L’albero del popolo
6 Gennaio 2015 Share

L’albero del popolo

La parola italiana pioppo deriva dal termine latino, di genere femminile, pōpŭlus, -i, che viene associato ad un altro termine, pŏpŭlus, -i (“popolo”), ma di genere maschile e di diverso significato. Di qui la definizione del pioppo come “albero del popolo”. Si tratta in realtà di una paraetimologia, e ad esempio il nome della celebre Piazza del Popolo a Roma deriva da un antico boschetto di pioppi neri e non dal popolo. Analogamente, la contrada Chiupp’tille, sita nel territorio di Bonefro, prende il nome dal filare di pioppi presenti nella zona. Dal pioppo deriva poi il nome volgare di uno fra i più apprezzati funghi commestibili: il piopparello o pioppino.

Il genere Populus della famiglia delle Salicacee comprende una trentina di specie note come pioppi. L’ibridazione, assai frequente fra queste specie, avviene soprattutto per via naturale e dà origine ad una molteplicità di individui fra i quali alcuni possono presentare delle caratteristiche anche più pregiate rispetto a quelle dei progenitori.

In Italia, fra i pioppi indigeni, si ricorda il pioppo nero (Populus nigra), apprezzato per l’aspetto ornamentale: il suo portamento richiama subito quello del cipresso, da cui anche il nome di pioppo cipressino. Secondo una leggenda, i pioppi neri sarebbero nati dalla metamorfosi delle Eliadi, le sorelle di Fetonte: quando Giove lo fece precipitare dal carro del Sole nel fiume Eridano, le Eliadi iniziarono a piangere così copiosamente, che le loro lacrime divennero ambra e loro stesse si trasformarono in pioppi. Il pioppo nero da allora fu sempre considerato un albero funerario e questo simbolismo si riflette anche in una commedia di Plauto, la Casina, dove rappresenta la Disperazione. Anche Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia, ricorda che i defunti venivano coperti con foglie di pioppo nero.

Abbastanza comuni sono poi il pioppo bianco (Populus alba) e il pioppo tremolo (Populus tremula), entrambi spontanei. In particolare il secondo è molto diffuso nelle zone montane. In Grecia, il pioppo bianco era denominato Leúke e il suo nome si ispira, secondo il racconto di Servio nel suo commento a Virgilio, all’omonima ninfa che, inseguita da Ade, si trasformò nella pianta trasportata presso la fonte di Mnemosine (la Memoria).

In alcuni casi il pioppo può simboleggiare il matrimonio. Questa immagine deriva dall’ interpretazione di un altro passo della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, in cui lo studioso latino, a proposito della vite, sostiene che nella campagna campana essa viene affidata al pioppo, oltre che all’olmo (vedi la fonte n. 4 del 2011): si tratta della cosiddetta vite maritata, che si avvinghia all’albero e si arrampica fino alla sommità.

Nel rito “la danza del Sole” dei Sioux Dakota, il pioppo veniva eretto al centro della capanna e rappresentava l’asse del mondo in grado di unire il cielo e la terra.

Il pioppo prospera assai bene nei terreni alluvionali purché freschi e fertili, lungo i fiumi e i corsi d’acqua e sui margini dei canali. Si presta ottimamente per creare filari lungo viali, ai margini di strade, campi, prati e lungo i fossati. Può raggiungere un’altezza compresa tra i 15 e i 25 metri, ma a volte può superare anche i 30 metri di altezza e il tronco i 2,5 metri di circonferenza.

Le foglie dei pioppi, in particolare di quelli tremuli, hanno i piccioli appiattiti e per questo il vento le smuove facilmente, dando l’impressione che l’albero tremi. Le dimensioni delle foglie variano spesso e, quando in autunno cambiano colore e cadono a terra, formano un tappeto di foglie gialle simili a monete d’oro abbandonate.

Al raggiungimento dell’età produttiva (intorno ai 10-15 anni), all’inizio della primavera, compaiono i fiori, prima delle foglie. I frutti che da essi si originano contengono numerosi piccoli semi provvisti di un pappo lanuginoso per mezzo del quale vengono dispersi dal vento, dando vita a un fenomeno di autodisseminazione e depositando in prossimità degli alberi un morbido strato. Questi alberi sono stati perciò chiamati dagli anglosassoni cottontree “alberi del cotone”.

Le gemme vengono talora raccolte perché contengono salicina, populina ed essenze aromatiche: con queste sostanze si preparano infusi medicamentosi; in particolare il decotto di gemme viene usato in caso di ustioni. Anche la corteccia del pioppo, dopo essere stata lavata accuratamente, può essere mangiata, condita con un po’ di olio e di sale.

Ma il pioppo ha una parte importante soprattutto nell’arboricoltura da legno: viene infatti impiegato per vari usi, come la fabbricazione di fogli e pannelli di compensato, cassette da imballaggio, fiammiferi e carta (va ricordato come alcuni enti, in particolare l’Ente Nazionale Cellulosa e Carta, si siano impegnati ad incrementare la coltivazione specializzata del pioppo e dell’eucalipto al fine di ottenere materiale per la fabbricazione della carta). Una volta i panettieri impiegavano il legno del pioppo nei forni: questo legno infatti brucia rapidamente senza fumo. Il legno, tenace e leggero, un tempo era il materiale ideale per produrre zoccoli e, sempre il pioppo è stato usato da Leonardo da Vinci per dipingere la sua celebre Monna Lisa. L’agricoltore potrà ottenere dalla coltivazione del pioppo un compenso adeguato al suo impegno tecnico ed economico. La pioppicoltura, ovvero la coltivazione intensiva del pioppo, è effettuata con tecniche specializzate nelle zone di pianura delle regioni temperate, per una produzione di legname che in Italia è quantitativamente superiore a quella di tutte le altre specie forestali prese nel loro insieme.☺

 

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