La città e il territorio
13 Novembre 2020
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La città e il territorio

Ogni tanto serve dare un’occhiatina alla propria libreria, anche e non solo, per togliere la polvere che il tempo ha lasciato cadere sui libri, ma soprattutto per aggiornare la propria memoria, leggendo i titoli dei libri comprati o ricevuti in regalo, sfogliando o ritrovando appunti, documenti che tornano importanti, in particolare se di grande attualità. Come la cartella nera Larino – il progetto di recupero – note per un approccio tecnologico, che ho letto con grande interesse, con la lettera, posta subito dopo la copertina, a me indirizzata, che fa capire il carattere di una persona che ho visto crescere ed averlo amico. “Caro Pasquale, queste riflessioni sul recupero nascono dalla voglia di continuare a pensare e dalla considerazione che il patrimonio esistente non deve più essere calpestato. Esso recuperato può rappresentare il rilancio dell’economia in ginocchio del nostro paese. Come sai la città e il territorio non si lasciano disegnare con la matita. Inoltre nessuno richiede una qualche qualità ai progetti e, spesso, neanche gli stessi addetti, più interessati al corteggiamento del politico di turno che alle sorti della città. Anzi questo aspetto e non solo il mio “italiano” così distante da quel tuo modo scintillante di accarezzare con le parole i pensieri che diventano fatti, mi ha inibito moltissimo ed ho dovuto riflettere molto prima di portarti questi appunti… cerco di imparare a parlare con tutti, ma non mi riesce facile. Per farlo, oltre a filtrare il tuo pensiero, lo devi anche dosare e questa è una di quelle arti che ignoro! La ricerca tecnologica specifica che ho condotto dopo il mio corso di laurea presso l’Università di Roma, mi ha indotto a pensare che essa, in qualche modo, potesse compensare questo disagio culturale. Così ho raccolto in moltissime bozze, come questa, i miei pensieri circa argomenti specifici e specialistici con particolare riguardo al progetto di recupero. Adesso mi rendo conto che questo materiale, riposto nei miei scaffali, non produce nulla. Per quanto modesto è tempo che esso possa contribuire a sviluppare un dibattito autentico e privo di luoghi comuni sull’argomento, per trovare i caratteri attuativi e normativi indispensabili alla costruzione  del recupero del nostro territorio”.

Una lettera che mi ha impegnato, nel tempo di un anno di assessore ai lavori pubblici, a recuperare le risorse per il recupero del vecchio carcere e per il rifacimento del centro storico, l’apertura del museo diocesano, la ristrutturazione del vecchio ospedale, oggi sede dell’Hospice.

Enzo, l’amico e il professionista, che ascoltavo sempre con grande attenzione, era un ricercatore speciale; un professionista capace, bravo in un campo troppo spesso animato da improvvisatori  e, anche, da scopiazzatori che hanno imbrattato di cemento le periferie delle città e dei piccoli centri storici, nella generalità brutte e, per di più, invivibili. Interpreti ed esecutori, come la gran parte dei tecnici, anche in altri campi, di un tipo di sviluppo caratterizzato da spreco, soprattutto di territorio e delle sue risorse più preziose e dei suoi valori più rappresentativi. Come il suolo fertile e la biodiversità, la storia, la cultura, l’ambiente e il paesaggio.

Viene da dire che siamo tutti figli del tempo che viviamo, diversamente da Enzo che sapeva nutrirsi di un passato ricco di valori, il rispetto prima di tutto, e, nello stesso modo, riusciva a nutrire di sogni il suo futuro, come quello di condividere con me e con altri il recupero del centro storico della sua città amata, che aveva imparato a conoscere visitando ogni suo angolo con note per ogni minimo particolare.

La cartella, così ricca di disegni e di riflessioni, che Enzo ha voluto porre alla mia attenzione, se ben ricordo, nel Giugno  del 1999, è solo uno dei tanti lavori fatti e messi da parte nel suo studio-casa di via Leone.

Lo ricordo spesso e ripenso al nostro rapporto intrecciato non solo di amicizia e di stima, anche di rispetto per le sue ricerche.

Enzo, una persona a me cara per la passione che lo animava; la capacità che aveva di ascoltare; il suo modo schietto di proporsi; la sua innata sincerità; il gusto della dialettica; la gioia che provava nel sentire cose nuove e importanti; l’entusiasmo che sprigionava in tutto quello che faceva. E non solo l’amore per le persone; la grande sensibilità che lasciava trasparire la sua fragilità e la ricchezza della sua umanità.

Enzo se ne è andato via molto presto. Il 6 di Novembre del 2006, prima del tempo dovuto.

Merita di essere ricordato da me e da quanti l’hanno conosciuto e frequentato. Merita, ancor di più, essere conosciuto dalle nuove generazioni che, oggi più di ieri, hanno bisogno di quel bene comune che è il territorio che, per Enzo, quale patrimonio di risorse e di valori, va recuperato, salvaguardato, e tutelato, non più calpestato.☺

 

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