l’uomo massa
31 Maggio 2010 Share

l’uomo massa

 

Se avete una mela a portata di mano, tagliatela a metà. Applicate poi questa semplice operazione, reale e visibile, alla capacità discriminante del pensiero che di continuo, e dinanzi ad ogni cosa che ricade sotto i sensi, ordina, classifica, gerarchizza, il più delle volte spacca in due. Di conseguenza “felicità” (la prima metà della mela) chiama in causa il suo opposto, “infelicità” (l’altra metà del frutto); povertà si oppone a ricchezza, bianco a nero, onestà a disonestà.

Accade così da oltre duemilacinquecento anni, dal momento in cui cioè l’elaborazione del pensiero ha raggiunto in Grecia la massima espressione. È la filosofia greca ad elaborare le prime grandi categorie, è la cultura latina ad appropriarsene; il cristianesimo le rifonda, il medioevo ne privilegia alcune, il rinascimento altre; si avvicendano il trionfo della ragione, poi quello del sentimento; questi ultimi due talvolta si incontrano, talaltra procedono spaiati. Ed ecco nascono l’industria e la macchina; ad esse si affianca la crisi della coscienza; seguono la barbarie e lo sterminio. Ma tenacemente e fortemente voluta giunge la rinascita.

Poi l’uomo massa. Europeo, s’intende!

L’uomo massa ha la capacità di ricordare con pedantesca efficienza tutto quanto sia umanamente inutile, assomigliando la sua testa ad un cestino di carta straccia. Ricorda le canzonette in voga impostegli dall’industria discografica, tutte le trasmissioni radiofoniche o televisive, i conteggi dei punti delle squadre sportive, i caratteri distintivi dei vari tipi di automobili. L’uomo massa fa a se stesso ciò che un tempo i tiranni facevano ai loro sudditi; reprime sistematicamente nella sua memoria il ricordo di tutto ciò che possa avere un interesse umano. La sua memoria seleziona sì, ma per respingere tutto quanto gli parla dei sentimenti e dei pensieri dell’uomo.

Non sa, l’uomo massa, che l’Occidente, signore della tecnologia, ha conoscenze molto elementari sull’utilizzazione e sulle risorse di quella macchina sofisticata e complicata che è il Pensiero. Sa unicamente, dall’alto del suo scranno, fare cattivo uso del Pensiero. Preferisce adottare il pregiudizio e credere in una realtà spaccata in due: nero – bianco. Non distingue ancora tutti i colori dell’iride!

Senza essere apocalittici intravediamo segni di pericolosa decadenza: lo smodato interesse privato la fa da padrone, ma potrebbe finanche essere accettato se non danneggiasse l’utile collettivo. Importa sì ma non eccessivamente che un ministro della Repubblica abbia desiderato una casa con vista sul Colosseo; quello che preoccupa è l’idea cui il Colosseo rimanda: uno stadio dove si effettuavano non le partite di calcio del giorno d’oggi, ma spettacoli  circensi, così li chiamavano i latini, opportunamente ideati per incanalare l’aggressività del popolo sul martire di turno.

Si potrebbero fornire esempi a iosa. Ad ognuno la possibilità di superare le dicotomie e le contrapposizioni e accettare la sfida di esercitare il Pensiero. Perché sono certamente più di due le variabili che concorrono a definire una situazione. ☺

annama.mastropietro@tiscali.it

 

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