l’angolo di visuale
29 Aprile 2010 Share

l’angolo di visuale

  

 

Si narra che Galileo Galilei, convocato a Roma dal Sant’Offizio per rendere ragione delle sue tesi sull’andamento dell’universo, ai cardinali inquisitori porgesse il cannocchiale, ma costoro, giudicandolo uno strumento diabolico, rifiutarono di osservare il mondo da quell’ottica; così facendo non solo si chiusero alla verità rimanendo nelle loro certezze, ma costrinsero lo scienziato ad abiurare, pena la vita.

Che il fatto sia vero o solo leggendario poco importa in quanto il messaggio che trasmette è estremamente chiaro e di perenne attualità. La paura di mettersi in discussione porta quelli che detengono il potere, o che vi aspirano, a non dichiarare mai il loro angolo di visuale – da non confondere assolutamente con il proprio punto di vista – ma anzi a ritenersi in grado di abbracciare tutta la realtà in modo puntuale ed esaustivo. I danni perciò diventano incalcolabili e qualunque contestazione nei loro confronti viene vista come polemica ingrata. Appare fin troppo evidente che chiunque dice di non essere di parte, in buona o cattiva fede, sta dicendo una grossa, immane idiozia e chiunque, viceversa, si offende, anziché radicalizzare il discorso facendone un punto di onore, quando viene accusato di essere di parte – che è cosa diversa dall’essere fazioso – vive la sindrome dell’accerchiamento e per la stesso motivo si confina all’angolo.

Chi ama, è di parte o riesce a stare al di sopra? E chi crede nel Dio di Gesù Cristo può pensarlo equidistante tra la vittima e i suoi crocifissori? Con un Dio simile, il credente potrebbe agire diversamente? Una delle insulsaggini che mi sento ripetere è che la nostra rivista non sarebbe poi tanto male se non fosse così di parte. Tradotto, significa: non si presta ai giochi di potere e al compromesso. Il nostro angolo di lettura degli eventi, e ce ne facciamo gloria e merito, è il terremotato, sinonimo della persona in stato di bisogno.

Proviamo a vedere come cambiano le prospettive parlando di argomenti che ritornano nelle pagine interne. Il sindaco di Adro esclude dalla mensa 40 bambini che non hanno pagato il buono mensa (come quell’altro che ha fatto trovare pane e acqua o quell’altro ancora che non fa accedere al bus). Legalmente non gli si può rimproverare niente. I genitori dei bambini che avevano pagato la mensa hanno asserito che chi non ha il denaro può ritirare i figli prima che vanno a mensa. Il discorso non fa una grinza. Se ci indigniamo, e giustamente, è perché leggiamo l’evento dalla parte dei bambini umiliati.

Scandalo pedofilia nella chiesa: il card. Sodano ha un’unica preoccupazione che è quella di salvaguardare l’istituzione chiesa e in particolare la curia di cui è stato responsabile e perciò porge le scuse al papa a Pasqua; il card. Bertone e quelli come lui non vogliono che gli omosessuali diventino preti e allora niente di meglio, per chiudere il cerchio, che mettere in relazione gay e pedofili e spostare sul binomio celibato-pedofilia; l’America deve far pagare oggi alla chiesa l’opposizione alla riforma sanitaria come ieri l’opposizione alla guerra in Iraq (questa prima ondata ha fatto sborsare alle diocesi 5 miliardi di dollari di risarcimento alle vittime). Se invece l’angolo di lettura fossero state le vittime, non ci si sarebbe trincerati nemmeno dietro le statistiche (sembra che tra i preti siano inferiori a quelle di altre categorie), ma si sarebbe stati profetici nel denunciare questi orribili abusi già cinquant’anni fa, senza timore di pestare i piedi a nessuno.

Quella primadonna (e lo sarebbe realmente se avesse le tette, come diceva l’indimenticato Enzo Biagi) di Berlusconi, se si fosse messo dall’angolo delle vittime delle mafie avrebbe mai potuto dire che libri come Gomorra e film come La Piovra rovinano l’immagine dell’Italia nel mondo?

E se il commissario presidente della giunta regionale Michele Iorio avesse abitato qualche mese in una bella casetta di legno, calda d’estate e fredda d’inverno, in un villaggio turistico dei terremotati, a lui la scelta, la ricostruzione sarebbe ancora agli inizi?

Per non parlare del centro sinistra molisano che, in perfetta sintonia con quello nazionale, è diventato un gioco di tessere e di scacchiera, per cui chi è riuscito a diventare puparo manovra i fili per consolidare il potere e abbattere concorrenti interni piuttosto che guardare al bene comune con gli occhi dei lavoratori e di tutte le vittime che la crisi sta mietendo. Roberto Ruta, già vero responsabile della sua sconfitta nella corsa a presidente della giunta regionale e della mancata rielezione alla camera dei deputati, con la sua controfigura Danilo Leva, eletto a segretario del pi-di-senza-la-elle, avrà festeggiato anche per la sconfitta a Termoli e a Montenero di Bisaccia, patria di Di Pietro. Chi si meraviglierebbe se un giorno si venisse a scoprire che ha un patto segreto con Iorio per consegnargli la parte di Molise che ancora non controlla? I suoi luogotenenti, man mano che maturano, passano alla corte del feudatario che provvede a dispensare riconoscimenti.

Mistificazione della verità, verità strumentali, informazione distorta, tutto ciò e altro perché si rifiuta l’angolo di visuale corretto. Solo ritrovando quest’ultimo sarà possibile costruire una società a misura d’uomo. Noi ce la stiamo mettendo tutta. E non siamo i soli, per fortuna.☺                                                   

 

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