la stretta finanziaria
31 Agosto 2010 Share

la stretta finanziaria

 

Tremonti con la manovra estiva ha tagliato 38 milioni di euro al Molise. In realtà le misure di contenimento sono molto più pesanti e leggendo bene l’articolato si intuisce che le penalizzazioni complessive si avvicinano ai 70 milioni. La Regione con una propria legge regionale straordinaria approvata il 6 agosto, ha ridotto la spesa pubblica per ulteriori 27 milioni di euro. Di questi, i tagli apportati ai costi istituzionali incidono per 3 milioni, quelli sul personale per 2 milioni, nel mentre la riduzione per il servizio di trasporto su gomma è pari a 10 milioni di euro. Il combinato disposto tra le due manovre determina un brusco calo delle entrate con soppressione di servizi pubblici essenziali e di posti di lavoro. Il Molise pagherà due volte la stretta finanziaria, perché sconterà gli stessi problemi di altre regioni italiane e dovrà attrezzarsi localmente con imposte di scopo se intenderà continuare a preservare i diritti fondamentali di cittadinanza. In aggiunta, però, il Molise paga per un sistema produttivo che ruota per lo più intorno ai trasferimenti statali.

Se si riducono i fondi nazionali per i trasporti in Lombardia ci sarà l’obbligo per quella regione di mettere tasse locali e comunque i tagli segneranno in negativo sia l’occupazione che il servizio pubblico, ma l’incidenza di quei numeri sul totale delle imprese e degli occupati sarà assolutamente marginale. Nella nostra regione, al contrario, se si fermano le opere pubbliche si assesta un colpo mortale all’edilizia che è il principale comparto economico territoriale. E se si perdono mille occupati nella scuola, 800 addetti nella sanità, 150 autisti nel trasporto su gomma, 500 unità nel socio-sanitario e 700 precari a contratto nella pubblica amministrazione, va in crisi l’intero sistema istituzionale, produttivo e sociale del Molise. Con un’agricoltura in ginocchio, il piccolo commercio in affanno e l’artigianato in panne, la verità è che senza l’intervento pubblico il nostro territorio non riesce a concepirsi. Basta che la regione esca dalla Solagrital-Arena e dallo Zuccherificio per contare 2 mila disoccupati in più.

In questi decenni di autonomia istituzionale è stato costruito un sistema mostruoso dove si confondono potere politico, attività economiche e opportunità lavorative. In nessuna altra parte d’Italia le cose funzionano così. L’incidenza dei fondi pubblici nella creazione della ricchezza e di valore aggiunto, solo in Molise, tocca percentuali incredibili, a tutto svantaggio della libera intrapresa imprenditoriale. E questo intreccio incestuoso tra istituzioni, affari e lavoro rende impraticabile qualsivoglia dialettica democratica tra opposti schieramenti, perché chi amministra non si limita ad adottare politiche generali ma ha le mani in pasta e quindi in realtà comanda e decide sulla vita o sulla morte delle aziende. Chi esercita l’opposizione si trova di fronte ad un incredibile ricatto morale: andando fino in fondo sulle singole battaglie politiche ha il timore fondato di mettere sul lastrico centinaia di famiglie, prigioniere di questo ingranaggio perverso e antidemocratico. La nave acquistata con i fondi post-terremoto è tornata a solcare l’Adriatico grazie a fondi pubblici. Come vengono selezionati e assunti i dipendenti dei diversi call-center che hanno rapporti con la pubblica amministrazione? E si potrebbero portare una miriade di esempi, dove al di là della liceità formale di ciò che accade, si conferma il prevalere di un modello poco virtuoso che ricorda più Cola di Monforte che Barak Obama.

Ora però il sistema sta per saltare perché da Roma non verrà più alimentato ed è facile prevedere un aumento della povertà e un ribellismo diffuso che farà di tutta l’erba un fascio. Pochi si rendono conto della drammaticità della situazione e di come è oltremodo difficile tenere insieme il governo dell’emergenza in questa tragica fase di transizione con interventi strutturali che riorientino il nostro sistema produttivo più verso l’impresa competitiva che non verso il parassitismo assistito. E nella nefasta ipotesi di una nuova vittoria elettorale della destra, alle prossime politiche, con un trionfo della Lega Nord, questi processi si tradurranno in realtà nel volgere di qualche anno. Per questo diffido dalle scorciatoie propagandistiche di parte e non escludo che la Fondazione Agnelli, quando ipotizzava la nascita della Regione Adriatica con Marche, Abruzzo e Molise, avesse più di una ragione. In uno Stato Federale conta anche il numero degli abitanti e la produzione locale di ricchezza che rappresenta la base imponibile su cui poggiare il sistema di tutele e di protezioni sociali. ☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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