la lingua del cane
1 Ottobre 2010 Share

la lingua del cane

 

Quel giorno ero a lavorare in campagna quando ho avvertito una forte scossa; sentivo la terra muoversi sotto i piedi e mi sono avviato verso casa sperando di trovarla ancora in piedi. Arrivato in paese vidi la gente chiedere aiuto. Capii subito che si trattava di una cosa seria, non perché mi era crollata la casa ma perché sapevo che mi sarei abituato a non averne più di casa, così come mi sono abituato a non avere una famiglia, da quando i miei figli sono andati a cercare lavoro altrove, così come mi sono abituato a non aver un dio, da quando il mio non si occupa più degli uomini. Sono passati otto anni da allora, vivo in una casetta di legno, ormai fatiscente. I miei genitori sono morti, non si sono saputi adattare a vivere lontani dalla loro casa. Ai miei figli consiglio di non tornare neanche per i miei funerali. Alcuni giorni fa la società del Gas mi ha richiesto una somma che non sono in grado di pagare. Quando vivevo a casa mia mi riscaldavo col fuoco della legna che raccoglievo in campagna e con lo stesso mi preparavo anche da mangiare. Qui, nelle case di Barbie, il camino non c’è. Io in questa casa non volevo venirci, mi ci hanno mandato. Non aspetto più che mi si ricostruisca la casa, non aspetto più i miei figli, non aspetto più nessuno, non aspetto e basta.

Questo è lo stato d’animo di chi conosce la storia di questa terra e sa che il terremoto ha fatto crollare le case ma non la speranza. A questo hanno provveduto con grande determinazione le istituzioni pubbliche nazionali regionali e comunali. A tutt’oggi ci sono circa 3500 abitazioni in classe A da ristrutturare e per farlo occorrono 350 milioni di euro. Dal 2009 il Governo Berlusconi non stanzia un solo centesimo per la ricostruzione, ma anche se venissero assegnate risorse, nella finanziaria per il 2011, i soldi non arriverebbero prima di settembre dell’anno prossimo. Dopo otto anni ancora si continua a giocare sulla testa di chi non chiede più nulla.

 È di qualche giorno fa la notizia che il Commissario delegato ha spedito alla protezione civile una richiesta a dir poco pacchiana, in difesa dei terremotati di Bonefro, dimenticati ormai da otto anni nelle baracche di legno. Nei giorni precedenti i malcapitati avevano protestato perché la società per l’energia, a seguito della revoca dello stato di emergenza, operata dal Governo nazionale, ha provveduto ad applicare le tariffe ordinarie, così come previsto dalle disposizioni normative. Al Governatore Iorio non è sembrato vero e, siccome “sopra i morti ci campano i vivi”, il nostro eroe ha preso penna e carta ed ha scritto alla protezione civile per dire che situazioni come queste impongono il ripristino dello stato di emergenza che tra le tante altre cose prevede anche tariffe ridotte per i terremotati. Misura, quella dello stato di emergenza, che se non risolve i problemi del terremoto, visti gli esiti della ricostruzione, di sicuro risolve i problemi suoi e dei suoi collaboratori. Il Commissario, invece di correre a pagare la differenza tra quanto dovuto e quanto richiesto ai baraccati di Bonefro, riducendo le spese della struttura commissariale, ha tentato, ancora una volta, di riprendere le redini di quel carrozzone che tanto bene ha fatto a sé e alla sua parte politica. Anche in casi drammatici come questo la politica si comporta come quel cane che muore leccando la lima. Il sapore dolce del sangue spinge il cane a leccare il ferro, fino a dissanguarsi.☺

domenicodadamo@alice.it

 

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