La pianta del silenzio
5 Maggio 2017
La Fonte (351 articles)
Share

La pianta del silenzio

Una delle piante ornamentali più diffuse nelle nostre case, apprezzata per la bellezza, l’eleganza e la semplicità di coltivazione, è sicuramente la Dieffenbachia, che deve il suo strano nome a J. F. Dieffenbach, celebre curatore dei giardini imperiali del castello viennese di Schoenbrunn, la residenza estiva dei reali.

             Sono circa 30 le specie di questa pianta appartenente alla famiglia delle Aracee, tutte originarie dell’America centrale e meridionale. Esse sono caratterizzate da dimensioni notevoli, che possono raggiungere anche i 2 metri di altezza.

Le foglie, sempre presenti perché si tratta di una pianta sempreverde, sono molto grandi, lunghe fino a 30 cm e larghe circa 15 cm, di un colore verde intenso e variamente screziato, che rende la pianta inconfondibile. I fiori sono raccolti in una infiorescenza poco appariscente, tipica di questa famiglia, ma raramente prodotta in appartamento.

La Dieffenbachia è una pianta che ama il caldo, tanto che la sua temperatura ottimale è compresa tra i 20° e i 30° C. D’ inverno soffre se la temperatura scende sotto i 15°; pertanto si consiglia di evitare colpi di freddo e correnti d’aria. Necessita poi di una buona illuminazione, che influenza l’ insorgenza delle screziature dello stupendo fogliame. Il terriccio deve essere sempre umido, ma senza ristagni d’acqua, che farebbero marcire le radici, e al massimo ogni 2-3 anni occorre rinnovarlo. Di solito la Dieffenbachia non richiede operazioni di potatura. Vanno semplicemente eliminate le foglie che via via si seccano, per evitare che diventino veicolo di malattie parassitarie. Le foglie vanno pulite almeno ogni 15 giorni, utilizzando un panno morbido umido ed evitando il lucidante fogliare. Nel corso di queste operazioni colturali si raccomanda di lavorare con i guanti, perché si tratta di una pianta velenosa in tutte le sue parti (in particolare la varietà “seguine” nella foto accanto). Nei tessuti della Dieffenbachia, infatti, sono presenti particolari cellule dette “esplosive”, molto ricche di ossalato di calcio, il quale cristallizza sotto forma di aghi sottilissimi detti ràfidi. Alla minima pressione (anche quella di una mano) le cellule esplosive “sparano” letteralmente una raffica di ràfidi, che così penetrano nella pelle, provocando forti infiammazioni. Se poi si dovessero portare accidentalmente le mani agli occhi, l’ossalato di calcio potrebbe provocare serie lesioni.

Nota fin dal tempo della schiavitù dei neri in America, era chiamata “pianta del silenzio” o “pianta del muto”: i negrieri la usavano infatti sia per punire gli schiavi sia per impedire loro di parlare, obbligandoli a masticarne gli steli e le foglie. La masticazione provocava delle violente infiammazioni alle mucose della bocca e della lingua, con bruciori, gonfiori e abbondante salivazione. A volte il gonfiore interessava anche l’ epiglottide e la parte circostante, con conseguente morte per asfissia.

Negli ultimi anni la sua essenza è stata inclusa tra quelle capaci di depurare gli ambienti domestici assorbendo alcuni elementi presenti nell’aria, come il tuolene e la formaldeide, entrambi derivanti dalle vernici, dalle colle e dai materiali plastici. Posta negli uffici, la Dieffenbachia aiuta a filtrare l’aria inquinata dal fumo delle sigarette e dai prodotti usati per la pulizia. Aumenta inoltre il contenuto di ossigeno presente nell’aria, migliorando le condizioni fisiche e psichiche dei lavoratori.

Promuoviamola perciò a “prima donna” e arrediamo i nostri appartamenti e i nostri luoghi di lavoro con questo depuratore naturale, garanzia di qualità in ogni ambiente.☺

 

La Fonte

La Fonte