la croazia nell’unione  di Giovanni Di Stasi
4 Giugno 2013 Share

la croazia nell’unione di Giovanni Di Stasi

 

Sono molti gli eventi che abbiamo atteso a lungo e che ora rischiano di avverarsi nell'indifferenza e nel silenzio generale. Tra questi sembra rientrare la vicenda della Croazia, che ha superato molte prove per poter entrare a far parte dell'Unione Europea e che, alla vigilia dell'ingresso ufficiale previsto per il 1 luglio 2013, si scopre incerta e confusa.

L'aspirazione di molti paesi dell'ex blocco sovietico ad entrare nell'Unione Europea cominciò a prendere forma già all'indomani della caduta del muro di Berlino. Per regolare l'ingresso dei paesi europei nell'Unione, il Consiglio Europeo di Copenaghen del 1993 adottò  criteri che tutti i paesi candidati avrebbero dovuto rispettare. Tra questi è il caso di ricordare l'obbligo per ciascun paese candidato di dotarsi di:

– istituzioni stabili in grado di garantire la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto delle minoranze;

– un'economia funzionante, capace di fronteggiare la competizione e le forze del mercato all'interno dell'Unione;

-strumenti adeguati per sostenere gli obblighi derivanti dall'adesione all'unione politica, economica e monetaria.

Com'è noto, molte repubbliche dell'Europa orientale, a partire da quelle dell'area baltica, scelsero di adeguarsi a quei criteri. Verso la fine degli anni ‘90 le istituzioni europee adottarono specifiche iniziative per incoraggiare una cooperazione permanente tra i paesi dell'Adriatico e per favorire l'evoluzione  del complesso quadro geopolitico dell'area, indicando la prospettiva della piena integrazione europea. Bisogna riconoscere che per la Croazia, pesantemente coinvolta nelle tragiche vicende connesse alla dissoluzione dell'ex Jugoslavia, non fu facile concentrarsi sui temi della cooperazione e, ancor meno, sul rispetto dei criteri di Copenaghen. Tuttavia importanti passi avanti furono fatti sui due fronti e, nel 2004, la Croazia fu uno dei principali attori della costituzione dell'Euroregione Adriatica. Nello stesso anno ottenne lo status di paese candidato dal Consiglio europeo.

I negoziati di adesione tra l'Unione Europea e la Croazia, avviati nel 2005, sono stati complessi perché hanno dovuto affrontare, oltre ai temi generali, alcuni dossier specifici come la cooperazione con il Tribunale Internazionale sui crimini nell'ex Jugoslavia, la controversia relativa al confine marino con la Slovenia e quella connessa al divieto per gli italiani di acquistare beni immobili in Croazia.

I cambiamenti introdotti in Croazia, in attuazione dei negoziati con l'Unione Europea, hanno determinato condizioni oggettive, stati d'animo e orientamenti politici molto lontani da quelli attesi. Basti pensare che nelle elezioni che si sono tenute di recente per eleggere i 12 rappresentanti che, a partire dal 1 luglio, entreranno a far parte del Parlamento Europeo, l'affluenza alle urne è stata del 20%. Solo 745mila dei 3,7 milioni di cittadini croati aventi diritto si sono recati alle urne. In questo modo i croati hanno stabilito il record nazionale di minor affluenza dalla proclamazione dell’ indipendenza e si sono collocati tra gli ultimi posti della speciale graduatoria europea relativa al voto per l’ Europarlamento. Siamo di fronte ad un risultato catastrofico al quale hanno contribuito certamente le grandi difficoltà economiche e sociali in cui versa la Croazia, con una recessione evidenziata da un calo del PIL pari al 2%, una disoccupazione pari al 22%, e un alto tasso di corruzione ed evasione fiscale.

Ma le motivazioni di tanta indifferenza dei croati verso il voto per gli europarlamentari sono connesse anche al fatto che in questa fase l'Unione Europea non esercita un particolare fascino né sui cittadini dei paesi membri, né su quelli dei paesi candidati. È questo il vero tema che tutti noi europei, compresi i croati, dobbiamo affrontare se vogliamo evitare il disastro. E l'unica ricetta efficace, a mio avviso, è quella di puntare sugli Stati Uniti d'Europa, sulla crescita e sul rafforzamento della coesione socio-economica.

Nel frattempo abbiamo il dovere di riconoscere che, al di là delle cose che potranno e dovranno accadere, le istituzioni europee hanno fatto per la Croazia qualcosa di straordinariamente importante. L'hanno aiutata ad attivare una innovazione istituzionale, normativa ed economica che le permetterà di dialogare con le altre realtà europee e di andare avanti, nella pace, insieme ad esse.

Noi italiani, che siamo dirimpettai dei croati, siamo beneficiari diretti di questi cambiamenti, perché l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea ci consentirà di muoverci in un panorama civile ed economico molto diverso da quello che abbiamo conosciuto in passato.☺

giovanni.distasi@gmail.com

 

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