L’agrimonia
25 Maggio 2017
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L’agrimonia

L’agrimonia è una pianta erbacea perenne rizomatosa, comune nei luoghi incolti e soleggiati. Le sue foglie, dentate al margine, si presentano di un colore verde intenso superiormente e biancastre nella pagina inferiore. Il fusto, eretto e alto 60-80 cm (solo in casi eccezionali supera il metro di altezza), termina con un lungo racemo di piccoli fiori gialli con cinque petali.

Appartiene alla famiglia delle Rosacee e il suo nome scientifico è Agrimonia eupatoria. Il nome del genere pare che derivi dal greco árgemon = “leu- coma dell’occhio”. L’argemone è infatti una specie di papavero usato nell’ antichità per curare l’ulcera dell’occhio. Il secondo termine, eupatoria – riferito alla specie -, deriva dal nome di Mitridate Eupatore, re del Ponto, che tra il I e il II secolo a. C. ne avrebbe testate le qualità terapeutiche. Secondo altri, il nome deriva invece dal greco agrós = campo e moné = dimora, come per dire che la pianta “dimora nei campi”. Per spiegare l’ etimologia della parola eupatoria, altri ancora ricordano che in greco “fegato” si dice hépar, hépatos: in effetti, le sommità della pianta presentano infiorescenze gialle che sono annoverate da millenni tra i migliori depuratori del fegato.

La pianta essiccata emana un profumo di albicocca; fatta fermentare fornisce un tonico digestivo. Ma tante sono le proprietà dell’agrimonia, grazie ai tannini, ai flavonoidi, agli acidi e alle vitamine che contiene e che le conferiscono una generale attività stimolante la funzionalità epatica. La presenza di triterpeni e tannini ne giustificano l’impiego anche per uso esterno come rimedio antinfiammatorio e cicatrizzante in caso di lesioni cutanee, piaghe, ferite, abrasioni e screpolature; in svariate dermopatie l’agrimonia manifesta anche un’azione antipruriginosa e antistaminica. Possiede poi proprietà decongestionanti e astringenti in caso di infiammazioni agli occhi o del cavo orale, come tonsillite e faringite. Un infuso di foglie e fiori rende gli occhi splendenti e allevia le infiammazioni gengivali, la tosse e il mal di gola. Agisce anche sulle affezioni delle vie respiratorie come bronchite e asma perché è un broncodilatatore.

In insediamenti neolitici sono state ritrovate grandi quantità di frutti di questa pianta e fin dalla preistoria veniva somministrata come antidoto per il veleno dei serpenti, contro le malattie del fegato e i disturbi della vista – come già ricordato -, e in caso di perdita della memoria. Nel X secolo, Ildegarda di Bingen, una religiosa tedesca celebre per essere stata anche una naturalista, reputava questa pianta uno dei più grandi rimedi delle malattie mentali. Dopo aver raggiunto nel XVI secolo il periodo di maggiore popolarità, l’agrimonia venne sempre più trascurata. Attualmente ha conservato il favore dei popoli nordici, che ne apprezzano l’infuso tonico, e di attori e cantanti che la reputano un toccasana per la voce.☺

 

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