La vita prima del debito
4 Settembre 2014 Share

La vita prima del debito

Perché mai dovremmo pagare?

a cura di Antonio De Lellis

prefazione di Mons. Mario Toso

Il presente volume esprime lo sforzo che uomini e donne di buona volontà compiono nel difficile cammino del superamento della perversa esposizione debitoria di molti Stati ed ora anche di parte dell’Europa e dell’Italia. Nel volume emerge con chiarezza che la proposta del Giubileo del Debito, come passaggio da un’economia della proprietà ad un’economia della custodia, si colloca naturalmente dentro ciò che si può definire l’utopia democratica di Papa Francesco.

Secondo il pontefice argentino l’utopia democratica inizia a prendere forma ogni volta che  dalla stessa crisi della democrazia emergono direzioni di una sua possibile soluzione. Più precisamente, l’utopia politica di Bergoglio consiste in un progetto politico di democrazia ad alta intensità, ossia una democrazia sostanziale, partecipativa e sociale.

Il libro vuole tentare di mettere assieme chi si occupa di crisi economica, sia in Italia che all’estero, a livello di movimenti sociali e di movimenti ecclesiali, nella certezza che la cultura economica è tale solo se è effetto di una contaminazione che produce connessioni ed interconnessioni. Per questo motivo si sono scelti autori che hanno accettato la sfida della contaminazione e che sono anche disposti ad investire il loro sapere per risolvere uno dei problemi più gravi del nostro tempo. È anche il tentativo di mettere insieme due mondi che però hanno iniziato a dialogare insieme anche e soprattutto in occasione della campagna referendaria per l’acqua bene comune e che ancor oggi, grazie all’amicizia personale, che è il vero spazio di trasformazione sociale, restano insieme. Ma forse quello che sta più a cuore è rimettere in moto una riflessione in ambito cristiano su tematiche sociali con obiettivi a lungo termine superando un presente schiacciato da pesi enormi, perché il rancore e la nostalgia per un mondo che non tornerà più non si trasformi in prostrazione, ma in speranza, la quale ha il volto di chi fa più fatica.

Da troppo tempo l’irrilevanza dei cristiani, e in alcuni casi il silenzio, ha permesso, concesso o non ostacolato l’avanzata di “un sistema economico che uccide”. Nulla ha più lo stesso valore, lo stesso senso. In nome dell’azzardo finanziario che ha amplificato la crisi economica del consumismo, coloro che l’hanno provocata hanno ridotto i diritti fondamentali, attaccato le costituzioni degli Stati, ridotto in schiavitù intere popolazioni attraverso privatizzazioni, attacco ai territori, sistemi di indebitamento con logiche da usura internazionale.

Come tacere? Come essere insensibili al grido di dolore degli impoveriti, al tintinnio di catene che proviene da diverse parti del pianeta? Per questo motivo, oggi, nell’epoca di Francesco, che nello stile vuole tornare ad una Chiesa dei poveri e non solo per i poveri, ci viene incontro un’interpellanza interiore. Quale società senza esclusione siamo chiamati a costruire? Quale economia della vita che contrasti un’economia che uccide? “Chi farà questa rivoluzione di Francesco?” – si chiede Raniero La Valle in un suo scritto recente.

La costruzione del bene comune di tutti e di ciascuno è l’alto atto di carità politica a cui si è chiamati. Con chi? Con tutti quelli che vogliono procedere per la stessa strada di costruzione di una società solidale in cui nulla è nostro, ma tutto ci è stato affidato.☺

eoc

eoc