L’uomo con i trucioli di legno
29 Aprile 2017
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L’uomo con i trucioli di legno

Lontano nel tempo, dove la realtà dà spazio ai sogni, conobbi un costruttore di strumenti musicali. I suoi capelli erano come dei trucioli di legno, i suoi occhi, dai contorni definiti, erano verde-nero come il petrolio e tra dei tasti bianchi di un pianoforte rosa, c’era nascosta una risata sonora. Negli occhi si leggeva la voglia di far volare sulle note tutte le persone. Aveva una chitarra a tracolla e mani callose pronte a creare nuove idee.
Chiedevo, a chiunque, da quanto tempo fosse lì e tutti mi rispondevano, che a quanto ne sapevano, era lì da sempre ad ascoltare tutti i suoi ospiti, a regalare sogni a chi fosse pronto ad accoglierli. Ognuno portava la propria idea. Lui ascoltava in silenzio quello che avevano da dire e dopo tante parole, se pensava che l’idea valesse la pena, interrompeva l’interlocutore con il suono della sua chitarra e suonava il suo giudizio.
Tanta gente prima di me stretta in una fila: sognatori, contestatori, donne, uomini, bambini; tutti con la voglia di avere uno strumento costruito da lui.
Quando lo conobbi era una fresca sera d’estate, nel cielo brillava una luna sorridente, eravamo in un giardino, il suo giardino, la sua casa. Vecchie panchine di un colore che ricordava la terra bagnata erano il salotto. Lui era seduto lì e mentre accordava la chitarra mi sorrise e incominciò a parlare di tutta la gente di passaggio. Mi raccontò di un uomo alto, con gli occhi grandi, di quanto parlarono. Disse che lo sentì a lungo, sentì tutto quello che aveva da dire e alla fine del discorso gli disse: “Per te costruirò un flauto, incanterai tutti e poi ti seguiranno”. Nel mondo si parlò delle note emesse da quel flauto, di come quell’uomo riuscì a salvare un’intera città dalla minaccia dei topi.
Un’ altra storia che mi raccontò mi incuriosì tanto. Cominciò a raccontare di un giovane ragazzo, un po’ duro di orecchie, ma capace di scrivere della musica meravigliosa. Lo guardò con i suoi occhi profondi e poi gli disse: “Per te costruirò un pianoforte con la coda, lo dovrai portare per il mondo suonando la musica che scrivi”. Il ragazzo se ne andò e ben presto tutti conobbero la sua musica e come un canto delle sirene stregò la gente che andava per il mondo.
Aggiunse che sognava di costruire lo strumento più bello. Così venne il mio turno, cominciai a parlare, a declamare le mie poesie, mi sentì a lungo, mi accompagnò e poi mi disse che sono un sognatore e per questo volle farmi un regalo. Mi regalò una cetra, disse che era uno strumento adatto a me, alle mie corde. Inoltre mi disse di ascoltarmi così avrei apprezzato il suono della cetra e la forza delle parole.
Mi salutò e mi disse continua a sognare e sognando si congedò da me.
Leone Antenone detto Scartaccia

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