L’adolescente e l’insegnante
1 Marzo 2014 Share

L’adolescente e l’insegnante

Nel cercare del materiale sull’ adolescenza, giorni fa, alle soglie di una lezione da dedicare, in classe, alle dipendenze e ai possibili rischi di questa delicata età, sul web mi imbatto nel decalogo che segue. Anonimo. E lo reinvento: nato per rivolgersi ad un generico, ipotetico adulto di riferimento, potrebbe essere così girato ad un insegnante. Ho provato ad immaginare cosa ci chiederebbero i nostri alunni. E, forse, ho dato voce più alle mie perplessità che alle loro. Potrebbe funzionare? Chissà. In corsivo ho dato libero sfogo ai miei vaneggiamenti.

1. Non viziarmi. So benissimo che non dovrei avere tutto quello che chiedo. Voglio solo metterti alla prova.

Non cedere di fronte ad ogni mia pigrizia, non essere arrendevole di fronte alle mie marachelle o alle mie mancanze. Sorriderci per stemperare la tensione va bene, ma solo qua e là. Abbi polso con me. Ho bisogno di regole. Ho bisogno di un adulto che mi rintuzzi se sbaglio. Non fare l’amico per conquistarti la mia stima. Di amici ne ho tanti, al di fuori. A scuola ho bisogno di te.

2. Non essere incoerente: questo mi sconcerta e mi costringe a fare ogni sforzo per farla franca tutte le volte che posso.

Non chiedermi di spegnere il cellulare mentre tu non ti fai scrupolo di rispondere ad una telefonata privata in classe. Non chiedermi di fare il mio dovere quando tu ci assegni tonnellate di esercizi per sbrigare le tue cose in pace sulla cattedra. E non trattarmi secondo il tuo umore o secondo quello che vuoi essere agli occhi degli altri colleghi: un giorno lassista, l’altro inflessibile. Non saprò mai qual è la direzione. E non avrai più alcuna autorevolezza per indicarmi quella giusta.

3. Non fare promesse: potresti non essere in grado di mantenerle. Questo farebbe diminuire la mia fiducia in te.

Parla chiaro. Concentrati e lavora sul presente. Non farmi intravedere quello che non potrò raggiungere. Dammi piuttosto tutti gli strumenti per sbaragliare la concorrenza su quello che posso fare, che so fare, che devo assolutamente sfidare per vincere.

4. Non correggermi davanti alla gente. Presterò molta più attenzione se parlerai tranquillamente con me a quattr’occhi.

Rimproverami con fermezza, ma con garbo. Senza mai umiliarmi davanti ai compagni. A quattr’occhi comprendo meglio ciò che non va, a quattr’occhi siamo io e te, e mi sento considerato un giovane uomo che deve prendere coscienza serenamente dei suoi errori.

5. Non brontolare continuamente: se lo fai, dovrò difendermi facendo finta di essere sordo.

Non urlare! È molto meno efficace di un tono pacato ma perentorio.

6. Non badare troppo alle mie piccole indisposizioni. Potrei imparare a godere di cattiva salute se questo attira la tua attenzione.

A volte, lo sai, dico che ho mal di testa o mal di pancia per evitare un’interrogazione, perché sono teso, perché a casa hanno discusso e ho bisogno di una carezza sulla testa. È vero. Ma non cascarci se esagero. Non devo abusarne. Dimostrami, piuttosto, che tu ci sei sempre e comunque. E che non ho bisogno di questi escamotage per sentirmi al centro delle tue cure e del tuo impegno. Protagonista del tuo lavoro.

7. Non preoccuparti per il poco tempo che passiamo insieme. È come lo passiamo che conta.

Rilassati. Non è la fine del mondo se “non finiamo il programma” o se “siamo indietro sul programma”. Il metodo con cui mi insegni a studiare vale infinitamente di più di tutti i contenuti. L’attenzione che metti nel farmi recuperare tutte le lacune per non lasciare indietro nessuno, conta infinitamente di più della puntualità con cui hai esaurito tutti i punti previsti nell’unità di apprendimento. La strada che percorriamo insieme è molto più importante della meta. È, già, la meta.

8. Non permettere che i miei timori suscitino la tua ansia, perché allora diventerai ancora più pauroso. Indicami il coraggio.

Se ho paura, non compiangermi. Se ho paura, non irritarti. Se ho paura, scuotimi.

9. Non dimenticare che non posso crescere bene senza molta comprensione e incoraggiamento. Ma non ho bisogno di dirtelo, vero?

Aiutami a trovare la chiave del mio successo. Sono uno scrigno pieno di tesori, ma sono un essere umano che deve imparare a guardarsi dentro, ad apprezzarsi, a scommettere sui suoi punti di forza. Quando inciampo, ricordami che non cade solo chi non cammina!

10. Ricordati, io imparo di più da un esempio che da un rimprovero.

Torna al punto 2, riflettici ancora un po’…e aggiungici che uno si educa coi fatti, non con le parole. J

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