Luoghi comuni
29 Aprile 2017
La Fonte (351 articles)
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Luoghi comuni

I migranti ci portano le malattie, ci invadono e li trattiamo pure meglio degli italiani. Quante volte sentiamo riecheggiare questi ed altri slogan nei nostri uffici, nelle piazze, nelle case di amici (o nostre?), sui giornali, almeno alcuni? E quante volte noi insegnanti li vediamo stampati sui visi smarriti dei nostri alunni che ne sentono parlare a tavola e ripetono fedelmente ciò che pensano i genitori?
Rabbia, qualunquismo, diffidenza si alimentano pericolosamente così, da troppo tempo in Italia. Ed è per questo che la ong Medici Senza Frontiere ha preparato e fatto circolare, nell’ambito della campagna #Milionidipassi, dieci “antislogan” che smentiscono altrettante leggende sui migranti. Un ottimo punto di partenza (da utilizzare attraverso le proposte didattiche più varie e graduate, da brevi drammatizzazioni a ricerche di gruppo guidate, da incontri con associazioni sul territorio a esame di video e testimonianze… La scelta è troppo ampia per darne conto) per una o più lezioni di approfondimento e di sana “destabi- lizzazione” sul tema.
Vediamoli velocemente da vicino uno per uno.
1) Ci portano le malattie.
Falso. Nel corso di oltre dieci anni di attività sanitaria in Italia, Msf non ha registrato un solo caso in cui la presenza di un immigrato sul territorio sia stata causa di un’emergenza di salute pubblica.
2) Li trattiamo meglio degli italiani.
I famosi 35 euro al giorno dati ai migranti sono una colossale bufala frutto di una colpevole disinformazione. Essi vanno in realtà agli enti che gestiscono l’accoglienza, mentre all’immigrato vengono corrisposti solo 2,5 euro. Inoltre il sistema di accoglienza italiano è largamente insufficiente se si pensa che più del 70% dei richiedenti asilo sono in strutture straordinarie mentre 10.000 vivono in siti di fortuna.
3) Aiutiamoli a casa loro.
Comodo ma tendenzioso. È chiaro che obiettivo della comunità internazionale dev’essere l’eliminazione della fame e delle guerre, ma le azioni per ora sono del tutto insufficienti e non bastano a fermare guerre, violenze e povertà, che fanno scappare tanti migranti dalle loro terre devastate.
4) Hanno pure lo smartphone!
E vi immaginate di non averlo quando si è costretti ad intraprendere un viaggio così lungo e pericoloso da essere, forse, l’ultimo? E per molti lo è. Per i migranti, un cellulare non è uno status-Symbol come per i nostri benestanti giovanotti, bensì un bene di prima necessità col quale stare in contatto coi familiari lontani e condividere informazioni su rotte, mappe, frontiere, pericoli, blocchi.
5) Vengono tutti in Italia, sbarcano a migliaia ogni giorno, sono troppi!
Il 6% di 65 milioni di profughi mondiali è troppo? Tanti sono quelli che sbarcano in Europa. E se fosse la percezione di un’ invasione volutamente proposta dai media attraverso immagini, servizi martellanti, notizie ad hoc? E se fosse che guardiamo solo il tg senza leggere mai un rigo di approfondimento alternativo alle fonti ufficiali? Quanto senso critico si potrebbe suscitare nei ragazzi attraverso un punto del genere…
6) Sono tutti uomini, giovani e forti.
Falso. Nel 2015, ad esempio, secondo l’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), il 17% dei migranti sbarcati in Italia, Grecia e Spagna è rappresentato da donne, e il 25% da bambini.
7) Ci rubano il lavoro.
Ma quale lavoro? Quello che non vogliamo più? Secondo il Ministero del Lavoro, solo l’1,3% dei nostri laureati accetta un lavoro simile a quelli svolti dai migranti, ossia un lavoro manuale non qualificato, percentuale che tra gli immigrati laureati sale all’8,4%. Per di più, secondo l’Inps ogni anno gli immigrati versano nelle casse 8 miliardi di contributi, ne ricevono 3 in pensioni e altre prestazioni… e fatevi un po’ i conti: 5 miliardi netti netti di saldo.
8) Non scappano mica dalla guerra.
Vero, ma non hanno meno diritto a scappare e ad essere accolti, visto che i motivi che spingono i migranti a fuggire dalla propria terra sono correlati tra loro: guerre vere e proprie (Siria, Iraq, Nigeria, Afghanistan, Sud Sudan, Yemen, Somalia), instabilità politica e militare (Mali), regimi oppressivi (Eritrea, Gambia), violenze (Lago Chad), povertà estrema (Senegal, Costa d’Avorio, Tunisia).
9) Tra loro sbarcano anche i terroristi.
Falso. La maggior parte degli affiliati ai gruppi terroristici coinvolti negli attentati in Europa non è sbarcata affatto, perché si tratta di cittadini europei presenti sul territorio da anni e anni, perfettamente integrati, inseriti nei nostri pub e clienti dei nostri centri commerciali.
10) Insomma… sono pericolosi e basta.
Falso. Sono più vulnerabili che pericolosi. Come ogni giovane esposto all’emarginazione e al degrado, possono cadere più facilmente nella criminalità. Ma questo accade anche alle nostre babygang, nelle nostre periferie, nei quartieri più difficili di una qualunque città italiana. Se poi sono molti i detenuti stranieri nelle carceri italiane (34%), ciò è dovuto a fattori precisi. Per esempio, a parità di reato gli stranieri sono sottoposti a misure carcerarie preventive o a controlli molto più spesso degli italiani.
Quanti nostri studenti lo sanno?
Un bel decalogo. C’è di che lavorare.

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