la cattolica a larino   di Redazione
27 Aprile 2012 Share

la cattolica a larino di Redazione

 

 Assistiamo da tempo ad un uso ingannevole e profondamente immorale del linguaggio. Ormai le parole non servono a spiegare le cose, ma a nascondere e a mistificare una realtà che, a volte e per fortuna, si rifiuta di sparire sotto quella coltre di menzogne e fa capolino qua e là.

Proviamo a rileggere, sulla base di questa  premessa, la storia della sanità molisana e i principali eventi che l'hanno coinvolta e travolta negli ultimi due decenni. Nei primi anni 90, in linea coi principi introdotti dalla legge 833/78, si cominciò a parlare anche nel Molise della necessità di superare una organizzazione della sanità basata sulla centralità degli ospedali. Si avvertiva l'esigenza di passare ad un sistema capace di prendersi cura della salute dei cittadini facendo perno su due elementi fondamentali: la prevenzione e i servizi sanitari territoriali. Fu chiaro a tutti che bisognava, per essere coerenti con la nuova impostazione, creare una rete ospedaliera regionale più snella, più qualificata e a minore assorbimento di risorse, per poter investire in prevenzione e politiche sanitarie attente al territorio.

Com'è noto, partì allora un interminabile dibattito infarcito di retorica manifesta e di malcelati campanilismi sulle modalità di attuazione di questo nuovo indirizzo. Nel tempo quel finto dibattito ha prodotto i drammatici risultati che i cittadini ben conoscono. Le ragioni dell'infausto esito della vicenda sono di tutta evidenza ed affondano le loro radici nell'approssimazione e nell'ipocrisia con cui quasi tutta la nostra classe politica ha affrontato questo tema cruciale. Infatti, mentre si parlava di prevenzione e territorio, si provvedeva ad allargare la rete dei presidi ospedalieri, intasandola con  doppioni e clientele, e si gettavano le basi per il dissesto odierno.

Alcuni di noi fecero parte di quello sparuto gruppo che volle affrontare questo delicato tema con l'ottica dei cittadini e che cercò una coerenza con i nuovi indirizzi volti a realizzare una sanità moderna, efficace e sostenibile Fu così elaborata una proposta, semplice e chiara, che si basava sul rafforzamento dei tre presidi ospedalieri complessi di Campobasso, Termoli e Isernia affiancati da una struttura ospedaliera di montagna ubicata in Agnone. Secondo quella proposta, la Cattolica, per la quale non era stata ancora costruita la sede di Tappino, doveva essere ospitata nel nuovo ospedale di Larino mentre il nuovo ospedale di Venafro poteva essere dato in uso oneroso alla nascente Neuromed.

Il progetto fu discusso con passione tra i cittadini e lo testimoniano le manifestazioni pubbliche che si tennero a Larino per sostenerlo. Quasi tutti i politici si opposero e preferirono favorire la costruzione della sede della Cattolica a Campobasso e l'insediamento di Neuromed a Pozzilli.  Il risultato fu quello di mantenere in piedi i due ospedali di Larino e di Venafro, che ora, però, rischiano la chiusura perché incompatibili  con le risorse finanziarie a disposizione. Questa incompatibilità si prospettava già 20 anni fa ed ora si ripropone in tutta la sua crudezza, anche in virtù del fatto che nel frattempo gli amministratori regionali hanno tenuto in esercizio, per esigenze a volte vere e più spesso clientelari, tutti gli edifici che ospitavano i vecchi ospedali. In questo quadro si inserisce ora una nuova emergenza  che riguarda la precaria staticità del Cardarelli di Campobasso.

La drammaticità della situazione in cui versa la sanità molisana fa di nuovo capolino tra le pieghe di una spessa coltre di menzogne! Ma i politici non vogliono vederla, non vogliono cambiare registro e ci raccontano di piani di rientro dal deficit sanitario, commissari e subcommissari, accavallamenti di competenze ordinarie e commissariali, integrazione funzionale tra Cattolica e Cardarelli e così via. Sono chiacchiere che scorrono come l'acqua sul vetro, mentre ai cittadini restano cose molto concrete: la maggiorazione dell'IRPEF, dell'IRAP e dell'accisa sui carburanti necessaria per far fronte al dissesto finanziario causato dai nostri amministratori regionali, le lunghe liste di attesa dei pazienti, gli scandali frequenti e i disservizi quotidiani che offuscano il lavoro onesto e competente di tanti operatori della sanità.

Di fronte a questa catastrofe ci assumiamo, ancora una volta, la responsabilità di proporre soluzioni di buon senso:

Si provveda immediatamente a chiudere gli ospedali di Venafro e di Larino e a dare una organizzazione snella ed efficace all'ospedale di Agnone;

l'ospedale civile di Campobasso venga spostato presso la struttura della Cattolica e quest'ultima venga spostata nei locali dell'ospedale di Larino;

gli edifici dei vecchi ospedali, che non sono strettamente necessari, vengano messi in vendita.

La diciamo così, senza fronzoli e senza giri di parole, e aspettiamo atti di condivisione o di dissenso. Aggiungiamo solo qualche considerazione sulla possibilità di addivenire, per questa strada, ad una collocazione definitiva per il Cardarelli e ad una concreta e immediata riduzione della spesa sanitaria, che permetterebbe di destinare i risparmi alla prevenzione e ai servizi territoriali.

Senza contare che la presenza della Cattolica a Larino consentirebbe di attrarre utenza dalla fascia adriatica, parallelamente a quanto accade per Neuromed con riferimento all'area dell'alta Campania e del basso Lazio, e contribuirebbe ad aumentare la mobilità attiva della Regione Molise.☺

La redazione

 

eoc

eoc