La rivoluzione delle donne
8 Marzo 2016
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La rivoluzione delle donne

Perché l’uomo è così geloso, dominante e maligno nei confronti della donna? Perché continua a comportarsi da stupratore? Perché l’uomo tradisce la vita?”. A queste domande risponde in diverse occasioni il kurdo Abdullah Ocalan. Nato nel 1949 ad Ankara, dopo gli studi di Scienze Politiche, Ocalan è stato impegnato nella lotta di liberazione kurda a capo del PKK dalla sua fondazione, nel 1978, fino al suo sequestro avvenuto il 15 febbraio 1999. Nel seguente periodo di isolamento Ocalan ha scritto più di dieci libri in cui le donne hanno trovato spazi rilevanti: “Quest’area di lavoro è il lavoro più cruciale che io abbia mai affrontato. Credo che dovrebbe avere la priorità sulla liberazione dei territori e del lavoro. Se devo essere un combattente per la libertà, non posso ignorare questo: la rivoluzione della donna è una rivoluzione nella rivoluzione”.

Per Abdullah Ocalan il processo di colonizzazione delle donne, la prima vera colonizzazione che sia mai esistita, è iniziato cinquemila anni fa. Nel neolitico, infatti, esisteva un sistema matriarcale in cui erano pienamente riconosciuti il valore della donna e la sua capacità creativa che consiste non soltanto nella capacità di partorire ma soprattutto nella capacità di sostenere la vita, nutrendola anche nelle condizioni più difficili. Non è casuale il ruolo delle donne nella scoperta e nella coltivazione di nuove piante, nell’addomesticamento degli animali, nell’invenzione di utensili. La creatività della donna veniva esaltata, adorata. Vigeva il socialismo primitivo basato sull’etica del dono, sulla ridistribuzione dell’eccedenza, sulla solidarietà e sul rispetto di principi ecologici. La divisione del lavoro tra i generi non era basata sulla proprietà o su relazioni di potere.

controrivoluzione

La prima rottura di genere o controrivoluzione (vale a dire un fenomeno, secondo Ocalan, che ha prodotto risultati negativi) si è avuta quando i maschi, grazie all’uso della forza dovuto all’utilizzo delle armi e alle guerre coi maschi degli altri clan, sono riusciti a stabilire relazioni di potere con le donne e i bambini basate sul principio di proprietà. Si trattava del patriarcato. Il prodotto in eccedenza diventava così di proprietà dell’uomo che era colui che era in grado di difendere il clan. L’ideologia emotiva che caratterizzava la società matriarcale veniva distrutta per far posto ad una malvagia ideologia analitica che metteva l’uomo al centro della creazione. Le divinità diventavano maschili e l’uomo si ergeva a capo di una dinastia. Ciò consentiva di creare una gerarchia in base alla quale l’uomo dominava sugli schiavi (la parte restante della società). Se in un primo momento la gerarchia era personale, con il rafforzarsi del patriarcato si creò un’alleanza tra amministrazione autoritaria e autorità religiosa: nacque lo stato gerarchico.

Mentre la mascolinità veniva socialmente costruita la casalinghizzazione veniva imposta negando i principi di libertà e uguaglianza. “La casalinghizzazione è un processo che mira alla società nel suo complesso. Schiavitù, soggiogamento, essere soggetti a insulti, piangere, mentire abitualmente, comportamenti passivi e ostentazioni sono tutti aspetti riconosciuti della casalinghizzazione e devono essere rigettati dalla morale della libertà. La casalinghizzazione della donna trasformava conseguentemente l’uomo in schiavo. Lo stato-nazione nascente era basato su sessismo, forza lavoro delle donne, nazionalismo, militarismo.

Il passo successivo fu l’ estromissione della donna dall’economia.

rottura di genere

La seconda controrivoluzione che ha rappresentato un duro colpo per le donne fu l’intensificazione del patriarcato attraverso le religioni monoteistiche: la sottomissione della donna veniva giustificata come una vera e propria legge comandata da Dio. Questo aspetto, ben visibile nell’ebraismo e nel cristianesimo, ebbe le conseguenze più nefaste nell’Islam con l’istituzione di harem e concubinato. “Mentre la restrizione della sessualità da parte della cristianità è un fattore che ha portato alla modernità, l’ incoraggiamento eccessivo della soddisfazione sessuale ha portato l’Islam a regredire in uno stato peggiore di quello delle antiche società tribali del deserto”.

La famiglia frutto del matrimonio veniva a costituirsi come un piccolo stato dell’uomo: possedere donne e bambini significava acquisire potere. La famiglia si basava sul lavoro illimitato e non retribuito della donna che era chiamata anche a rispondere alla necessità di popolare lo stato. La donna veniva quindi confermata come una macchina del sesso per fare figli. L’ideologia dinastica diventò funzionale.

Per Ocalan con l’introduzione del capitalismo, il sistema che permette solo all’1-2% della società di fare profitti, è iniziata una guerra ideologica, la più pericolosa di sempre per le donne, basata su religionismo e nazionalismo, discriminazione di genere, scientismo positivista. I pilastri dell’accumulazione capitalista sono il lavoro non retribuito delle donne e la loro esclusione dall’economia. Dalla morte delle donne sui roghi si è arrivati alla distruzione della società agricola (che ancora mostrava segni comunitari) e all’industria  della cultura grazie alla quale la mentalità della società è stata completamente annientata: l’industria del sesso e la mercificazione vengono percepite come garanzie di libertà.

distruzione del maschio dominante

Questo sistema di sfruttamento può crollare solo con il ritorno alla centralità della donna e quindi con la distruzione del concetto di maschio dominante. La vera democratizzazione e uguaglianza sociale potrà avvenire solo quando le donne saranno veramente libere e ciò si può realizzare solo attraverso una lotta intellettuale. Le donne mediorientali rivestono un ruolo di primaria importanza nella lotta di liberazione sociale secondo Abdullah Ocalan: esse rappresentano un’antitesi al sistema e una sintesi a livello globale. La conquista del piano politico è la più difficile per le donne ma esse non devono stancarsi di costruire partiti per le donne, movimenti delle donne, organizzazioni e associazioni delle donne che permettano di ridare vita alla loro identità. Il femminismo, pur avendo i suoi limiti, è stato il movimento che più si è mosso in questa direzione.

Per concludere con Ocalan: “Per questo sostenere l’ira delle donne, la loro conoscenza e il loro movimento per la libertà e la più grande dimostrazione di capacità di condivisione e un valore per l’umanità. Ho piena fiducia nel fatto che le donne, a prescindere dalle loro diverse culture ed etnie, tutte quelle che sono state escluse dal sistema, riusciranno. Il ventunesimo secolo sarà il secolo della liberazione delle donne. Spero di poter dare il mio contributo – non solo nello scrivere di questi argomenti, ma aiutando a mettere in pratica i cambiamenti”.☺

 

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