richiesta estorsiva. A conclusione di questa inchiesta, alcuni delinquenti sono stati fatti oggetto di custodia cautelare in carcere, altri a casa propria, alcuni altri sono stati soggetti all’obbligo di dimora con il divieto di allontanarsi dalla propria abitazione. Un’indagine della Guardia di Finanza isernina, di cui si è avuta notizia qualche mese fa, ha messo in luce alcune sponsorizzazioni sospette nel settore della pallavolo, in cui ci sarebbe un giro di affari di circa 1 milione di euro. Le persone, anche molisane, interessate sono accusate di aver riciclato denaro con un metodo, noto peraltro agli inquirenti, per il quale veniva richiesta la restituzione di parte del denaro prestato, facendo configurare in questo modo i reati di riciclaggio e di evasione fiscale.

In ultimo, c’è la vicenda inquietante dell’abbattimento delle palificazioni – nella notte del 12 settembre scorso – che sorreggevano lunghi filari di vigneti nelle campagne di Madonna Grande, nel territorio di Nuova Cliternia, a Campomarino. Questo è ed è stato un episodio non insignificante che ha voluto far intendere un po’ quanto possenti sul territorio molisano siano allo stato attuale la presenza violenta e la capacità di assoggettamento delle cosche mafiose (noi ipotizziamo che possa essere la quarta mafia pugliese, ed in particolare quella foggiana e dell’Alto Tavoliere delle Puglie).

Il Molise, proprio perché non è stato finora terreno di scontri fra gruppi malavitosi contrapposti, proprio perché sul suo territorio ha prevalentemente visto in questi anni o la presenza pro tempore di boss di elevato potere contrattuale come Vito Ciancimino (a Rotello) e Luigi Giuliano – il boss di Forcella – (a Palata), o quella di ambigui collaboratori di giustizia, capaci di richiamare amici e sodali anziché dare un contributo rilevante alla magistratura e alle varie procure nella lettura del gangsterismo mafioso e criminale, il Molise, proprio per queste complessive motivazioni, viene visto come una terra di conquista, come da Far West. Di qui, la necessità, per un verso, di un’attenta lettura di questi gravi episodi di sopraffazione e di omicidi; per un altro, il bisogno di una più ampia diffusione del processo informativo dei fenomeni di violenza mafiosa e di gangsterismo criminale. La lettura e l’interpretazione della presenza di cosche mafiose e criminali sul nostro territorio devono comunque interessare e coinvolgere le istituzioni scolastiche (per alimentare il momento informativo/formativo degli operatori scolastici e degli studenti anche), come pure le amministrazioni locali, le quali dovranno fare rete, rafforzando in questo modo la loro capacità analitica del fenomeno mafioso e della criminalità organizzata.☺

 

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