l’aglio    di Gildo Giannotti
31 Gennaio 2012 Share

l’aglio di Gildo Giannotti

 

L’aglio è quell’ortaggio conosciutissimo il cui impiego in cucina è praticamente universale e  consente di caratterizzare con un tocco inconfondibile i piatti più diversi.

             Appartiene alla famiglia delle Liliacee ed è quindi parente della cipolla, dell’erba cipollina, del porro e dello scalogno, oltre che di numerose altre piante medicinali o ornamentali, anche velenose, come colchico, tulipano, giglio, ecc.

             Il suo nome scientifico Allium sativum sembra combinare la parola celtica all, “bruciante”, per l’odore acre ed il sapore forte, con l’aggettivo sativum, riferito a specie che può essere seminata o coltivata.

Linneo indica la Sicilia come patria della pianta, ma è più probabile che questo bulbo sia stato coltivato la prima volta in Egitto. Erodoto, l’antico storico greco, riferisce che sulla piramide di Cheope, risalente a oltre cinquemila anni addietro, furono scritte in caratteri egizi le spese sostenute per l’acquisto di cipolla e di aglio per gli operai. Come risulta dunque dalla contabilità tenuta dagli amministratori, gli Egizi, al tempo dei Faraoni, alimentavano proprio a pane ed aglio gli schiavi addetti alla costruzione delle piramidi per evitare che si ammalassero. Anche gli antichi Romani davano cibi ricchi di aglio e prezzemolo ai gladiatori prima del combattimento, e l’aglio è stato sempre presente nella dieta dei mietitori che, all’alba, dopo aver già effettuato qualche ora di lavoro, si concedevano un piccolo spuntino, ’u mucc’chélle, a base di pane con aglio fritto e un bicchiere di buon vino.

Questo ortaggio non manca mai negli orti familiari, anche se gli vengono destinati pochi metri quadrati, dal momento che le quantità che occorrono sono estremamente limitate.

È molto resistente al freddo (fino a -15° C) e alla siccità. È necessario assicurarsi che non ristagni l’acqua per evitare marciumi e per questo i suoli migliori per la sua coltivazione sono quelli prevalentemente sciolti, ovvero sabbiosi e friabili, capaci di smaltire con facilità l’acqua in eccesso.

Può essere piantato sia in autunno che in primavera. Conviene eseguire l’impianto dei bulbilli in autunno, perché, se messi a dimora a fine inverno, diventano bulbi di dimensioni e peso notevolmente ridotti. Tuttavia un detto popolare cita testualmente: chi vuole avere un buon agliaio metta l’aglio di gennaio. Ma se si ritarda troppo la semina del bulbillo, si corre il rischio che se ne sviluppi uno solo di grosse dimensioni, comunemente chiamato nel nostro dialetto agghie màsqu’le, cioè privo di spicchi, detti šchéfe. Non è consigliabile, inoltre, piantare l’aglio per due anni di seguito nella stessa aiuola, né metterlo a dimora dove l’anno precedente siano state coltivate piante che appartengono alla stessa famiglia (cipolla, porro, scalogno).

L’aglio più conosciuto e richiesto è sicuramente quello bianco, che viene coltivato per la buona resa e per l’ottima conservabilità. Ma altri tipi di aglio possono avere una loro diffusione, anche se limitata ad alcune aree della nostra penisola. Essi sono principalmente:

– l’aglio rosa, con le tuniche esterne rosate, che per la sua precocità viene consumato fresco e non si presta ad essere conservato;

– l’aglio rosso, all’esterno bianco ma in realtà di colore violaceo per le spesse tuniche che rivestono i bulbilli; possiede sapore più accentuato ed ha conservabilità migliore dell’aglio rosa.

L’aglio è una delle piante più amate o detestate al mondo, a seconda dei punti di vista degli   estimatori o dei detrattori. Fra questi ultimi il poeta latino Orazio che, durante una gita in campagna con l’a- mico Mecenate, si trovò a mangiare delle pietanze condite con aglio, che gli provocarono  problemi di digestione. Così nell’Epodo III, con tono scherzoso, maledice l’aglio e Mecenate, enfatizzando gli effetti dannosi dell’aglio, che bruciava nel suo stomaco più del sole della Puglia, terra presso la quale era nato. Uno dei motivi di avversione è il suo odore acre e pungente, dovuto a un’essenza sulforata, l’allicina, che impregna l’alito di chi lo mangia crudo, che si può tuttavia 'neutralizzare' bevendo un bicchiere di latte.

Ma l’aglio è stato sempre considerato un amuleto e un talismano, tanto che nel nostro paese era consuetudine appendere ’a scèerte de ll’agghie, cioè la treccia di agli (formata alla raccolta), per tenere lontani i serpenti e le streghe. Tipica è l’invocazione napoletana antijettatoria che afferma:

Agli e fravagli

fattura che non quagli.

Corne e bicorne

capa ’alice e capa d’aglio…

Grazie alle tantissime virtù terapeutiche, inoltre, l’aglio è stato molto usato nella medicina dei semplici. Questa tradizione è riassunta perfettamente in un sonetto in romanesco di Aldo Fabrizi:

Se la cipolla è la regina, l’Ajo

è un Re, sia cortivato che servatico,

come medicinale è un antiasmatico

e cura mar de stommico e travajo.

 

Si pe’ li baci rappresenta un guaio,

pe’ li bacilli è un acido muriatico,

in più è depurativo, antireumatico,

e chi nun l’usa spesso, fa ’no sbajo.

 

Mia madre me metteva, da pupetto,

’na collanina d’aji intorno ar collo

e poi me ce mannava puro a letto.

 

«Li vermini» diceva «so’ birboni,

e l’ajo, fijo, è l’unico controllo

che non li fa salì ne li pormoni».

La scienza moderna ha dimostrato ciò che l’antica cultura popolare tramandava.

Le azioni sull’organismo sono infatti numerose:

– azione ipotensiva (abbassa la pressione arteriosa con notevoli benefici anche sul sistema cardiocircolatorio);

– azione sull’albero respiratorio (è antisettico, balsamico ed espettorante; prima degli antibiotici l’essenza di aglio dava, fra tutti i vegetali sperimentati, i migliori risultati nella cura della tubercolosi polmonare);

– azione sulle affezioni del tubo digerente (è antidiarroico, antisettico sulla flora batterica patogena, vermifugo; stimola l’emissione e la produzione della bile; eccita la secrezione di succhi gastrici; e i popoli mangiatori di aglio mostrano maggiore resistenza ad alcune malattie infettive intestinali, fra cui la dissenteria e il colera);

– azione anticancerosa (restano però sconosciuti i meccanismi d’azione).

L’aglio è dunque un farmaco portentoso e come tutti i buoni medicamenti è poco tossico: si è stimato infatti che la dose tossica per l’adulto sia di 595 g.☺

giannotti.gildo@gmail.com

 

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