legalità e lavoro
21 Marzo 2010 Share

legalità e lavoro

 

Le Chiese metodiste e valdesi del Mezzogiorno (Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia) hanno dedicato la Domenica 15 marzo quale “Domenica della legalità” organizzando diverse manifestazioni pubbliche a Taranto, Cerignola, Napoli, Palermo. Si è trattato di vere e proprie iniziative per parlare alla città e per costruire, insieme con vari soggetti sociali, un nuovo cammino affinché la legalità e la giustizia siano sempre più costruzione di democrazia e di libertà.

Perché questo particolare argomento è stato ed è tuttora al centro dell’azione pubblica di piccole chiese protestanti meridionali?

Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi del 2008, aveva deliberato il seguente atto che riportiamo in sintesi: … Il Sinodo invita le chiese a concentrare la propria attenzione:

1. sull’impegno per la difesa della Costituzione e dei suoi valori “non negoziabili”, in quanto espressione di un sempre valido patto di convivenza civile e socialità solidale, nel quale soltanto può essere vissuta un’esistenza autenticamente libera e responsabile;

2. sul tema dell’educazione di bambini e giovani, cercando di collegare tutti i soggetti coinvolti in uno sforzo comune al fine di “strappare una generazione” alla rassegnazione, al pessimismo, all’indifferenza, all’ignoranza, all’omolo- gazione ai modelli dominanti, promuovendo percorsi educativi che guardino ad un individuo “cosciente di sé, adulto, capace di scegliere in modo critico, di sottrarsi alle gabbie sociali e culturali, di assumersi responsabilità individuali, libero da indottrinamenti, solidale, curioso delle differenze” (dal documento del Sinodo 1997 “I Protestanti e la scuola italiana”);

3. sul tema del lavoro, nella sua dimensione vocazionale e di strumento essenziale di partecipazione sociale e garanzia di dignità ed autonomia dell’individuo.

4. sul tema dell’immigrazione impegnandosi in una presenza attiva di resistenza e denuncia, collegandosi con tutti i soggetti che nella società sono impegnati nel perseguimento di obiettivi coerenti con la predicazione dell’Evangelo. “Non sfruttate né opprimete lo straniero, perché voi stessi siete stati stranieri in Egitto” (Esodo 22, 20).

Così le chiese meridionali hanno cercato di guardare alla città nella quale vivono e, di fronte ad una situazione nazionale preoccupante, hanno posto in evidenza segni di profonda crisi, quali: crisi di un patto sociale di cittadinanza condiviso dalle diverse espressioni culturali, politiche, religiose, etniche e di genere; crisi della legalità, dovuta sia alla criminalità organizzata diffusa, sia all’incapacità dei singoli cittadini di assumersi responsabilità personali nella gestione del bene comune; crisi sociale per il diffondersi di sentimenti razzisti e violenti contro le diversità.

Tutto poteva concludersi con delle belle dichiarazioni o con comunicati stampa. Invece, e questo non per la prima volta, ricordando la storia della vita dei protestanti meridionali, quelle chiese hanno individuato un nuovo ambito per un’azione pubblica coinvolgente i cittadini e non solo i credenti: la legalità e la sua difesa.

Ad esempio a Cerignola, in collaborazione con la CGIL e l’Associazione Casa Di Vittorio, si è svolto un pubblico incontro sul tema: Legalità e lavoro: i senza volto. Si è anche proiettato un breve documentario dell’ IISS “A.Righi” dal titolo: Le storie interrotte di John e Gebra nella terra di Di Vittorio, ove si pongono in risalto le condizioni disumane dei lavoratori braccianti immigrati proprio nella terra che ha visto le lotte contadine del sindacalista Di Vittorio.

In questo la legalità diviene sempre più un problema di giustizia sociale e non solo di difesa dei diritti; riguarda la dignità dei lavoratori immigrati e non la tutela dei privilegi; coinvolge il diritto di cittadinanza e non semplicemente atti repressivi.

A conclusione qualcuno potrebbe porsi una serie di domande leggendo queste note. Ad esempio: perché le chiese protestanti vogliono essere protagoniste di un nuovo riscatto sociale della gente del Sud? Possono veramente queste minuscole comunità cristiane incidere sul terreno impenetrabile di tante ingiustizie e illegalità diffuse?

Riteniamo che da un lato non vi sia la smania di protagonismo, ma semplicemente di essere proprio come cristiani testimoni nel mondo di una giustizia che è dell’Evangelo affinché la società possa ritrovare la via della libertà e della pace. Forse le iniziative che si sono svolte nella Domenica 15 marzo come altre programmate nei prossimi mesi, riusciranno solo a scalfire il duro terreno dell’illegalità del nostro paese, ma in quelle “scalfitture” sarà posto un seme, la voce dell’Evangelo il quale darà il suo frutto nel tempo opportuno. ☺

g.anziani@libero.it

 

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