Idiota è parola greca e significa “persona carente di interesse civico e della capacità di essere cittadino”. Sono gli incompetenti sociali, i malformati civicamente, coloro che non distinguono un discorso politico dalla demagogia dell’oratoria. Non riconoscono quali sono i valori da condividere e quali quelli da rifiutare: parassiti insomma, che rincorrono uno strano ideale di perfezione: quello che invece di procurare loro la libertà li rende dipendenti dal controllo e dalla performance.
Il controllo li rinserra nella sfera del privato e serve loro per garantirsi una “giusta” immagine, emozioni appropriate, modo accettabile di parlare e di comunicare. Essere impegnati a curare il proprio sé e a tenere a bada le reazioni degli altri evita loro di essere relegati nella categoria dei cosiddetti “perdenti”.
La performance è l’altro elemento che li condiziona soprattutto nella sfera pubblica: in azienda, in ufficio, a scuola, li vede misurarsi con la capacità di superare i propri limiti, di competere con gli altri, per evitare critiche e giudizi negativi.
Nella caciara intronata e intronante del bel paese l’equilibrio tra sfera privata e sfera pubblica è saltato e la crisi che ci attraversa ne è la dimostrazione. Perché si fonda sul benessere individuale di pochi al prezzo dell’asservimento e della miseria di molti.
Dovrebbero chiedersi, questi idioti: “Che cosa è più importante: la libertà da o la libertà di?”. È più importante rincorrere solitariamente e a tutti i costi la realizzazione dei propri desideri o rivendicare insieme ad altri le condizioni necessarie per poter pensare, dire, costruire il futuro?
Dimentichi che la condizione umana è caratterizzata dalla finitezza, dalla dipendenza dall’altro e intrappolati nella gabbia della loro “perfezione” preferiscono invece continuare a rincorrere un effimero benessere individuale e non assolvere i compiti e le attribuzioni richiesti a cittadini consapevoli e maturi.
Preferiscono vivere catapultati in stereotipi e ossessioni che li imprigionano; si proclamano liberi pur in mezzo a mille freni e inibizioni; e quel che preoccupa di più è che, massimizzando i loro interessi, negano quelli degli altri. ☺
annama.mastropietro@tiscali.it
Idiota è parola greca e significa “persona carente di interesse civico e della capacità di essere cittadino”. Sono gli incompetenti sociali, i malformati civicamente, coloro che non distinguono un discorso politico dalla demagogia dell’oratoria. Non riconoscono quali sono i valori da condividere e quali quelli da rifiutare: parassiti insomma, che rincorrono uno strano ideale di perfezione: quello che invece di procurare loro la libertà li rende dipendenti dal controllo e dalla performance.
Il controllo li rinserra nella sfera del privato e serve loro per garantirsi una “giusta” immagine, emozioni appropriate, modo accettabile di parlare e di comunicare. Essere impegnati a curare il proprio sé e a tenere a bada le reazioni degli altri evita loro di essere relegati nella categoria dei cosiddetti “perdenti”.
La performance è l’altro elemento che li condiziona soprattutto nella sfera pubblica: in azienda, in ufficio, a scuola, li vede misurarsi con la capacità di superare i propri limiti, di competere con gli altri, per evitare critiche e giudizi negativi.
Nella caciara intronata e intronante del bel paese l’equilibrio tra sfera privata e sfera pubblica è saltato e la crisi che ci attraversa ne è la dimostrazione. Perché si fonda sul benessere individuale di pochi al prezzo dell’asservimento e della miseria di molti.
Dovrebbero chiedersi, questi idioti: “Che cosa è più importante: la libertà da o la libertà di?”. È più importante rincorrere solitariamente e a tutti i costi la realizzazione dei propri desideri o rivendicare insieme ad altri le condizioni necessarie per poter pensare, dire, costruire il futuro?
Dimentichi che la condizione umana è caratterizzata dalla finitezza, dalla dipendenza dall’altro e intrappolati nella gabbia della loro “perfezione” preferiscono invece continuare a rincorrere un effimero benessere individuale e non assolvere i compiti e le attribuzioni richiesti a cittadini consapevoli e maturi.
Preferiscono vivere catapultati in stereotipi e ossessioni che li imprigionano; si proclamano liberi pur in mezzo a mille freni e inibizioni; e quel che preoccupa di più è che, massimizzando i loro interessi, negano quelli degli altri. ☺
Idiota è parola greca e significa “persona carente di interesse civico e della capacità di essere cittadino”. Sono gli incompetenti sociali, i malformati civicamente, coloro che non distinguono un discorso politico dalla demagogia dell’oratoria. Non riconoscono quali sono i valori da condividere e quali quelli da rifiutare: parassiti insomma, che rincorrono uno strano ideale di perfezione: quello che invece di procurare loro la libertà li rende dipendenti dal controllo e dalla performance.
Il controllo li rinserra nella sfera del privato e serve loro per garantirsi una “giusta” immagine, emozioni appropriate, modo accettabile di parlare e di comunicare. Essere impegnati a curare il proprio sé e a tenere a bada le reazioni degli altri evita loro di essere relegati nella categoria dei cosiddetti “perdenti”.
La performance è l’altro elemento che li condiziona soprattutto nella sfera pubblica: in azienda, in ufficio, a scuola, li vede misurarsi con la capacità di superare i propri limiti, di competere con gli altri, per evitare critiche e giudizi negativi.
Nella caciara intronata e intronante del bel paese l’equilibrio tra sfera privata e sfera pubblica è saltato e la crisi che ci attraversa ne è la dimostrazione. Perché si fonda sul benessere individuale di pochi al prezzo dell’asservimento e della miseria di molti.
Dovrebbero chiedersi, questi idioti: “Che cosa è più importante: la libertà da o la libertà di?”. È più importante rincorrere solitariamente e a tutti i costi la realizzazione dei propri desideri o rivendicare insieme ad altri le condizioni necessarie per poter pensare, dire, costruire il futuro?
Dimentichi che la condizione umana è caratterizzata dalla finitezza, dalla dipendenza dall’altro e intrappolati nella gabbia della loro “perfezione” preferiscono invece continuare a rincorrere un effimero benessere individuale e non assolvere i compiti e le attribuzioni richiesti a cittadini consapevoli e maturi.
Preferiscono vivere catapultati in stereotipi e ossessioni che li imprigionano; si proclamano liberi pur in mezzo a mille freni e inibizioni; e quel che preoccupa di più è che, massimizzando i loro interessi, negano quelli degli altri. ☺
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