la crisi molisana    di Antonello Miccoli
31 Gennaio 2012 Share

la crisi molisana di Antonello Miccoli

 

L’avvio della X legislatura regionale non  appare in grado di affrontare in modo concreto e celere le difficoltà dei cittadini espulsi dal mondo del lavoro: uomini e donne che, non reinserite in alcuna attività produttiva, risultano essere a forte rischio di esclusione sociale.

Solo nei primi sei mesi dell’anno il tasso di occupazione, come ci ricorda l’ultimo rapporto della Banca d’Italia, è diminuito attestandosi sui valori minimi dell’ultimo quinquennio (49,5%); il tasso di disoccupazione è, invece, aumentato di circa 2 punti percentuali. Una dinamica che ha determinato una flessione di addetti soprattutto nelle costruzioni (-13,6%) e nei servizi      (-3,5%). A questi settori vanno aggiunti quelli del tessile e dell’abbigliamento che hanno registrato un crollo delle esportazioni             (-22,9%); export in calo anche per i comparti pelle, accessori e calzature (-35,1%). Scarsa tenuta anche da parte dell’industria metalmeccanica (molti dei 1000 addetti che hanno perso il lavoro nel nucleo industriale di Pozzilli, provengono da questo settore merceologico). Va inoltre sottolineato come nel corso del 2010 vi sia stata una riduzione degli interventi legati agli ammortizzatori ordinari        (–32,4%); mentre, nel contempo, sono cresciuti quelli straordinari ed in deroga: le stesse imprese, che hanno usufruito di tale tipo di ammortizzatore, sono cresciute di quasi un terzo. Tale processo, colto nella sua complessa articolazione, indica che la crisi fatica a  rientrare entro parametri fisiologici.

A fronte di tali dati urge aprire un tavolo di crisi che affronti il destino delle ultime grandi industrie rimaste in Molise (Fiat, Zuccherificio e Solagrital); accanto a queste vanno monitorate e sostenute le piccole e medie imprese, proiettandole verso processi tesi a rafforzare gli investimenti in termini di innovazione e ricerca.

Risulta altrettanto preoccupante la condizione di quanti, terminata la mobilità in deroga, si ritrovano senza reddito e senza lavoro: molti di questi cittadini risultano essere ultracinquantenni (troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per poter essere ricollocati agevolmente nel mercato del lavoro). Con i loro bassi  assegni, non di rado, devono sostenere la condizione di disoccupazione dei figli. Molti non riescono più a sostenere le spese correnti (affitto, luce, gas, ma anche acquisto di generi alimentari).

La situazione è drammatica: una condizione di sofferenza che si consuma in un contesto sociale ove ben il 36,9% della popolazione considera scarse le proprie risorse economiche; a tale dato va aggiunto un ulteriore 4,6% di residenti che le considera assolutamente insufficienti.

Per tutti questi motivi la Cgil ha chiesto, all’intero consiglio regionale, di attivarsi per reperire risorse finanziarie che garantiscano forme di sostegno al reddito, anche attraverso formule che superino il mero assistenzialismo. Nel con- tempo è stata avviata la costituzione di un Comitato di lavoratori che, posti in mobilità, hanno cessato di usufruire dell’assegno garantito dagli ammortizzatori in deroga.

Più in generale urgono interventi che sappiano proiettarsi verso soluzioni in grado di rispondere ai bisogni di sistema e dei soggetti più fragili:

formazione: troppi lavoratori in Cig e in Mobilità continuano a non essere inseriti nei percorsi di formazione professionale; si impone, inoltre, un’analisi  rigorosa del rapporto costi-benefici rispetto agli  esiti occupazionali ed al più complesso processo di reinserimento  lavorativo;

industria: monitoraggio e sostegno alle attività produttive da attuarsi non solo nei momenti di crisi, ma anche durante le fasi in cui non si ricorre agli ammortizzatori sociali; tale dinamica deve tendere a  verificare la congruenza degli investimenti in termini di innovazione dei processi e dei prodotti; più in generale, si tratta di monitorare l’efficienza e l’efficacia degli interventi posti in atto (dalla progettazione alla commercializzazione delle merci). Un’attenzione che va rivolta soprattutto alla piccola e media impresa;

centri per l’impiego: assicurare la definitiva strutturazione del servizio di ricollocazione lavorativa presente presso i Centri per l'Impiego; tale processo implica la stabilizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici che da anni garantiscono un servizio altamente qualificato alla parte più fragile del mondo del lavoro;

autoimprenditorialità: emanazione con maggiore celerità dei bandi di auto-impiego, soprattutto a favore dei soggetti più giovani.  

Sull’insieme di questi temi le risposte sono state insufficienti e la mancanza di azione, che sta caratterizzando la politica molisana, rischia di determinare un ulteriore processo di deterioramento. ☺

a.miccoli@cgilmolise.it

 

eoc

eoc