La tintilia tra storia e leggenda
10 Giugno 2019
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La tintilia tra storia e leggenda

“E dove non è vino non è amore; né alcun altro diletto hanno i mortali”.
Cosi diceva Euripide nel 480 a.C. e nulla di più vero può essere riferito al vitigno più rappresentativo della  nostra  regione Molise: la Tintilia. Benché le prime tracce di viticultura in Molise siano risalenti nei secoli e ci portino lontano ai tempi dei Romani e dei Sanniti, la nostra tradizione enoica si perde tra le vicende della storia, travolta dalle guerre e dalle orde barbariche che attraversarono la penisola Italica fino al medioevo. Sarà il feudalesimo a risvegliarla con la nascita dei vigneti cittadini, una sorta di orti urbani, coltivati al riparo delle mura e protetti dalle aggressione esterne. Piccoli orti divenuti poi le “vignarelle” di paese dove si coltivavano 4 ceppi di vite per fare il vino per la casa, da bere durante l’anno, è in questi piccoli pezzetti di vigna che probabilmente il vitigno tintilia sia stato preservato e tramandato nel tempo.

La bella signora ha, infatti, incerte origini. La leggenda la vuole Spagnola come suggerito dal nome Tintilia, dall’etimo iberico Tinto cioè rosso; rosso come l’Amore presunta ragione del suo arrivo e della sua diffusione sulle colline dell’entroterra regionale.

Storia e leggenda ne collocano la comparsa in età borbonica quando il primogenito del conte Carafa, nobile di origini napoletane, discendente dai nobili Caracciolo, si innamora della figlia di un luogotenente dei Borboni di origine spagnola. I due convolano a nozze e, come vuole la tradizione, la sposa porta in dote il vino per il banchetto nuziale: uno straordinario vino spagnolo, dal colore rosso rubino, forte ed intenso come la passione, fruttato e dolce come la sposa.

Ma, ahimè, la dolce fanciulla si ammala e muore prematuramente lasciando nella disperazione l’inconsolabile Conte Carafa che, per preservarne la memoria, commissiona in Spagna alcune marze di quel vitigno il cui nettare aveva allietato le sue nozze, ed impianta così in agro di Ferrazzano tra i comuni di Mirabello e Gildone la prima vigna di Tintilia. Fin qui la leggenda.

La storia ci dice invece che la Tintilia proviene originariamente dalla famiglia delle Tintorie Spagnole e sarebbe arrivata, come attesta Raffaele Pepe in uno scritto del 1811, in Molise ad opera dei soldati borbonici ivi stanziati.

Vitigno rustico di buona vigoria, resistente agli sbalzi termici e alle gelate ben si acclimatò tanto da diffondersi nelle zone interne e grazie al colore rosso rubino e alla forza del vino che se ne produceva, i filari di Tintilia vennero messi a dimora nei vigneti per irrobustire i vini prodotti. La Tintilia si diffuse così in tutta la regione ma, a causa della sua scarsa produttività poiché presenta un grappolo spargolo con acino piccolo ricco di vinaccioli, a partire dagli anni ‘60 venne espiantata e sostituita con altre viti autoctone quali Sangiovese, Cabernet, Merlot oltre al Montepulciano e Aglianico, a maggiore produttività, che assicuravano ai viticultori rese maggiori per ettaro, con maggiori marginalità. La riscoperta e la rinascita di questo vitigno si deve alle ricerche genetiche eseguite dal Dipartimento di Agraria dell’UNIMOL di Campobasso, che ne  sancirono l’autoctonicità tra la fine degli anni ‘90 e gli inizi di questo secolo.

Oggi, la Tintilia rappresenta il vino di punta del Molise e ne esprime il carattere forte la territorialità, l’asprezza e la morbidezza delle colline. Ha un colore rosso rubino con riflessi violacei, al naso sentori di frutta rossa che, a seconda del terreno e dell’impasto dei terreni nelle diverse altitudini, vanno dalla ciliegia matura ai piccoli frutti rossi, alla prugna, arricchiti da note speziate di pepe, liquirizia, e note tostate di cacao e caffè. Al gusto si presenta pieno, con una buona persistenza e un tannino elegante e non aggressivo.

Predilige affinamenti in acciaio, per non stravolgerne le note speziate caratteristiche del vitigno dovute a quella ricchezza di tannini e antociani propri dell’uva stessa, anche se oggi diverse sono le espressioni di Tintilia affinate in legno, sempre di secondo e terzo passaggio per preservare le note proprie di questo nobile vino.

Qualità ed eleganza sono le doti di questo vino arrivato forse in dote ma diventato molisano di eccellenza, ambasciatore del territorio e delle sue genti in Italia e nel mondo.

E allora Tintilia sia! Prosit!☺

 

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