L’acqua nel vino?
4 Giugno 2021
laFonteTV (3191 articles)
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L’acqua nel vino?

E l’acqua se ne vada dove le pare

a rovinare il vino, lontano, fra gli astemi:

questo è vino puro.

“Proposta UE per abbassare il grado alcolico: sì all’acqua nel vino”. Questo, in sintesi, il proclama esecrato da tutto il mondo del vino come annuncio di sventura o peggio delirium tremens che è stato estesamente condiviso, nelle ultime settimane sui social di tutto il mondo e su tutti i principali gruppi di discussione dedicati al vino.

Il tutto ha avuto inizio da un pezzo uscito su Il Sole 24 Ore dedicato a una proposta, nata in seno all’Unione Europea, per permettere ai produttori di diminuire il grado alcolico dei vini dealcolizzati diluendoli con acqua, pratica al momento non prevista da alcun regolamento in alcun Paese produttore e quindi illegale. Ma il settore già duramente provato dagli effetti pandemici su produzione e distribuzione ha, giustamente, alzato gli scudi. Assoenologi, Ais le associazioni di produttori e tutto il “circo enologico” di riferimento hanno chiesto al governo italiano azioni di difesa del Made in Italy enoico, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo ed emblema dell’identità produttiva nazionale, con la messa al bando anche della sola idea che tutti i vini, indiscriminatamente, anche quelli a denominazione di origine DOC e DOCG, possano subire il doppio trattamento, dealcolizzazione e annacquamento.

Indubbiamente al popolo italico abituato fin dai tempi più remoti ad asservire l’acqua al vino e a considerare questo come La Bevanda per eccellenza, sulle tavole italiche e non, la notizia è sembrata tanto allarmante e clamorosa quanto lo è stata la replica secca e immediata del comunicato stampa di Coldiretti.

Eppure proprio in esso è nascosta la vera chiave di lettura della proposta, perché si parla di Presidenza del Consiglio dei Ministri UE, una istituzione inesistente. In Europa abbiamo infatti la presidenza del Consiglio dell’UE, semestrale, in questo momento detenuta dal Portogallo, e poi appunto il Consiglio Europeo, composto da tutti i capi di Stato e di governo dell’Unione. In questo caso ci si riferisce a un working paper del quasi omonimo Consiglio dell’Unione Europea, l’istituzione che rappresenta la voce dei governi dei paesi dell’UE e che attraverso i suoi ministri ne coordina le politiche, in questo caso quelle agricole.

Stop. Oltre a questa singola riga in cui si parla del suddetto “documento” non c’è altro, se non dichiarazioni da parte del presidente stesso di Coldiretti, seguite da una serie di paragrafi di colore che bollano il fattaccio come “un inganno legalizzato per i consumatori che si ritrovano a pagare l’acqua come il vino che non potranno neanche fare appello alla tradizionale canzone popolare romanesca “La società dei magnaccioni” di Gabriella Ferri che recita ‘Se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua/E noi je dimo e noi je famo/C’hai messo l’acqua Nun te pagamo ma però’”.

O questo, peraltro ingannevole (lo zuccheraggio è ammesso in Francia – non esattamente l’ultimo dei Paesi produttori in fatto di qualità – ma soprattutto è un’alternativa alla diffusissima pratica tutta italiana, relativa all’aggiunta di MCR, il mosto concentrato rettificato, un prodotto ottenuto dal mosto d’uva che contiene acqua e, appunto, zucchero): “la proposta di aggiungere acqua nel vino è solo l’ultimo degli inganni autorizzati dall’Unione Europea che già consente l’aggiunta dello zucchero nei paesi del Nord Europa per aumentare la gradazione del vino mentre lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei paesi del Mediterraneo e in Italia, che ha combattuto una battaglia per impedire un “trucco di cantina” e per affermare definitivamente la definizione di vino quale prodotto interamente ottenuto dall’uva”.

In realtà il cuore della proposta riguarda la possibilità di “ripristinare l’acqua ai prodotti della vite che sono stati dealcolizzati”. È questo l’aspetto centrale: tra i ministri dell’agricoltura dei Paesi dell’ Unione Europea si sta discutendo se permettere di aggiungere acqua a quei vini a cui è stato tolto alcol, pratica questa che andrebbe ben evidenziata in etichetta. Se ne fa riferimento nello stesso documento: molto clamore per nulla, ma se di fake news si tratta, con il sospiro di sollievo di produttori  & co, non  c’è da gioire poi tanto, perché il pasticcio mediatico, per di più tutto italiano ha dimostrato ancora una volta, l’ennesima, lo scollamento tra l’ informazione italiana e l’ UE che spesso viene descritta come qualcosa di molto lontano e molto minaccioso per il comparto e non come un’istituzione che lavora per gli interessi di tutti. E allora forse invece che una guerra politica, economica e mediatica tra le parti, sarebbe da preferire una azione di collaborazione e condivisione, una pace stabile e concordata che sia duratura e decisamente non all’acqua di rose e nemmeno di vino!☺

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