le comiche
31 Maggio 2010 Share

le comiche

 

Quando si parla di terremoto si tocca un nervo scoperto della politica, sia che si parli dell’Aquila o anche di San Giuliano di Puglia. Eppure, il Presidente Berlusconi, ogni volta che si verifica una catastrofe, meglio se grave, si piazza davanti alle telecamere, tutte sue, e, insieme al fido Bertolaso, non lascia il campo fino a quando non promette mari e monti agli ignari malcapitati. A San Giuliano di Puglia, a sangue caldo, promise di ricostruire il paesino in 24 mesi; in realtà ce ne sono voluti quasi cento di mesi. In Abruzzo fece altrettanto e questa volta, pur di mantenere la promessa, ha speso, per costruire cinquemila abitazioni provvisorie, due terzi in più di quanto si sarebbe speso per le  abitazioni definitive. Ogni volta, lo straordinario effetto mediatico assicura al Premier sia il premio della critica che quello del  pubblico. Infatti, il pubblico delle TV è convinto che  tutti gli abruzzesi terremotati sono stati sistemati nelle “comode” case della protezione civile, quando invece la realtà è molto diversa. Se qualcuno, per girare un film diverso da quello che passa il convento, si permette  di andare a verificare l’azione di governo e lo fa sul posto, con le sue  telecamere, e non con quelle del Presidente del Consiglio, finisce che il Ministro della noncultura, il soave Bondi, si incazza e straparla di propaganda antinazionale. Come se quella fatta dal suo capo, oltre che dai suoi colleghi ministri, i quali inconsapevolmente diventano proprietari di lussuose abitazioni, fosse invece propaganda che giova all’immagine del nostro paese.

Le prese di posizione dell’On.le Bondi che si è rifiutato di andare a Cannes, al festival del Cinema, ci espongono alla commiserazione dell’Europa intelligente, sentimento che non si rivolge al solo Ministro ma a tutti gli Italiani che affidano i loro beni culturali ad un improbabile intellettuale. Un ministro che pretende di dare i voti alle opere d’arte e ai loro autori è bene che si occupi d’altro. Il divino Bondi, invece di scrivere versi, farebbe bene ad andare a L’Aquila a spalare le macerie che ancora ingombrano le strade della città.

Ma veniamo al tema che più ci riguarda: il terremoto del Molise; e facciamo il punto della situazione. Da oltre un anno, oltre alle chiacchiere del Commissario e del sub, i lavori di ricostruzione o sono fermi per mancanza di liquidità o addirittura non partono perché, dal 2008, il Governo nazionale non eroga neanche un euro a favore dei terremotati del Molise. Il presidente Iorio, per non rimanere inoperoso, si è inventato il “definanziamento”, termine magico per  recuperare fondi da opere non ancora appaltate e destinarli ad altri interventi ancora da appaltare; con il solo risultato di allontanare ancora di più i tempi della ricostruzione. Ma, come dicono i napoletani, in queste circostanze: “facimmo ammuina”, e  per tenere sempre viva l’attenzione dei tecnici progettisti, fa sapere loro che i progetti che attendono solo di essere finanziati vanno invece rivisti, noi diciamo rifatti, in quanto nel frattempo è intervenuta una nuova normativa che non consente il loro finanziamento. Se fino ad oggi, a detta della Protezione Civile, la causa della lentezza nella ricostruzione era da ricercarsi nella deficiente azione dei sindaci, inadeguati a gestire situazioni così complesse, ora la causa del ritardo nella ricostruzione va ricercata nella inadeguatezza dei tecnici. In ogni caso, la struttura Commissariale è immune da ogni responsabilità.

Il fatto singolare è che né i sindaci prima, né i tecnici oggi, si sono mai ribellati a questa lettura della vicenda. Ora, se l’interpretazione sulle responsabilità è corretta, sarebbe il caso che sia i sindaci che i tecnici venissero sostituiti, anche perché gli strumenti per farlo esistono, ma non sono stati mai utilizzati. Oppure questa lettura dei fatti non è esatta, come noi da tempo sosteniamo, senza per questo giustificare l’assurdo silenzio di chi, accusato ingiustamente, non si ribella, e, in questo caso, sarebbe bene avocare la gestione della ricostruzione direttamente al Dipartimento di Protezione Civile, così come suggerisce anche la sezione di controllo della Corte dei Conti di Campobasso.

In ogni caso, c’è un’altra storia da raccontare. Una storia che potrebbe riportarci al centro del grande scandalo della Protezione Civile: quali imprese edili hanno lavorato in questi otto anni a San Giuliano di Puglia e nell’intero cratere? Anche in quell’occasione, gli sciacalli nazionali hanno festeggiato l’arrivo dei soldi di Bertolaso? Chi inconsapevolmente è diventato proprietario di lussuosi appartamenti? Possibile che nessuno in Molise avesse esperienza per assumere l’incarico di Soggetto Attuatore a San Giuliano di Puglia? Quello che gli inquirenti hanno definito il partito della ricostruzione è stato mai indagato? ☺

 

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