La memoria e il 27 gennaio
10 Gennaio 2020
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La memoria e il 27 gennaio

Liliana Segre, 89 anni, cittadina italiana ed ebrea, senatrice a vita, all’età di 14 anni internata per le leggi razziali fasciste ad Auschwitz con la sua famiglia, ma sopravvissuta allo sterminio degli Ebrei, è stata costretta ad accettare la scorta dopo aver ricevuto minacce ed insulti, che hanno scatenato aspre polemiche, per aver lei proposto ed ottenuto in senato una commissione di studio relativa alla diffusione, oggi molto manifesta, della dottrina dell’odio razzista e di quella nostalgica, dell’uomo forte e risoluto al potere, segnale questo, chiarissimo, di penetrazione e di radicamento nella odierna società della ideologia fascista, affossatrice della democrazia partecipata e responsabile. La reazione democratica è stata sollecita e veemente, tale da vedere organizzata una manifestazione a Milano, il 10 dicembre 2019, alla quale hanno preso parte migliaia di cittadini responsabili e decine e decine di sindaci di ogni parte d’Italia e nella quale sono state scandite precise ed inequivocabili parole in difesa della nostra Costituzione e della democrazia scaturita nel nostro paese dalla lotta antifascista, che, grazie alla Resistenza, ha sconfitto il  nazifascismo.

Dal palco, in piazza della Scala a Milano, Liliana Segre tra l’altro ha così scandito forte con voce energica: “Noi tutti siamo qui per parlare d’amore, lasciamo l’odio agli anonimi della tastiera e guardiamoci da amici, anche se ci guardiamo solo per un attimo (…) Io ho conosciuto l’odio, so cosa significhi diventare un rifiuto di quella società civile alla quale pensavo di appartenere. E poi ho visto con i miei occhi la messa in opera del programma feroce preparato dall’odio”.

Ma di quale odio parla la senatrice Segre? Lei fa indubbiamente riferimento all’odio razziale e alla presunzione provocatoria ed intimidatrice della superiorità della razza ariana, alla assurda ed illogica tesi tedesco/nazista che gli Ebrei avessero in animo di conquistare il mondo con il loro denaro e di eliminare qualsiasi ostacolo per il raggiungimento di questo scopo. La risposta che la senatrice Liliana Segre immaginava che avesse è stata nitida ed esplicita, segno e dimostrazione che nella società civile italiana sono ancora profondi e reattivi gli anticorpi democratici che contrastano, isolandole, le dottrine dell’odio razziale e razzista (quest’ultimo verso i migranti, i diseredati e i poveri, italiani o stranieri che essi siano!), anticorpi ancora capaci di far ragionare quanti hanno a cuore le sorti della democrazia partecipata in Italia. Ora ci chiediamo verso chi dobbiamo rivolgere la nostra vigile attenzione e il nostro incitamento civile? Sicuramente ai giovani, che nelle scuole e nelle aule universitarie incrociano, intersecano questi problemi, che il più delle volte rimangono chiusi e incomunicabili nelle monadi che noi siamo divenuti, giovani e non più giovani. Ma anche a coloro che iniettano nella società civile, giorno dopo giorno, idee e convincimenti che spingono all’odio razzista e al rancore soprattutto verso quanti, poveri ed emarginati, soffrono. A costoro noi vorremmo anche rivolgerci, perché desideriamo profondamente stare lontani da questi sentimenti ed anche perché portano inevitabilmente a diffondere rancore ed animoso risentimento verso coloro, che nulla hanno, anche da parte di chi, a causa della crisi economica scoppiata feroce dal 2008, si sta impoverendo e sta conoscendo sofferenze insospettate fino a qualche anno fa.

Vorremmo in questa circostanza soffermarci a scrivere ed informare tanti ragazzi di Auschwitz, di Buchenwald, di Treblinka II, campi di annientamento degli Ebrei e dei non Ebrei tra i tanti tristemente famosi. I campi di sterminio funzionavano bene ed abbastanza velocemente: chi arrivava doveva scendere dal treno la mattina e la sera era già cadavere bruciato. La cosa che sconvolge di più è che in tutta la storia dell’umanità non si era mai arrivato ad uccidere a catena. Il campo di concentramento e la camera a gas da tempo esistevano, ma erano separati. L’innovazione nazista è stata quella di mettere insieme i due sistemi. Fino a quando non ebbe inizio il secondo conflitto mondiale (1939-45) i campi di concentramento contemplavano la presenza di tre categorie di prigionieri: quelli politici (comunisti; militari socialdemocratici avversi ai metodi violenti e brutali di un Goring – destinato a succedere a Hitler – o ad un Himmler – terribile ed infernale comandante delle SS -; testimoni di Geova; ecclesiastici oppositori del regime hitleriano; antihitleriani tedeschi); quelli asociali (delinquenti o accusati di crimini sessuali); Ebrei spediti nei campi in seguito soprattutto alle leggi razziali. Ma c’è anche da ricordare quello che viene definito dagli storici l’ “Olocausto psichiatrico”, che Hitler nel 1940, se non erriamo, autorizzò, assegnando l’assoluto potere per questo tipo di annientamento al capo della sua Cancelleria, Bouhler, e al suo medico personale, dott. Brandt. L’ordine di Hitler diceva di “estendere l’autorizzazione ad alcuni medici per permettere loro, dopo un esame il più rigoroso possibile nell’ambito della conoscenza umana, di consentire una morte misericordiosa ai malati giudicati incurabili”. All’inizio la direttiva doveva riguardare solo quei tedeschi che soffrivano di malattie mentali. Tuttavia, il programma, già dall’inizio del 1940, veniva rivolto alla soppressione di neonati e di bambini handicappati o malformati (circa 5.000). A partire dal 1940, e durante i primi mesi del 1941, furono soppressi circa 70.000 adulti negli istituti di eutanasia provvisti di camere a gas. Questi adulti erano sofferenti di senilità, di labilità mentale, epilessia e di altri disturbi neurologici. Inoltre, erano anche pazienti ospedalizzati almeno da 5 anni; pazienti come criminali, malati di mente, e pazienti, accusati di delitti contro la morale. Tale accanimento nella soppressione di questi individui è stato definito “Eutanasia selvaggia”, che è da considerarsi come la “Prefigurazione concettuale ed anche tecnico/amministrativa della soluzione finale”, attuata nei campi di sterminio.

A Treblinka II, a nord di Varsavia, capitale della Polonia, sono state soppresse circa 750.000 persone. Ad Auschwitz è stato eliminato un milione di persone provenienti da quasi tutti i territori occupati dalle truppe naziste/tedesche. L’operazione di sterminio è stata la combinazione di una organizzazione fisica e di una tecnica, psicologica, definita da un medico delle SS così am laufenden band, cioè la “catena”. Il 27 gennaio 1945 l’esercito sovietico è entrato nel campo di sterminio di Auschwitz; in quello stesso pomeriggio nel campo di sterminio di Birkenau…☺

 

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