La repubblica garantisce
9 Febbraio 2018
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La repubblica garantisce

Vogliamo tornare su un argomento molto vicino a noi cittadini sensibili alle dinamiche, oggi molto complesse, della nostra polis, del nostro Paese. Ci riferiamo alla Carta Costituzionale, fondamentale punto di riferimento, e agli attacchi che essa riceve da più di un trentennio, da quando, cioè, la filosofia del neoliberismo ha schiacciato, ma non eliminato completamente, altre e speculari filosofie della storia e visioni prospettiche della società. L’ultimo anello di questa molto critica vicissitudine è la legge elettorale della nostra regione, che non garantisce con il suo assurdo e carognesco sbarramento antidemocratico – al 10% – le formazioni più piccole, e, nello stesso tempo, viola alcune norme fondamentali, puntando alla limitazione delle forze politiche che potrebbero, in caso contrario, essere elette nel parlamentino regionale. Per esempio, l’art. 2 della C.C. così recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale”. Poi, anche l’art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso…”. Inoltre, ci sono l’art. 21 sulla libertà di pensiero e di espressione, e quello 49: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale…”. Ma prima di soffermarci su cosa fare e su come modificare il modus operandi della politica oggi, verifichiamo quali siano state in estrema sintesi le proposte e i progetti di alcuni partiti circa la cancellazione di alcune norme costituzionali. Un attacco frontale alla Costituzione e allo status giuridico delle regioni lo verifichiamo nel 2005 con la riforma Berlusconi/Bossi che intendeva modificare il Titolo V della C.C., introducendo il Senato “federale” e la clausola di supremazia del governo nazionale sulle regioni, per consentire allo stesso interventi di autorità negli ambiti di competenza delle regioni. Il referendum popolare del 2006 col 61% dei voti espressi dalle fasce popolari ha bocciato la proposta di revisione costituzionale del duo B&B. Nel 2011 il governo sempre del duo B&B tenta nuovamente l’assalto alla C.C., cercando di stravolgere l’art.41 – “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni” – senza riuscirci. L’attacco neoliberista è chiarissimo: si vuole liberalizzare l’intrapresa privata e liberarla da ogni laccio, ogni vincolo che possa riaffermare la libertà, la dignità della persona e il ruolo dello Stato a formulare regole per l’universo della produzione industriale, commerciale, culturale, etc. Ma un oltraggio, ancora più dirompente, proviene dal governo di centrosinistra, quello di Renzi. Il governo Renzi, nel 2014, propone su iniziativa dello stesso presidente del consiglio e della ministra Boschi, una radicale revisione della Carta Costituzionale, voluta esplicitamente e a chiare lettre dalla BCE, dal Fmi, dalla Commissione europea, organismi tutti sotto rigido controllo di banche private, quali la J. P. Morgan, americana, e la Godman Sachs. Quale la filosofia? Il mondo della finanza transnazionale pretende il controllo della politica, della sua sfera, delle sue progettualità in modo tale da depotenziare la democrazia popolare soprattutto in quei paesi la cui ricostruzione civile e politica ha avuto inizio dalle lotte antifasciste e antinaziste.

Il 4 dicembre del 2016 il referendum popolare sancisce la sconfitta senza appello del duo B&B, questa volta di centrosinistra, e del loro progetto di sgretolamento della C.C.

Cosa emerge da questo successo referendario? La periferia della nazione si esprime contro il tentativo governativo di abbattere i punti nodali della C.C. Ma qual è la composizione della periferia? Essa comprende la parte emarginata e sconosciuta al potere della società: i disoccupati, gli inoccupati, l’universo femminile, le giovani generazioni deluse e troppo crudamente realiste riguardo al loro futuro immediato e prospettico. La periferia è il Sud d’Italia che massicciamente vota a favore della Costituzione, esprimendo così il suo parere a proposito della immodificabilità della Carta sui presupposti neoliberisti. Il referendum vittorioso ci dice che la società deve (e può) riprendersi in mano la politica e la sua sfera, la politica intesa come partecipazione ampia, responsabile, sinergica rispetto all’idea che al centro degli interessi della politica, dell’economia, della vita quotidiana c’è e deve rimanerci l’uomo libero e non l’uomo schiavizzato ed esangue civilmente. Riprogettare il futuro: ripensare un futuro migliore e più giusto è e deve essere un impegno categorico, kantiano, perché così si ribadisce che solo con la partecipazione responsabile alle dinamiche e alle pulsioni della polis il mondo, la società possono essere meglio governate. Alla luce di queste riflessioni siamo convinti che la battaglia di tutte le battaglie debba essere l’ abolizione del fiscal compact, vero e proprio strumento di tortura a danno della democrazia.

Un altro elemento dirimente in questo momento della storia del nostro paese, che si avvia alle elezioni del parlamento nazionale e successivamente nel Molise alle elezioni dei rappresentanti regionali, è l’ atteggiamento di chi verrà eletto nei confronti della Carta Costituzionale.

È auspicabile che chi verrà eletto con il “Rosatellum”, che a sua volta sarà dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale, dichiari che si impegna acché la Costituzione venga letteralmente messa in pratica: chieda inoltre e si batta per una legge elettorale proporzionale e per l’immediato scioglimento del parlamento. Questo sarà un primo passo verso la riacquisizione di un minimo di dignità del nostro parlamento nazionale. ☺

 

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