ispirati dalla bellezza  di Giulia D’Ambrosio
29 Agosto 2011 Share

ispirati dalla bellezza di Giulia D’Ambrosio

 

Una società che cresce senza creare occupazione mette in crisi tutto un  sistema di sopravvivenza al quale eravamo abituati. Le nuove tecnologie aumentano la produttività ma diminuiscono il bisogno di nuovi posti di lavoro. Solo il fattore umano è  pronto ai cambiamenti ed è allenato alla ricerca di strade alternative. Ma quanto spazio resta alla libera intrapresa in un Paese in preda alla disperazione che brucia ogni giorno lo spirito civico di cui c'è bisogno per reagire?

Manca il lavoro. Ma il lavoro si stimola col progresso, si sostiene con la passione, si vitalizza con l'umanità ed è ispirato dalla… bellezza. Una bellezza che non parla di puro aspetto esteriore ma di una immagine di operosa creatività sfaccettata e multicolore. Bisogna però che intorno a noi si dileguino le nere nubi dell'affarismo e della corruzione, c'è bisogno di liberarsi di una politica arrogante e imbrogliona ed accadrà soltanto se noi, il popolo, non resteremo muti ad attendere che passi la tempesta.

Vi sono momenti in cui  ci si dispera, momenti in cui è chiara la visione di uno scenario troppo critico per vedere la luce e ci sembra impossibile trovare vie d'uscita. Ci vorrebbe una parola magica e forse l'ho trovata… Potrebbe essere il momento giusto, proprio mentre  il dibattito sociale ci parla di un'epoca che finisce  e dunque forse una nuova fase comincia, mentre ci si confronta con il naufragio di tante conquiste sudate, di tante ingiustizie superate, in un momento di materialismo assoluto, nell'epoca del possedere più che dell'essere. Per me la parola magica è filocalìa.

Filocalìa  è una parola affascinante che tradotta dal greco vuol dire letteralmente amore per la bellezza. Nel significato, però, di risveglio della coscienza e nella pienezza dell'Essere.

Una dote alla portata di tutti, anche degli ultimi, per proporre un modello di società più umano. Bellezza come vita, gioia, libertà. Come esaltazione di tutte le energie dell'uomo per porsi fuori dal disordine e dallo smarrimento. Resto folgorata da questa parola, potrebbe essere salvifica.

Penso al mio Paese. In Italia la bellezza non è solo un paesaggio naturale ma anche arte, letteratura, pittura, musica.

Proprio in queste cose ogni popolo esprime la sua vera identità e dunque faremmo bene ad esaltare la nostra identità senza prenderla in prestito da altri modelli che ci sono estranei. Non potendo più spingere oltre i consumi, varrebbe la pena investire sui servizi alla persona, che non vuol dire solo cura della salute, ma  anche cura educativa, culturale, artistica, sportiva. Tutto ciò per realizzare la crescita della persona.

È questa la chiave di volta. Incamminare in un nuovo modello di società individui formati alla cura, alla bellezza, al rispetto della persona umana. Ripartendo dalla rivalutazione del ”genio italico” pian piano potremmo risolvere la crisi e col sostegno pubblico della società civile potremmo produrre buoni risultati.

Penso all'Umanesimo, un evento tipicamente europeo che nel XV° secolo fu capace di esprimere con energia la transizione dal Feudalesimo alla Modernità. Abbiamo bisogno di un nuovo umanesimo per combattere tra globalizzazione, finanziarizzazione dell'economia, nuove tecnologie, questione migratoria, aumento delle disuguaglianze sociali, conflitti identitari, questione ambientale, debito internazionale, che esprimono fino in fondo il disagio della civiltà attuale. Per non rischiare di smarrirmi, chiudo con una citazione di Camus in Nozze: “Se c'é un peccato contro la vita, è forse non tanto disperarne, quanto sperare in un'altra vita sottraendosi all'implacabile grandezza di questa”. Voglio dire non sottraiamoci né al nostro presente, né al luogo in cui viviamo, perché ciò ha valore anche qui e ora.☺

giuliadambrosio@hotmail.it

 

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