l’aquila e l’insetto
20 Febbraio 2010 Share

l’aquila e l’insetto

“Posso assicurare che entro l’anno potremo avviare il completamento dei lavori inclusi nella priorità A per tutti i comuni, dentro e fuori l’area del cratere e terminarli alla fine del 2006”.

“Tenuto conto delle ridotte risorse finanziarie disponibili per l’anno 2009 e per l’anno 2010/2011, e che tale difficoltà economica finanziaria non permette la tenuta in giacenza delle risorse non utilizzate… sono revocati  tutti i finanziamenti non attivati”.

La prima affermazione è contenuta nel discorso che il Presidente Commissario, Michele Iorio, ha tenuto al Consiglio Regionale nella seduta del 31/10/ 2005 in occasione della Giornata della memoria; la seconda è contenuta nel decreto di definanziamento 142 del 18/11/2009 a firma del Presidente Commissario Michele Iorio per informarci che non era vera la prima.

 Dopo sette anni Iorio si è accorto che mancano le risorse, la ricostruzione in classe A è ferma al 20% e i villaggi della vergogna sono sempre lì a ricordargli che il suo amico Berlusconi non ha mantenuto le promesse fatte mentre si asciugava gli occhi pieni di lacrime in quel di San Giuliano di Puglia. La storia si ripete. Ciò che è accaduto nel Molise accadrà in Abruzzo e accadrà sempre se non ci sarà una legge che regolamenti allo stesso modo e per tutto il territorio nazionale  le fasi successive ad un evento calamitoso. Come queste situazioni sono attualmente regolamentate, tutto dipende dal tempo con cui si consuma l’evento sui mezzi d’informazio- ne. Una volta che si è spenta l’ultima telecamera, l’evento sparisce e il problema si risolve. Fateci caso, da quando giornali e televisioni non parlano più delle macerie dell’Aquila, della casa dello studente, dei suoi morti, nell’immaginario collettivo si è instaurata l’idea che il problema è stato affrontato con efficacia – i prefabbricati realizzati nei primi mesi – e che Bertolaso è un vero fenomeno. Basta pensare che l’Abruzzese Vespa, il quale ha dedicato centinaia di puntate sui fatti di Cogne, non ne parla più, prima perché la sua trasmissione è in caduta libera e poi perché non può mandare in onda solo i prefabbricati, dovrebbe farci vedere il centro storico e questo non fa piacere al cavaliere. Anche il Presidente del Consiglio che conosce molto bene questi meccanismi ha toppato alla grande. Ha condiviso il bottino mediatico con i grandi della terra mettendogli a disposizione il palcoscenico della tragedia. Ma quelli, più furbi di lui, hanno ringraziato dandogli la mano. Anche perché  loro, i grandi, hanno così tanti peli sullo stomaco che della tragedia dell’Aquila hanno solo un vago ricordo. Noi molisani, che non abitiamo molto lontano, sappiamo che le cose non vanno per il verso giusto solo per il fatto che ci siamo incappati prima di loro, non perché i giornali ci informano. È diventato un rito, un film già visto.

Alla fine del primo anno si protesterà per la proroga dell’esenzione dei tributi e contributi a favore delle aree del cratere il quale se non viene individuato per legge, riesce ad estendersi all’intera Regione, Iorio docet. Poi ci si batterà per la proroga dello stato di emergenza che favorisce solo chi gestisce la ricostruzione e non i terremotati, espropriati dal diritto di decidere del proprio futuro, tanto ci pensa un Commissario, da solo. Successivamente si volerà più in  alto e  ci si batterà per la difesa dell’autonomia regionale e per il rispetto del titolo V della Costituzione che si traduce poi nel passaggio dei poteri dal Capo del dipartimento della Protezione Civile al Presidente della Regione. A questo punto il gioco è fatto, l’emergenza verrà prorogata anno dopo anno anche quando i provvedimenti urgenti sono sorpassati dal tempo. Al Presidente della Regione saranno delegati dal Governo poteri che sono inibiti  anche al Presidente del Consiglio che li conferisce e da quel momento qualsiasi controllo diventerà impossibile fino a quando non cesserà l’emergenza. Il cavallo di battaglia del Commissario delegato sarà a quel punto la ripresa produttiva dell’area colpita dall’evento dove un mare di euro saranno assegnati sulla base di criteri decisi unicamente da lui senza alcun potere di controllo né del Governo né del Consiglio Regionale espropriato dal diritto, costituzionale di decidere del futuro economico della propria regione. Ed infine, dopo qualche anno, quando verranno a mancare le risorse finanziarie perché l’evento sarà sparito dai media, il presidente Commissario si inventerà qualche trovata del tipo indicato sopra: il definanziamento di  interventi pubblici non attivati. Si tratta sempre degli stessi soldi che vengono spostati da una parte all’altra lasciando inalterato il risultato. In più occasioni il sottosegretario Bertolaso, con molta onestà, ha ribadito il concetto che, per completare il percorso della ricostruzione dalla microzonazione del territorio alla ricostruzione degli immobili danneggiati occorrono sei anni. Se queste cose le dice Bertolaso non abbiamo motivo per non credergli ma ci chiediamo: perché dopo sette anni il Commissario Iorio oltre alla bella pensata del definanziamento  chiede ancora la proroga dello stato di emergenza per il Molise? ☺

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